Putin in Crimea su una Mercedes attraversa il ponte ricostruito dopo essere stato danneggiato dagli ucraini
INDICE DEI CONTENUTI
- 1 PUTIN LANCIA L’ALLARME DI UNA MINACCIA NUCLEARE
- 2 ESCLUSA MA MINACCIA NUCLEARE, PUTIN FA IL PUNTO SULL’OPERAZIONE SPECIALE
- 3 ESCLUSA PER ORA UNA SECONDA MOBILITAZIONE PER L’ESERCITO RUSSO
- 4 STOLTENBERG: «LA RUSSIA SI RIPOSIZIONA PER UNA NUOVA OFFENSIVA»
- 5 ANGELA MERKEL AMMETTE ERRORI DELLA GERMANIA NEI RAPPORTI CON LA RUSSIA
Nel mondo cresce «la minaccia di una guerra nucleare» ma non sarà la Russia a usare per prima l’atomica, parola di Vladimir Putin che, tuttavia, tiene a precisare come Mosca consideri la possibilità di utilizzare tali mezzi solo in ottica difensiva.
PUTIN LANCIA L’ALLARME DI UNA MINACCIA NUCLEARE
«La nostra strategia di utilizzo dei mezzi di difesa – e come difesa consideriamo le armi di distruzione di massa, le armi nucleari – è tutta impostata sul cosiddetto attacco di rappresaglia, cioè quando viene lanciato un attacco contro di noi, noi rispondiamo» ha ribadito il leader del Cremlino, aggiungendo che la Federazione dispone «di armi nucleari più avanzate e moderne di qualsiasi altra potenza mondiale».
E tuttavia, ha assicurato, «non brandiremo queste armi come un rasoio in giro per il mondo. Non siamo impazziti, sappiamo cosa sono le armi atomiche. Sono un deterrente naturale che non provoca un’espansione del conflitto». In ogni caso Mosca, ha sottolineato ancora, «è pronta a difendere i propri interessi nazionali con ogni mezzo. Partiremo da quelli pacifici ma se non dovesse funzionare useremo gli altri».
ESCLUSA MA MINACCIA NUCLEARE, PUTIN FA IL PUNTO SULL’OPERAZIONE SPECIALE
Nel suo intervento Putin ha poi fornito un resoconto sull’andamento della guerra e sulle forze schierate sul fronte ucraino. Su «300mila dei nostri combattenti mobilitati, dei nostri uomini, difensori della Patria, 150mila sono nella zona dell’operazione militare speciale. Di questi 150mila solo la metà, si tratta di 77mila, sono direttamente in unità combattenti. Il resto è sulla seconda, terza linea, svolgendo le funzioni, appunto, delle truppe di difesa territoriale. O sono sottoposti ad ulteriore addestramento nella zona dell’operazione».
ESCLUSA PER ORA UNA SECONDA MOBILITAZIONE PER L’ESERCITO RUSSO
Esclusa, dunque, una seconda mobilitazione dopo quella parziale lanciata a settembre perché «non avrebbe senso». Putin ha, in qualche modo, ammesso le difficoltà incontrate sul campo di battaglia, spiegando che «l’operazione militare speciale potrebbe rivelarsi un processo lungo» e ha poi attaccato l’Occidente, il quale «usa la dottrina dei diritti umani per distruggere la sovranità degli Stati e per giustificare il suo dominio economico, finanziario, politico e ideologico».
E ha poi avvertito gli ucraini sulle possibili mire di Varsavia in alcuni territori. «I nazionalisti polacchi sognano la restituzione dei loro cosiddetti territori storici, cioè i territori occidentali che l’Ucraina ha ricevuto su decisione di Joseph Stalin dopo la Seconda guerra mondiale» ha evidenziato.
Poco prima Putin era stato chiamato in causa da Volodymyr Zelensky – fresco della nomina a “Persona dell’anno” da parte del Time – nel suo intervento in occasione dei “Madeleine K. Albright democracy award”. «Il dittatore ha perso – ha detto il leader ucraino – Tuttavia, sta facendo di tutto per garantire che la Russia continui a combattere, solo per non ammettere a se stesso e agli altri che è stato commesso un errore storico. Putin ha davvero commesso un errore. Il più grande della sua nella vita e nelle vite delle moderne generazioni di russi. Sappiamo tutti che l’idea fissa di qualsiasi dittatura è ignorare gli errori e fingere che non ci siano stati. Se la Russia si sente con le spalle al muro, la colpa è solo sua».
STOLTENBERG: «LA RUSSIA SI RIPOSIZIONA PER UNA NUOVA OFFENSIVA»
Nelle nuove strategie militari adottate dallo stato maggiore russo – che ha ordinato il ritiro da Kherson e parallelamente avviato una massiccia campagna di bombardamenti – Jens Stoltenberg vede un preciso disegno, tutt’altro che finalizzato alla pace. «Le guerre sono sempre difficili da prevedere – ha osservato il segretario generale della Nato – Eravamo preparati all’invasione russa in Ucraina. Ora quello che vediamo è che la Russia sta cercando di congelare la guerra per permettere alle proprie truppe di recuperare e lanciare poi una nuova e grande offensiva la prossima primavera».
Gli stessi sospetti che il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, aveva sollevato mettendo in guardia la sua amministrazione dal pericolo di una «pace fasulla». D’altra parte, ha continuato Stoltenberg, «al momento non ci sono le condizioni per un negoziato. La Russia non dimostra di voler prendere parte una trattativa che rispetti la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. Deciderà Kiev e non la Nato quando sarà il momento di negoziare».
ANGELA MERKEL AMMETTE ERRORI DELLA GERMANIA NEI RAPPORTI CON LA RUSSIA
Della guerra ha parlato, intanto, Angela Merkel, colei che da molti – in un primo momento – era stata indicata come possibile inviata speciale per l’Ucraina. L’ex cancelliera, parlando al Die Ziet, ha ammesso alcuni errori commessi nelle politiche tedesche sulla Russia. «Avremmo dovuto reagire più velocemente all’aggressività russa – ha spiegato – La Germania ha aumentato le sue spese per la difesa, come previsto per ogni Paese Nato, ma non ha ancora raggiunto l’obiettivo del due per cento del pil. E neanche io ho fatto ogni giorno discorsi in favore di questo aumento». Quanto agli accordi di Minsk del 2014 «sono stati un tentativo di dare tempo all’Ucraina per diventare più forte, come si può vedere oggi. L’Ucraina del 2014-2015 non era l’Ucraina moderna di oggi».
Ieri sono, intanto, proseguiti i raid russi contro le infrastrutture strategiche ucraine. Immensi i danni subiti dal Paese che riguardano anche il patrimonio culturale. In quasi 10 mesi di guerra, ha riferito il ministro ucraino della Cultura, Oleksandr Tkachenko, «sono stati distrutti oltre mille siti della sfera culturale. Questa cifra include tutte le infrastrutture. Ma tra questi c’è un numero estremamente elevato di siti del patrimonio culturale che sono danneggiati o completamente distrutti».
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