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Mario Draghi

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DALLO sprint sul Pnrr, per mettere a segno tra settembre e ottobre oltre il 50% degli obiettivi in scadenza a fine anno; all’accelerazione sul nuovo decreto anti-rincari da portare in Cdm la prossima settimana. Fino al piano di risparmio sul gas da presentare a stretto giro in modo che diventi operativo a partire da ottobre. Sono impegni e interventi di “peso” – più che affari correnti – quelli che figurano nell’agenda di fine mandato dell’esecutivo Draghi. Mentre si guarda a quella europea, con in rosso la data del 9 settembre, quando si riuniranno i ministri dell’Energia cui, secondo quanto trapela, la Commissione Ue dovrebbe sottoporre la proposta di un tetto al prezzo dell’elettricità generata da fonti diverse dal gas, per ricavarne risorse con cui ammortizzare i costi delle bollette.

Il PNRR

Draghi, intanto, va in pressing sui ministri per mettere in sicurezza il maggior numero possibile di target e obiettivi del Pnrr prima del passaggio della campanella a Palazzo Chigi. Intanto si guarda a fine ottobre e si punta a centrare oltre il 50% dei 55 obiettivi del semestre. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, ha illustrato in Consiglio dei ministri la tabella di marcia messa a punto, con l’assegnazione dei compiti tra i dicasteri competenti. Nove obiettivi sono stati già messi a segno – 8 in anticipo rispetto alla scadenza prevista per il quarto trimestre 2022 – tra questo e il prossimo mese dovranno esserne “spuntati” altri 20: 11 a settembre, invece dei 3 in programma, e 9 entro ottobre che finora non prevedeva alcuna scadenza. A novembre e dicembre si dovranno conseguire i 26 restanti.

Tra quelli previsti per settembre c’è l’entrata in vigore della legge annuale sulla concorrenza 2021, con il varo del decreto delegato sui balneari, il piano di rafforzamento 2021-23 dei centri per l’impiego; il decreto ministeriale di adozione del piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso. Tra gli step indicati per ottobre figurano gli atti delegati per la riforma del processo civile e penale, l’aggiudicazione dell’appalto (o degli appalti) per la ferrovia ad alta velocità sulle linee Napoli-Bari e Palermo-Catania, la relazione sulla spending review. Parallelamente i ministri dovranno aggiungere, sempre tra settembre e ottobre, altri 243 decreti attuativi ai 1.274 “smaltiti” (tra gli adottati e gli abrogati) dal governo tra il 13 febbraio 2021, data di insediamento, al 31 agosto. Occorre “continuare a lavorare sodo, per raggiungere quanti più risultati possibili nei prossimi due mesi”, ha detto il premier ai ministri.

IL DL CONTRO IL CARO BOLLETTE

Che nel frattempo prova a stringere i tempi anche sul nuovo decreto contro il caro energia che sta mettendo in difficoltà le famiglie e a dura prova la tenuta delle imprese. L’intenzione è quella di portarlo in Cdm la prossima settimana, ma c’è ancora il nodo risorse da sciogliere. Si parla di un intervento intanto intorno ai 10 miliardi. Per arrivarci si fa conto sulle entrate fiscali di luglio e agosto – i dati sono in corso di elaborazione -, sui 3 miliardi che dovrebbero arrivare dal versamento della tassa sugli extraprofitti da parte delle imprese dell’energia. Il premier resta fermo sul no allo scostamento di bilancio, che resta invece al centro del confronto tra le forze politiche in campagna elettorale, con posizioni diverse anche all’interno della stessa coalizione del centrodestra: per Letta e Meloni non si deve fare, per M5s e Lega sì.

Nel pacchetto allo studio del governo dovrebbero trovare spazio le norme per il rinnovo e possibilmente il rafforzamento del credito d’imposta per le aziende energivore in primis; l’abbattimento degli oneri di sistema e il rinnovo della Cig per le imprese in difficoltà. Si punterebbe a un’approvazione lampo, prima cioè dello scioglimento delle Camere. In questo modo si accoglierebbe anche l’appello a far presto che arriva dalle imprese. Ieri anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, è tornato a suonare l’allarme di fronte al “terremoto economico” innescato dalla corsa dei prezzi del gas (ieri il Ttf di Amsterdam ha chiuso a 243 euro a Mwh, in rialzo dell’1,3%), sollecitando un intervento urgente. “Il governo – ha detto – può e deve intervenire, non possiamo aspettare due mesi per l’arrivo del nuovo governo”.

Il leader degli industriali ha poi tracciato lo scenario che si verrebbe a delineare qualora la Russia sospendesse completamente l’invio di gas: “Avremmo un buco di 4 miliardi di metri cubi”, che resterebbe scoperto anche dagli stoccaggi nazionali al 90%, che se dovessero incidere tutti sull’industria, porterebbe “a spegnere quasi un quinto di quella italiana”. “Motivo per cui dobbiamo pensare, scenario peggiore, ad una strategia di razionamento”, con “una scelta politica su cui chiediamo grande responsabilità perché spegnere il sistema industriale significa mettere a rischio migliaia di imprese e posti”.

IL PIANO DI RISPARMIO ENERGETICO

Intanto nel piano illustrato dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, durante l’informativa in Cdm, il razionamento dei consumi industriali non è contemplato se non come estrema ratio, ma su base volontaria attraverso il servizio di interrompibilità, se Mosca dovesse chiudere i rubinetti. E non ci sono misure già adottate in Francia e Germania, come lo spegnimento anticipato delle vetrine dei negozi, tanto meno si ragiona sull’ipotesi di mandare i dipendenti pubblici in smart working, ed è escluso il ritorno alla dad o alla settimana corta per le scuole: “Non scherziamo”, la risposta del ministro a chi chiedeva chiarimenti. “Le scuole non si toccano, i ragazzi hanno già pagato sulla loro pelle la pandemia…”, quelle del premier.

Roma procede quindi con maggiore cautela, pronta ad accelerare in caso la situazione lo richieda. Così l’unica misura immediata, che arriverà con un decreto ministeriale che verrà firmato a giorni, prevede lo spegnimento dei termosifoni un’ora prima nelle abitazioni private e negli uffici pubblici, abbassandoli di un grado per portarli da 20 a 19. Questo, insieme a “l’utilizzo di combustibili alternativi per limitati periodi e l’utilizzo ottimizzato dell’energia” consentirà “risparmi variabili dell’ordine tra 3 e 6 miliardi di metri cubi di gas in un anno”. Cingolani ha poi illustrato due misure ministeriali che riguardano l’energy release (circa 18 twh) e il gas release (circa 2 miliardi di metri cubi) a prezzi controllati per supportare le aziende energivore e gasivore. Sarà poi avviata attraverso spot, nelle tv e nelle radio, una campagna di sensibilizzazione sull’importanza del risparmio energetico.

Per ora basta così: il governo ha ridotto la dipendenza da Mosca dal 40 al 18% e il riempimento degli stoccaggi è vicino al’83%, ha sottolineato il ministro che intanto si prepara a dar battaglia a Bruxelles, nella riunione dei ministri dell’energia, sul price cap. Sul fronte interno la “battaglia” del ministro, e del premier, si gioca a Piombino, per il rigassificatore: se non verrà realizzato, c’è il “rischio concreto di andare in emergenza nel marzo 2023”, avrebbe avvertito.


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