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Zelensky in visita alle truppe ucraine impegnate al fronte

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DA MOLTE settimane il presidente ucraino Volodymyr Zelensky annuncia l’imminente inizio della grande controffensiva. Essa dovrebbe portare alla riconquista dell’Oblast di Kherson, il grande porto alle foci del Dnepr e spingersi più a Est, verso quello di Melitopol, e a Nord, lungo la vallata del Dnepr, a Zaporizhzhya, sede della grande centrale nucleare. Le forze russe del Fronte Sud sarebbero circondate o dovrebbero ritirarsi verso la Crimea. Il fronte del Donbass verrebbe completamente separato da quello del Mar Nero. Il Cremlino sarebbe umiliato. Il morale degli ucraini e dei loro alleati occidentali si rinforzerebbe.  L’Ucraina, a quel punto, dimostrerebbe non solamente di essere una nazione – fatto indiscutibile dopo la sua resistenza all’aggressione di Putin – ma anche di possedere delle capacità offensive, cioè un esercito molto più efficiente di quello che ha finora dimostrato di sapersi difendere stoicamente, assorbendo, senza sbandarsi, le perdite che gli infligge l’enorme superiorità di fuoco delle forze russe.

LE REALI POSSIBILITÀ DELLA RESISTENZA UCRAINA

Secondo taluni esperti strategici, una sconfitta a Sud – che potrebbe trasformarsi in una vera e propria rotta – potrebbe convincere il Cremlino a concentrare tutte le forze per ottenere qualche successo a Est, che gli consenta di dichiarare “missione compiuta”, salvando in questo modo la faccia o, addirittura, facendola apparire come una vittoria con la sua efficiente propaganda. I ripetuti annunci fatti da Zelensky circa l’inizio della controffensiva stanno suscitando un crescente scetticismo. Molti sono infatti persuasi che si tratti solamente di retorica e che le forze armate ucraine non abbiano né la consistenza né l’addestramento necessari per una grande offensiva.

Le forze russe hanno un’enorme superiorità di armamenti. A difesa del territorio che occupano a Ovest di Kherson e del Dnepr hanno predisposto tre linee fortificate di difesa. Hanno inviato dei rinforzi di truppe e armamenti moderni che sono rimasti nei loro arsenali, come i nuovissimi T 90. Presentano, beninteso, consistenti vulnerabilità. I 20-25.000 combattenti della sacca di Kherson non sono sufficienti a presidiare tutto il fronte. Le unità sono sottorganico e non hanno elevate volontà combattive, demoralizzate dalle consistenti perdite subite. Lo dimostra il fatto che quando gli ucraini, il 28 agosto, hanno aperto una breccia nella prima linea di difesa, travolgendone i difensori, le unità di rincalzo, che erano paracadutiste (cioè fra le migliori della Russia), hanno rifiutato di contrattaccare per riconquistare le posizioni perdute.  

LE VULNERABILITÀ DELLE FORZE RUSSE

La principale vulnerabilità, russa sta nella logistica. I ponti sul Dnepr sono stati distrutti. I pontoni, costruiti dal genio pontiere russo, sono costantemente sotto tiro e devono essere ricostruiti in continuazione. Riuscirebbero a soddisfare solo un terzo delle necessità di rifornimento.  L’artiglieria russa a breve e a media gittata, schierata a Ovest del grande fiume, scarseggia di munizioni. L’appoggio di fuoco alle linee avanzate è effettuato con l’artiglieria e con  i lanciarazzi a lunga gittata da Est del fiume. In queste condizioni anche il ritiro da Kherson sarebbe difficile. Probabilmente i russi si preparano a difendere la città casa per casa.

La situazione potrebbe migliorare solamente con uno sfondamento delle linee ucraine a Nord. I russi non hanno le forze per farlo. Anche la conquista di Odessa sta divenendo un miraggio per Mosca. L’arrivo in Russia di centinaia di drones iraniani di vari tipi (dai Mohair tattici ai Shaheid strategici) non riuscirà a mutare la situazione: presentano infatti vari difetti tecnici. Differente effetto avrebbe avuto la fornitura degli eccellenti drones cinesi, che però è stata rifiutata  da Pechino. Gli ucraini non hanno chiarito quale strategia intendano seguire. Sicuramente non è quella di attacchi massicci, come detto da Zelensky. Se non si tratta di “un gioco delle parti” per ingannare i russi, significa che i generali ucraini mantengono la loro autonomia tecnica.

Non lasciano che i politici definiscano, come in Russia, la strategia sulla base delle loro convenienze. La strategia di Kiev si può ricostruire dall’analisi degli eventi sul campo di battaglia.  

LA STRATEGIA DI KIEV: IL LOGORAMENTO

Contrariamente a quanto si ipotizzava, l’esercito ucraino non punta all’annientamento con una blitzkrieg delle forze russe. Vuole invece logorarle, colpendo le loro principali vulnerabilità: l’impossibilità di rimpiazzare le perdite e le difficoltà nella catena logistica. Alla difficoltà di fare affluire alle truppe i rifornimenti – specialmente per quanto riguarda le munizioni di artiglieria e i lanciarazzi – si è aggiunto il crollo della produzione di missili e di armi sofisticate per gli embarghi della componentistica e, soprattutto, di microchips occidentali. Influisce, di sicuro, anche la volontà di contenere le perdite e di limitare le distruzioni a Kherson, per non doverla ricostruire a guerra finita dovendo affrontare grandi costi.

Nel logoramento delle forze russe giocano un grande ruolo i lanciarazzi multipli a lunga gittata che sono stati forniti degli Usa, quelli (gli M270) di provenienza britannica e i super-obici Caesar, che vengono utilizzati principalmente  per colpire le vie di rifornimento,  i ponti, i depositi di munizioni e i posti di comando. Il loro utilizzo in tal senso avverrà anche in futuro. Nel Donbass, il numero dei colpi che vengono sparati dall’artiglieria russa si è ridotto da 70 a 30 al giorno. Le perdite giornaliere della fanteria ucraina, si sono ridotte da 100-200 a 30-50. Nell’attacco del 28 agosto a Kherson, i 16 Himars Usa sono stati utilizzati per colpire le posizioni avanzate russe. Gli effetti sono stati devastanti. La prima linea è crollata.

C’è da prevedere che verranno impiegati in futuro in tali attacchi, a cui i russi non sembrano in grado di resistere.   Gli ucraini fanno crescente affidamento sulla guerriglia condotta dalle loro forze speciali, addestrate dagli Usa e dall’UK dopo il 2014, e su volontari locali organizzati in reti segrete, sul tipo di Stay Behind o “Gladio”.

LA TECNICA UCRAINA DI “DISTRAZIONE”

Le prime effettuano attentati, anche sofisticati, come quello effettuato a una base aerea e a un deposito munizioni in Crimea. Le seconde comunicano informazioni al comando ucraino, effettuano attentati, con priorità alle colonne di rifornimento e ai posti di comando, eliminano i collaborazionisti dell’occupante e, soprattutto, lo obbligano a distrarre un gran numero di forze per compiti di sicurezza, sottraendole dal fronte. Tale forma di lotta – già adottata dagli ucraini contro l’Armata Rossa per i 5 anni seguenti alla fine della Seconda guerra mondiale – non può essere contrastata dalla potenza di fuoco dell’esercito russo: con le rappresaglie che provoca, accresce l’intensità della guerriglia.

A parer mio, tale movimento di resistenza territoriale sarà determinante per convincere Putin dell’impossibilità della “de-nazificazione” dell’Ucraina, cioè della “rieducazione” del suo popolo ai valori della “Madre Russia”. Ci vorrà molto tempo per fargli cambiare idea. Il conflitto in Ucraina durerà  a lungo.


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