La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen
5 minuti per la letturaMENTRE l’Europa sembra finalmente determinata a procedere verso l’introduzione di un price cap sul prezzo del gas russo, dai ministri delle Finanze dei Sette Grandi arriva il via libera per introdurlo su quello del petrolio. Una “mossa”, a livello europeo e di G7, che mira a colpire quelli che sono i due piani complementari del ricatto russo all’Occidente, in modo da allentare la tensione sul mercato dell’energia e ridurre gli introiti con cui Mosca finanzia la guerra all’Ucraina. La contromossa del Cremlino non si fa attendere: non ci sarà né gas né petrolio russo per i Paesi ostili.
Intanto nel primo pomeriggio viene rinviata sine die la riapertura dei rubinetti del Nord Stream che oggi avrebbe dovuto riaprire i rubinetti dopo tre giorni di stop per lavori di manutenzione. Gazprom lo giustifica con il rilevamento di una nuova perdita. La minaccia diventa immediatamente realtà.
“E’ giunto il momento di fissare un tetto massimo al prezzo sul gas che arriva in Europa attraverso i gasdotti russi”: era stata la dichiarazione della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, a margine di una riunione dei parlamentari conservatori a Murnau, in Germania. “L’obiettivo è contrastare i tentativi del presidente russo Vladimir Putin di manipolare il mercato energetico europeo”, aveva ribadito la presidente, aggiungendo: “Può essere proposto un tetto massimo del prezzo del gas a livello europeo, e c’è anche una base legale a livello europeo per scremare temporaneamente i profitti come misura di emergenza in un momento di crisi”. Le sue parole sembrano confermare il cambio di passo del Vecchio Continente di fronte a misure – il price cap e il disallineamento tra il prezzo del gas e dell’elettricità – che l’Italia va perorando da mesi, scontrandosi con l’ostilità soprattutto dei Paesi del Nord, con la Germania tra le prime linee, fronte che ora – dinnanzi al rischio di recessione che incombe sul Paese – sembra aver abbandonato “agevolando” la svolta europea.
Le posizioni della presidente sono considerate “incoraggianti” da Palazzo Chigi, anche se l’atteggiamento degli uomini più vicini al premier Mario Draghi resta improntato alla prudenza: “Ora bisogna attendere gli esiti del Consiglio europeo straordinario dei ministri dell’Energia, il prossimo 9 settembre, e lì vedremo se ci saranno progressi”. Se, infatti, anche l’Olanda sembra essersi “ammorbidita”, appare più arduo strappare l’ok all’Ungheria di Orban che solo qualche giorno fa ha siglato con Gazprom un contratto per aumentare di quasi 6 milioni di metri cubi la fornitura giornaliera di metano. E il Vecchio Continente resta per ora ancora al principio dell’unanimità. Il governo italiano si prepara a dar battaglia a Bruxelles, con il ministro Cingolani, e continua a lavorare al nuovo decreto Aiuti che il Consiglio dei ministri dovrebbe varare la prossima settimana. La reazione di Mosca non si fa attendere: il vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione russa, Dmitry Medvedev, avverte che se Bruxelles imporrà il price cap sul metano, “semplicemente non ci sarà più gas russo in Europa, come per il petrolio”.
A riunione dei ministri G7 ancora in corso, è il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, a mettere in guardia dalle conseguenze: “Se i Paesi ostili metteranno un tetto ai prezzi sulle risorse energetiche russe, Mosca fornirà petrolio solo ai Paesi che si adeguano alle condizioni del mercato”, avvisa, paventando poi il rischio di “una significativa instabilità dei mercati petroliferi”, mentre sul fronte del gas non esclude la possibilità di nuove interruzioni del Nord Stream 1 che, via Germania, rifornisce tutta l’Europa Occidentale. Nel tardo pomeriggio arriva intanto il prolungamento dello stop in atto. Gazprom annuncia sul suo canale Telegram che l’oleodotto resterà fermo “fino a data da destinarsi” dopo che l’operatore Rosteckhnadzor ha emesso un allarme rispetto a una perdita di olio da una turbina. Una nota diffusa a Mosca aggiunge che il ritardo è dovuto a un guasto presso la stazione di compressione di Portovaya, a circa 150 chilometri da San Pietroburgo, confermando che al momento non c’è una data per i tempi di riparazione e dunque per la ripresa dei flussi di metano. Per la Ue si tratta di “pretesti fallaci”, “una prova del cinismo della Russia, che preferisce bruciare gas invece di onorare i contratti”, scrive in un tweet il portavoce della Commissione, Eric Mamer. La scommessa sulla riapertura nei tempi stabiliti aveva guidato il crollo del prezzo del gas al Ttf di Amsterdam, che ha chiuso in forte calo a 214,7 (-11,7) anche sull’onda dell’annuncio del tetto al prezzo del petrolio e della determinazione mostrata dalla presidente von der Leyen. Le minacce di Putin, più che attese, non smuovono la determinazione dei Paesi del G7 che puntano a creare un cartello degli acquirenti internazionali per limitare il prezzo del petrolio.
La sfida è quella di radunare quanti più paesi possibile perché il price cap funzionerà solo se parteciperanno tutti i principali Paesi acquirenti, sottolineano gli esperti, riferendosi in particolare al ruolo di Cina e India. Pertanto il G7 “invita tutti i Paesi a esprimere il proprio parere sulla progettazione del price cap e ad attuare questa importante misura”, al fine di stabilire “un’ampia coalizione” per massimizzare l’effetto della misura”. “La Commissione farà pienamente la propria parte lavorando per raggiungere l’unanimità tra i nostri 27 Stati membri per attuare questa misura nell’Ue”, assicura il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni. Sui tempi, l’intenzione è quella di rendere operativo il piano, di cui si stanno definendo i dettagli, in linea con la tempistica delle sanzioni Ue sul greggio di Mosca che partiranno il 5 dicembre.
Nessuna indicazione per ora sul prezzo: sarà fissato a un livello basato su una serie di dati tecnici e “deciso dall’intera coalizione prima della sua attuazione”, si spiega, assicurando che i prezzi futuri saranno “comunicati pubblicamente in modo chiaro e trasparente” e “all’occorrenza rivisti”. “Oggi, il G7 ha compiuto un passo avanti fondamentale nel raggiungere il nostro duplice obiettivo di esercitare una pressione al ribasso sui prezzi globali dell’energia, e di negare a Putin le entrate per finanziare la sua brutale guerra in Ucraina”, è il commento della segretaria al Tesoro Usa, Janet Yallen, che considera il limite di prezzo “uno degli strumenti più potenti di cui disponiamo per combattere l’inflazione e proteggere i lavoratori e le imprese negli Stati Uniti e nel mondo dai futuri picchi di prezzo causati da interruzioni globali”.
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