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Yevgeny Prigozhin

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Yevgeny Prigozhin ferma la sua rivolta e torna indietro, da decifrare gli effetti della marcia sull’esercito mai controllato appieno da Putin

La situazione in Russia è a dir poco complessa, quasi indecifrabile. Apparentemente assistiamo solo alla rivolta di un capo mercenario, Yevgeny Prigozhin, e della sua milizia contro il Presidente russo e tutte le forze armate e di sicurezza poste ai suoi ordini. Se tutto fosse così semplice non ci sarebbe storia e staremmo assistendo al canto del cigno di Yevgeny Prigozhin, l’ex cuoco divenuto capitano di ventura, destinato ad essere presto schiacciato.

Tuttavia, contro ogni logica, l’offensiva dei miliziani della Wagner ha avuto successo contro la principale base di comando militare russo a Rostov ed ora avanza rapidamente in direzione di Mosca, senza grandi ostacoli. Poi, dopo la mediazione di Lukashenko, la decisione di tornare indietro a 200 km da Mosca. «Evitiamo un bagno di sangue». Il problema è probabilmente da ricercare nella complessa struttura del potere in Russia. Vladimir Putin è certamente a capo di tutto, ma non controlla pienamente la sua complessa organizzazione.

Soprattutto non controlla i militari che, da sempre, si sono organizzati come uno stato a parte, fedele al Cremlino, ma anche largamente autonomo dalle sue ingerenze. Putin ha cercato a lungo di accrescere il suo controllo sui militari, almeno da quando il ministro della difesa da lui nominato, Igor Ivanov, cercò di imporre una serie di riforme volte a questo scopo, senza però riuscire a portarle a termine.

LA NOMINA DI UN NUOVO MINISTRO DELLA DIFESA

Dopo il fallimento di Ivanov, Putin ha nominato un altro ministro della difesa estraneo alla catena di comando militare, Sergei Shoigu, apparentemente però senza maggior successo. In realtà le uniche forze su cui Putin ha un controllo diretto sono quelle della Guardia Nazionale, comandate attualmente dalla sua ex guardia del corpo, Viktor Zolotov. Ora affermano di volersi schierare con Putin anche le milizie cecene ( che fino a ieri collaboravano con la Wagner), ma non sappiamo quale sia il prezzo di un tale appoggio né la sua reale portata.

Anche perché la Wagner e Prigozhin non sono solo creature di Putin, ma sono nate all’interno del sistema militare russo, ed in particolare del servizio segreto militare, il GRU. Ieri è stato fatto circolare un video di Prigozhin che scambiava opinioni a Rostov con alcuni generali russi, come se nulla fosse. Il più significativo di quei generali era Vladimir Alexeev, già comandante in capo delle forze speciali russe (gli Spetsnaz) e da molti anni primo vice direttore in capo del GRU. Quel GRU che ha istituto da una decina di anni un suo speciale direttorato per la creazione e l’utilizzo di forze mercenarie, tra cui la Wagner, formate in gran parte da ex membri delle forze speciali.

Tutto questo non piace all’altro servizio segreto russo, il “civile” FSU, erede e successore di quel KGB, dove aveva iniziato la sua carriera Putin. L’FSU ha sempre cercato, senza riuscirci, di accrescere il suo controllo sui militari e recentemente aveva accresciuto la sua presenza in Ucraina, entrando in conflitto con i mercenari, e molto probabilmente anche con i militari del GRU.

COME FINIRÀ LA RIVOLTA DI PRIGOZHIN

Non sappiamo come finirà. A questo punto tutto sembra possibile, anche se è molto improbabile che Prigozhin possa deporre Putin. Probabilmente questa crisi troverà la sua soluzione quando i maggiori poteri dello stato russo (il Cremlino, i servizi segreti, i militari, eccetera) troveranno un nuovo equilibrio di compromesso tra di loro. Se però non dovessero riuscirci, la situazione potrebbe farsi realmente pericolosa. Perché non dobbiamo mai dimenticare che questa struttura di potere controlla un arsenale di migliaia di testate nucleari.


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