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Carlo III d’Inghilterra dicono sia un tipo molto sensibile: di certo non è scaramantico. Altrimenti, al momento di salire sul trono, aspettato per 73 anni, una vita, in una personale lista d’attesa più lunga di quelle degli aeroporti di adesso, avrebbe cambiato nome, come fece suo nonno che si ribattezzò Giorgio (VI) lasciando il suo nome di Albert, detto Bertie (Bebertie, lo storpiava il fratello David, poi duca di Windsor, per intimorirlo ricordandogli la sua balbuzie).

Perché Carlo, Charles, non è un nome fortunato per un re d’Inghilterra: il primo, nipote diretto di Maria di Scozia, morì decapitato come sua nonna e dette vita a una breve repubblica inglese sotto il “protettorato” di Oliver Cromwell; il secondo ebbe una vita movimentata, più di dieci figli ma tutti illegittimi avendo sposato una principessa sterile, e durante il suo regno ci furono la peste e l’incendio di Londra, guerre e rivolte a volontà, dissidi violenti con il Parlamento, fin quando un ictus non pose fine alla questione. Carlo I fu il “re martire£ (tale è nella chiesa anglicana), Carlo II fu il “re allegro”. Che re sarà Carlo III e che regno il suo?

Carlo III inizia il suo regno sotto molte ombre. Due femminili: quella della mamma Elisabetta, che con la sua devozione al servizio e con la felice intuizione che essere regina era una professione (o un mestiere) che non consente di esprimere opinioni, pur avendone, che impone una visibilità perenne (i vestiti colorati avevano questa funzione, ma Carlo non potrà usufruire dell’abito, pure se la “fashion fluid” potrebbe favorirlo…), è diventata la regina non d’Inghilterra ma regina e basta; quella della prima moglie, Lady Diana, nobilissima discendente di uno dei figli illegittimi dell’altro Carlo, incombente più di “Rebecca, la prima moglie”, quella del romanzo di Daphne du Maurier e del film da due Oscar di Alfred Hitchcock.

Ma queste sono faccende da divanetto di Freud: ci sono poi le questioni reali e regali. Di queste seconde fa parte l’annunciato “dimagrimento” della Royal Family, con uno stuolo di duchi e ducastri che dovranno cambiare lavoro, lasciando quello del taglio dei nastri e del discorsetto di circostanza per qualcosa di più produttivo. Il regno di Carlo III sarà, si pronostica, quello che ridimensionerà gli impegni della famiglia perché, nel contenimento delle spese, ne conterrà anche il numero. Difficile la riabilitazione del fratello Andrea o del figlio di Harry, che sembrano aver scambiato il casato come una macchina per far guai e soldi, e con i tempi che corrono l’inglese della strada non vorrò più pagare vezzi e vizi.

E’ probabile una veloce riduzione alla spagnola: membri effettivi e rimborsati solo il re, la regina consorte (Queen Camilla, nel caso, per la rabbia degli eterni “vedovi” di Lady Diana), il principe ereditario e i suoi discendenti. Il resto che se la cavi da solo.

Ai problemi familiari, Carlo III dovrò aggiungere quelli politici: molti dei Paesi che avevano Elisabetta capo di stato aspettavano solo la fine del suo regno per conventirsi alla repubblica. La Brexit sta facendo il resto: che farà la Scozia? E il Galles? E l’Irlanda del Nord? Il regno di Carlo III sarà quello dell’ultima dissoluzione?

Il nuovo re, poi, da principe non ha fatto mistero di certi suoi credo: tutti gli riconoscono di essere stato ambientalista precoce, di essersi posto i problemi della sostenibilità e dei cambiamenti climatici ben prima che ci arrivassero frotte di scienziati e la petulante Greta Thunberg.

Le sue opinioni in campo architettonico hanno causato dibattito, oltre che una schiera di quelli che gli dicevano di fare solo il principe e non occuparsi d’altro. L’allora principe di Galles, invece, se ne occupava e come. Dicono in molti perfino con vedute in qualche misura previdenti e non addirittura visionarie. Perfino suo padre, che non aveva una predilezione per lui data la differenza di sensibilità ma che piuttosto si rifaceva alla “mascolinità caratteriale” della principessa Anna, ne ha riconosciuto l’anticipo sui tempi. La sua sarà solo una “moral suasion” o interverrà più decisamente?

Il Regno Unito deve misurarsi ora con problemi globali, l’inflazione, la crisi energetica, la guerra d’Ucraina, tutti eventi che stanno sconvolgendo la stabilità del mondo, democratico e no. Elisabetta era sempre là, immutabile nel mutare dei tempi, pettinata sempre allo stesso modo di quand’era ragazza perché questo, fino a 96 anni, dava il segno della continuità fin dalla carta moneta e dai francobolli. Carlo III riuscirà a frenare quell’attivismo che ha spesso manifestato? Il principe di galles poteva permettersi, pur se criticato, qualche sgarro: il re d’Inghilterra può permetterselo?

E poi sarà un re qualunque, come lo spagnolo o il belga, il norvegese o l’olandese, o perseguirà quell'”impero” che non c’è più e il cui tramonto sua madre ha saputo “rassicurare”, nonostante i sussulti alla Johnson? Trasformerà la grande saga dei Windsor in una semplice “monarchia in bicicletta”?

Ora, piangendo la Regina, già intonano “God Save the King”. Carlo III penserà “God Save the Kingdom”, Dio salvi il regno, quel regno che un suo antenato shakespeariano era disposto a dare in cambio di un cavallo. A proposito: che fine faranno i cavalli della Regina, i suoi amici di sempre, dalla pony Peggy a l’ultimo suo purosangue vincete che si chiama Love Affairs? Anche la scuderia è una questione d’amore. Magari sarà lui a vincere il Derby che sua madre non ha mai vinto e che solo una volta premiò un re sul trono: Edoardo VII, figlio della Regina Vittoria, eterno principe di Galles divenuto re a sessant’anni. La storia che premia la paziente attesa…


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