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Vladimir Putin

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TORNA a volare il prezzo del gas, fino a raggiungere quota 282 euro a Megawattora in corso di seduta (il 31,58% in più rispetto alla chiusura della scorsa settimana) – per poi rallentare la corsa e fermarsi a 245,9 euro (segnando un rialzo del 14,56%). Vola dopo la decisione, venerdì, di Gazprom di prolungare lo stop del Nord Stream 1 – adducendo il rinvenimento di un nuovo guasto – senza indicare una data per la riapertura dei rubinetti del gasdotto che, via Mar Baltico, porta il metano in Germania e da lì in Europa. E anche sulla scia delle minacce di Mosca, come suonano le parole pronunciate nel pomeriggio dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov: i problemi con le forniture di gas tramite il Nord Stream 1 “persisteranno fino alla revoca delle sanzioni”, che impediscono la “manutenzione delle unità dei gasdotti”.

Parole che cristallizzano lo scontro, tra la Russia di Putin e l’Europa della svolta sul price cap e la riforma del mercato dell’energia e che vaglia l’ottavo pacchetto di restrizioni contro Mosca. Ma soprattutto mettono a fuoco il ricatto del Cremlino sul gas. La Ue resta determinata a procedere verso l’introduzione di un tetto al prezzo del gas russo, come conferma il documento preparato dalla presidenza ceca di turno del Consiglio europeo in vista del vertice dei ministri dell’Energia in programma il 9 a Bruxelles, preceduta dalla riunione, mercoledì, del Coreper (comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli Stati membri dell’Unione europea) cui prenderà eccezionalmente parte anche la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, per mettere a punto il discorso sullo stato dell’Unione del 14 settembre, ma anche per discutere delle misure sull’energia.

“Putin sta usando l’energia come arma tagliando l’offerta e manipolando i nostri mercati energetici. Fallirà. L’Europa prevarrà. La Commissione europea sta preparando proposte per aiutare le famiglie e le imprese vulnerabili a far fronte ai prezzi elevati dell’energia”, ha affermato la presidente anticipando quindi le misure al vaglio che, ha spiegato in un tweet, puntano a “ridurre la domanda di elettricità (picchi)”, introdurre un “price cap sul metano russo da gasdotto”, “aiutare i consumatori e le imprese vulnerabili con le entrate del settore energetico” e “consentire il sostegno ai produttori di elettricità che affrontano sfide di liquidità legate alla volatilità”. Venerdì i ministri dell’Energia tireranno le somme degli orientamenti espressi dai governi dei 27. Scontato il sì dell’Italia al price cap dal momento che ha la primogenitura della proposta – indiscrezioni di stampa, tra le altre cose, parlano di “un modello italiano” per il tetto – con il governo che quindi, come è trapelato, considera “molto incoraggianti il rapido progresso e la convergenza delle ultime ore dei leader Ue”.

E dopo l’incontro in videoconferenza con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, anche il presidente francese, Emmanuel Macron, ha confermato il suo sì: “Se la Commissione decidesse di porre un tetto al prezzo del gas acquistato attraverso i gasdotti dalla Russia, la Francia sosterrà tale misura”. Gli Stati membri valuteranno poi l’ipotesi di un sostegno finanziario alle imprese più esposte, un “supporto immediato della linea di credito per i partecipanti al mercato che – si legge nel documento della presidenza ceca del Consiglio Ue – sperimentano richieste di margini molto elevate, inclusa la possibilità di una soluzione specifica a livello europeo, ad esempio attraverso il ruolo della Bce”, il disaccoppiamento e la limitazione dell’impatto del prezzo del gas sul prezzo dell’energia elettrica”, la limitazione degli extraprofitti dei produttori di energia, misure per ridurre la domanda di elettricità e la possibilità di utilizzare le quote di riserva Ets, fino all’ipotesi di un intervento sul mercato il sistema di scambio delle emissioni. Un ampio ventaglio di misure, fra cui molte finora fortemente osteggiate da parte di alcuni Stati membri divenuti ora più “concilianti” di fronte all’emergenza.

Sulla guerra del gas è intervenuto anche il Fondo monetario interazione che, in un rapporto che arriva in vista della proposta della Commissione sulla riforma del Patto di stabilità, ha invitato Bruxelles ad istituire un proprio fondo, sul modello del Next Generation Eu, per rispondere alle emergenze e sostenere le spese necessarie per contrastare il cambiamento climatico. Nel documento, l’Fmi esorta l’Unione europea ad adottare nuove regole sul debito che portino i Paesi ad alto debito a pareggiare i propri bilanci entro tre o cinque anni. E sostiene che “la velocità e l’ambizione degli aggiustamenti di bilancio dovrebbero essere legate al grado di rischio fiscale”.

Intanto in Italia, il governo continua a lavorare per portare sul tavolo del Consiglio dei ministri in programma per giovedì un nuovo decreto per fronteggiare i rincari energetici. Si susseguono le riunioni tecniche per trovare la quadra tra le risorse disponibili e gli interventi che dovrebbero trovare posto nel provvedimento. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha stimato in 13,5 miliardi le risorse necessarie. Ma per ora si fanno i conti – tra le entrate fiscali di luglio e agosto e il gettito in arrivo dalla tassa sugli extra-profitti dei gruppi energetici – per mettere insieme in prima battuta almeno 10 miliardi. Le risorse potrebbero aumentare, trainate dall’aumento delle entrate tributarie (a luglio sono state pari a 45.546 milioni di euro a luglio, +1.370 milioni e si aspettano i dati di agosto) e da un eventuale ‘tesoretto’ aggiuntivo derivante dai decreti inattuati: incrociando i dati di alcune tabelle che circolano in ambienti ministeriali e i numeri ufficiali della presidenza del Consiglio, emergono 392 decreti ‘inattuati’ o ‘scaduti’ dal valore complessivo di circa 7,8 miliardi nel 2022. Un tesoretto da cui si potrebbe quindi attingere per finanziare gli aiuti.

Tra le misure che dovrebbero rientrare nel pacchetto c’è la proroga del credito di imposta sulle bollette delle imprese energivore e gasivore e la cig per due mesi.


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