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Una delle sedi Evergrande

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Il colosso immobiliare della Cina, Evergrande, il più indebitato al mondo, presenta a New York istanza di protezione nei confronti dei creditori

Si moltiplicano i fronti delle difficoltà per l’economia cinese. Se in Europa la locomotiva della crescita, la Germania, è nuovamente in panne, il gigante asiatico, oltre a essere in forte rallentamento, presenta problemi strutturali non secondari. Negli ultimi giorni la banca centrale cinese è dovuta intervenire a sostegno del renminbi, le autorità di regolamentazione dei mercati finanziari hanno annunciato misure per ravvivare gli scambi, che negli ultimi mesi hanno visto perdite sia sul fronte azionario che obbligazionario.

CRISI EVERGRANDE, LE MOSSE DELLA BANCA CENTRALE DELLA CINA

Il contesto macroeconomico è tra i peggiori degli ultimi decenni per la Cina. Domanda internazionale debole, quindi flessione dell’export, deflazione ormai ufficializzata dai numeri. Domanda interna debolissima e ancora in debito d’ossigeno dopo che le restrizioni draconiane ai movimenti e all’attività economica per combattere il Covid sono state abbandonate solo tra la fine del 2022 e l’inizio di quest’anno. Il tutto, sotto il segno di una prospettiva di crescita del Pil (+5,5%, indicato dal premier Li Qiang) tra le più basse degli ultimi decenni e che allo stato attuale resta un obiettivo difficilmente ottenibile.

Venerdì le autorità economiche cinesi sono state impegnate su un doppio fronte. Uno valutario, a sostegno dello yuan per impedirne un deprezzamento eccessivo, e uno regolamentare, al fine di rafforzare la fiducia degli investitori internazionali nei confronti dei titoli cinesi. La Banca centrale ha fissato venerdì un livello di riferimento medio del cambio, rispetto al quale la valuta può oscillare tra il + e il – 2%, a 7,2006 renminbi per dollaro. Un sondaggio tra analisti condotto da Bloomberg indicava un valore di riferimento di 7,3047, la differenza più ampia riscontrata rispetto alle indicazioni della Banca centrale cinese dal 2018, da quando viene condotto il sondaggio tra gli analisti.

A deprimere il corso dello yuan c’è stata la decisione, presa martedì, sempre dall’istituto centrale di emissione, di ridurre ulteriormente i tassi di riferimento per ridare fiato all’economia. Le autorità monetarie di Pechino percorrono quindi una linea molto sottile tra volontà di sostenere la domanda tramite un allentamento e la determinazione a contrastare il deprezzamento della valuta, a sua volta causato da una sensibile fuoriuscita di capitali dagli asset azionari e obbligazionari denominati in renminbi.

IL CASO EVERGRANDE SCUOTE LA CINA

Più o meno nello stesse ore toccava scendere in campo all’autorità di regolamentazione dei mercati finanziari (Csrc) con una serie di misure per migliorare l’attrattività delle piazze finanziarie cinesi. Innanzitutto proponendo un’estensione degli orari di contrattazione, poi una riduzione delle commissioni pagate dai broker per le transazioni e, infine, degli incentivi per il buyback azionario da parte delle società quotate.

In economia, come in finanza, sono tutte operazioni di puntellamento che rivelano una fragilità di fondo del sistema e una vulnerabilità soprattutto nei confronti delle varie bolle speculative che rischiano di scoppiare da un momento all’altro, come peraltro è già successo nell’immobiliare.

A questo proposito ieri Evergrande, colosso del settore già in default, ha presentato a New York istanza di protezione nei confronti dei creditori sulla base del chapter 15 che regola le insolvenze societarie negli Stati Uniti e le procedure di ristrutturazione del debito.

COS’È È EVERGRANDE

Evergrande è lo sviluppatore immobiliare più indebitato al mondo, con passività che secondo Bloomberg ammonterebbero a 340 miliardi di dollari. Soltanto il mese scorso ha rilevato perdite per 81 miliardi di dollari relative al periodo 2021 e 2022. Perdite che hanno evidenziato l’insostenibilità del proprio modello economico, fondato sul pagamento anticipato da parte della clientela per immobili non ancora realizzati.
Il gruppo andò in default sul debito denominato in dollari nel 2021, innescando la profonda crisi di un settore che normalmente rappresenta un quarto dell’attività economica cinese. Non è mancato l’effetto domino e di recente anche Country Garden, il più grande sviluppatore immobiliare privato della Cina, non ha rispettato gli impegni di pagamento su scadenze debitorie nei confronti di investitori internazionali.

CRISI STRUTTURALE

La tensione costante sul mercato immobiliare, dove i prezzi delle case continuano a scendere, rende più difficile il lavoro delle autorità economiche e monetarie cinesi, fin qui restie a fornire un consistente pacchetto di aiuti, incentivi e stimoli, come hanno fatto, per esempio, gli Stati Uniti, prima con Trump e poi con Biden.

Finora la Cina ha immesso liquidità, ridotto i tassi d’interesse di riferimento, si è insomma più preoccupata di sostenere l’offerta. Decisamente meno è stato fatto per la domanda che anzi, durante il lockdown draconiano da cui il Paese è uscito relativamente da poco rispetto al resto del mondo, è stata compressa ulteriormente. Ai tempi della crisi finanziaria ed economica globale, nel 2008, Pechino rispose con un programma di stimoli da 4mila miliardi di yuan, equivalenti a 560 miliardi di dollari.

Si può dunque parlare di una crisi strutturale che cozza contro le ambizioni di leadership globale, anche economica, del leader Xi Jinping, ed è esacerbata da una dinamica demografica negativa e un forte livello (ormai al 20%) della disoccupazione giovanile, indicatore economico che le autorità di Pechino hanno scelto di non pubblicare più per non alimentare un malcontento potenzialmente pericoloso per la stabilità sociale (e del regime stesso).

PIL, SORPASSO SUGLI USA RINVIATO

Sembrano quindi lontanissimi i tempi in cui sembrava dietro l’angolo il sorpasso economico della Cina nei confronti degli Usa. L’orizzonte del prossimo decennio, come epoca del sorpasso, si è allungato con una certa rapidità negli ultimi mesi. L’anno scorso Pechino ha registrato una crescita del 3,8% e non si sa se quest’anno riuscirà a cogliere l’obiettivo del 5,5%. A diventare sempre più difficile è inoltre l’obiettivo, sempre di Xi, di conseguire risultati più qualitativi che quantitativi, come la leadership tecnologica e nella transizione energetica, la riduzione dell’indebitamento del settore immobiliare e degli enti locali. Tali sono le dimensioni dell’economia cinese, che la quantità resta un funzione importante della qualità.

Secondo molti osservatori, prima o poi Xi dovrà formalizzare un grande piano di sostegno e stimolo all’economia che dovrà trovare un equilibrio difficile e precario tra sostegno alla domanda e incentivo involontario alla nascita di nuove bolle speculative. Se non lo farà è perché non può e non vuole ammettere pubblicamente che la crisi dell’economia cinese è profonda.


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