Olaf Scholz, cancelliere della Germania
4 minuti per la letturaPRIMA erano solo previsioni funeste, adesso sono tasselli di un mosaico che va via via delineando un autunno sempre più cupo. L’inflazione corre verso la doppia cifra che riporta l’Europa indietro agli anni ’70, i rendimenti dei titoli di Stato tornano a puntare il 4% toccato a metà giugno dopo il primo rialzo dei tassi, e il fatturato dell’industria a giugno cala per la prima volta dopo cinque mesi. Mentre la recessione bussa alle porte dell’Europa, la Banca centrale europea è concentrata sulla spirale dei prezzi e disposta a tutto per fermarla.
Anche a rischiare che l’economia si raffreddi ancora di più dopo un rialzo ‘jumbo’ dei tassi nella riunione dell’8 settembre. I dati sull’inflazione di agosto nella zona euro, in arrivo domani e che secondo gli analisti registreranno un nuovo picco al 9%, rafforzeranno l’idea dei falchi di tentare la strada dei rialzi record già imboccata dalla Fed negli Usa. I nuovi numeri dell’inflazione nei singoli Paesi europei fanno ancora paura. Ad agosto in Belgio è arrivata a toccare il 9,94%, il livello più alto registrato dal marzo del 1976 (a luglio era 9,62%). Anche in Germania è nuovamente salita, toccando il 7,9% (dal 7,5% di luglio), ed è destinata ad aumentare con l’imminente stop dello sconto governativo sulla benzina e sui trasporti. Secondo la Bundesbank toccherà il 10% a fine anno. In Spagna è già a doppia cifra: ad agosto è scesa leggermente al 10,4%, dal 10,8% di luglio, ma anche Madrid ha varato degli aiuti sul carburante che stanno andando a scadenza e incideranno sul rialzo dei prezzi.
In Italia è il dato sul fatturato dell’industria diffuso dall’Istat ad allarmare: a giugno è sceso dello 0,2% rispetto a maggio, il primo calo congiunturale dopo cinque mesi di crescita ininterrotta. Anche se sull’anno è cresciuto del 18%, secondo il Codacons “è una illusione ottica” perché i dati sono “dopati dal caro-energia e dal forte rialzo dei prezzi in tutti i settori”. La corsa di inflazione e bollette taglia la ripresa dei consumi: secondo la Confesercenti “senza un’inversione di tendenza” le famiglie taglieranno la spesa di 34 miliardi di euro in due anni, facendo calare il Pil dell’1,3% nel 2022 e dello 0,8% nel 2023. Ma c’è anche un altro rischio che si riaffaccia in Italia: quello sul debito sovrano. Il Tesoro ha fatto il pieno – oltre 8 miliardi di euro – nella nuova asta dei titoli a 5,10 e 15 anni, ma con rendimenti in netto rialzo rispetto all’asta di luglio: più 30 punti base per il Btp a 10 anni che ora rende il 3,76%, 28 punti per quello a 5 anni salito al 3,09%. Livelli vicini a quelli di giugno scorso quando, all’indomani della prima stretta della Bce che ha sconvolto le Borse, i rendimenti erano schizzati oltre il 4%, che non si vedeva dalla crisi finanziaria. Non a caso anche stavolta la tensione risale mentre ci si avvicina alla nuova decisione di politica monetaria dell’8 settembre.
I falchi si fanno sentire con frequenza negli ultimi giorni, e puntano dritti verso un rialzo tra i 50 e i 75 punti base. Il rischio di provocare un rallentamento ulteriore per l’economia non è visto come un ostacolo: “Non dovremmo ritardare i prossimi passi nel rialzo dei tassi per paura di una potenziale recessione”, ha detto Joachin Nagel, presidente della Bundesbank, convinto che anticipare i rialzi minimizzi i rischi di “dolorose” sofferenze successive dell’economia. Ormai gli investitori sembrano rassegnati all’arrivo della recessione. Milano ha chiuso in parità (-0,04%) con lo spread stabile a 231 punti. Va peggio a Parigi (-0,19%) e Londra (-0,86%). Unica piazza in controtendenza è Francoforte, che avendo chiuso a + 0,55% ha conservato un po’ della spinta iniziale. Fitch ha messo altre secchiate di cattivo umore sul mercato annunciando che sono a rischio le banche tedesche, e italiane in caso stop fornitura gas russo.
Il rialzo dei costi metterebbe in pericolo la solidità di molte imprese. I mercati trattengono il fiato. Gazprom ha confermato che da oggi fino a sabato il gasdotto Nord Stream 1 resterà chiuso per manutenzione. Al momento l’impianto funziona al 20%. Il nuovo stop fa temere ad analisti ed investitori che si possa arrivare al blocco totale. Uno scenario da incubo in vista dell’inverno. Nei giorni scorsi questa prospettiva ha portato il gas a quota 349 euro. Ieri è tornato a 254. I mercati ora aspettano i dati sul mercato del lavoro Usa che usciranno venerdì per valutare la prossima mossa della Fed. Il 9 settembre ci sarà da riunione del consiglio dei ministri Ue per l’energia energia. Si fa strada l’idea di un price cap comunitario al prezzo del gas, perché la Germania, che finora si era opposta per evitare ritorsioni di Mosca, appare più disponibile. Riflettori puntati anche sulla proposta di slegare il prezzo dell’energia elettrica da quello del metano.
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha assicurato che la Russia resta un fornitore di gas affidabile per l’Europa, ma sono le sanzioni occidentali a causare i problemi tecnici che ostacolano le consegne.
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