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Antonio Tajani e Catherine Colonna durante l’incontro alla Farnesina

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Dopo le schermaglie recenti tra Emmanuel Macron e Giorgia Meloni, c’era una certa attesa nei confronti dell’incontro svoltosi ieri alla Farnesina tra i ministri degli Esteri di Italia e Francia.

«A volte possiamo aver avuto posizioni diverse – ha   sottolineato  Tajani in coda all’appuntamento – ma è importante avere un dialogo costruttivo tra noi per valorizzare i tanti interessi comuni e sviluppare un’indispensabile azione congiunta di fronte alle principali sfide internazionali, a partire da quella migratoria».

I DOSSIER COMUNI

Tajani ha poi chiarito che il dialogo deve proseguire «attraverso i canali adeguati, come quelli previsti dal Trattato del Quirinale», firmato dai due Paesi nel 2021.

«Grazie per il tuo caloroso benvenuto a Roma, caro Antonio Tajani. Scambi fiduciosi in particolare su Ucraina, Tunisia, migrazioni e difesa europea» ha  successivamente scritto su Twitter Catherine Colonna, ministra degli Esteri francese, ricordando che «la cooperazione italo-francese è essenziale per andare avanti. Andiamo avanti insieme!».

Insomma, un clima di grande cordialità che fa seguito al colloquio, finalmente sereno, che il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il presidente francese, Emmanuel Macron, hanno avuto il 20 maggio a margine della riunione del G7 a Hiroshima.

Primo dossier in agenda: la gestione dei flussi migratori. «L’Italia è il Paese più esposto alla crescente pressione migratoria nel Mediterraneo», dice  Tajani, ricordando che «nei primi mesi del 2023 tale pressione ha registrato un aumento di oltre il 160% rispetto allo stesso periodo del 2022».

Per il vicepremier diventa adesso «imperativo mettere a punto un sistema europeo di migrazione e asilo moderno ed efficiente, che integri pienamente le domande dell’Italia e degli altri Stati membri del Mediterraneo in prima linea attraverso un migliore equilibrio tra solidarietà ed equa condivisione di responsabilità».

In questo quadro i due ministri hanno deciso di lanciare il comitato di cooperazione transfrontaliera. Tajani e Colonna si sono anche confrontati sulle prospettive di ammodernamento e rilancio del traforo del Monte Bianco. Infine, Roma incassa l’ok di Parigi affinché il Tribunale dei brevetti possa avere sede anche a Milano.

LE AREE DI GUERRA

L’altro dossier fondamentale riguarda gli impegni geopolitici comuni dei due paesi. Relativi alla situazione dei Balcani e dell’Ucraina e all’Africa. Preoccupano, in particolare, le crisi in corso in Tunisia e in Libia e l’esplosione della guerra civile in Sudan. Situazioni molto delicate che moltiplicheranno la pressione migratoria sulle coste meridionali dell’Europa e contribuiranno a destabilizzare ulteriormente l’area del Mediterraneo, già messa a dura prova.

Per tutte queste ragioni Francia e Italia dovrebbero finalmente cominciare a ragionare sull’idea di un’azione comune nel continente, evitando di commettere gli errori madornali del passato: troppo facile il riferimento all’intervento sciagurato di Nicolas Sarkozy in Libia che provocò la caduta del regime di Gheddafi e gettò il Paese nordafricano nel caos. In particolare, sulla Tunisia, Tajani – sottolineando la responsabilità speciale di Italia e Francia – ha ricordato l’incessante sforzo diplomatico dell’Italia attraverso i contatti avuti nelle scorse settimane con il segretario di Stato degli Usa, Antony Blinken, con la direttrice del Fmi, Kristalina Georgieva, e con le autorità tunisine.

Tuttavia, al di là delle frasi di circostanza e delle buone intenzioni, Francia e Italia appaiono ancora profondamente inadeguate alla sfida. Come accade anche per gli altri Stati membri della Ue, Parigi e Roma non sono ancora stati capaci di costruire una strategia comune e men che meno una politica estera europea. E così, mentre la Ue va in ordine sparso e gli Usa sono concentrati sul fronte Indo-Pacifico, la Russia e la Cina si sono progressivamente incuneati nel tessuto militare ed economico africano.

 IL PIANO MATTEI

In questo senso, diventa assai più che simbolica la coincidenza tra l’incontro dei due ministri degli Esteri e la celebrazione della Giornata mondiale dell’Africa, che cadeva proprio ieri, 25 maggio, data della fondazione, nel 1963, della Organizzazione dell’unità africana, antesignana dell’odierna Unione Africana.

In un messaggio concepito per questo anniversario, Tajani ha tratteggiato la strategia italiana per il continente «a noi vicino, troppo spesso dimenticato, sul quale il governo italiano vuole riportare l’attenzione di tutta la comunità internazionale».

Per fare questo, l’interlocutore privilegiato sarà proprio l’Unione africana, «che ha lavorato duramente per promuovere la pace e la stabilità del continente e per stimolare l’economia, anche attraverso l’ambizioso progetto di creare una zona di libero scambio capace di connettere 1,3 miliardi di persone».

Proprio qui si colloca la sfida del Piano Mattei, lanciato da Giorgia Meloni come un progetto di investimenti che parte dalla sponda araba del Mediterraneo per estendersi al resto dell’Africa. Il Piano Mattei, sottolinea Tajani,  «vuole sostenere settori strategici per l’Italia, come l’agroindustria, la transizione energetica, la creazione di posti di lavoro, la tutela del patrimonio culturale e identitario, sottolineando al contempo l’importanza di rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali».

HUB ENERGETICO E CULTURA

D’altra parte, aggiunge il vicepremier, l’Italia è un «ponte naturale» tra Europa e Africa: «Per questo vogliamo diventare un hub energetico nel Mediterraneo, collegando l’offerta africana di energia con la domanda europea. A ottobre, in linea con questa visione, ospiteremo a Roma la conferenza Italia-Africa, per promuovere iniziative a tutti i livelli: politico, economico, culturale».

E proprio sul piano culturale, continua Tajani, «l’Italia è consapevole che il futuro dell’Africa è nelle giovani generazioni. Per questo consideriamo cruciale condividere conoscenze ed esperienze del nostro sistema educativo e accademico, per formare le giovani generazioni che saranno alla guida del continente».

Sullo sfondo resta la forte preoccupazione del governo italiano per le situazioni di crisi: il conflitto armato in Sudan, la crisi economica in Tunisia, l’instabilità in Libia, l’ondata di migranti irregolari che continua a riversarsi sulle coste italiane. Eppure questa nuova attenzione della politica estera italiana verso l’Africa sembra condurre finalmente verso una strategia sensata. A condizione che non si areni alla prima difficoltà.


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