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VOLA il prezzo del gas fino a sfiorare la vetta stellare dei 300 euro a Megawattora, oltre dieci volte le quotazioni di un anno fa, affondando le borse di Milano e Francoforte e infiammando il dibattito politico pre elettorale. L’annuncio venerdì da parte di Gazprom di un nuovo stop per tre giorni – dal 31 agosto al 2 settembre – del gasdotto Nord Stream 1 ha spinto la corsa del prezzo del gas che ieri al Ttf di Amsterdam ha toccato quota 295 euro al MWh, per poi rallentare fermandosi a 276. Ufficialmente la sospensione dei flussi via Nord Stream 1 è determinata dalla necessaria manutenzione a un compressore: questa la motivazione fornita dal colosso energetico russo.

Ma il sospetto dei più è che si tratti di un nuovo “assalto” di Putin nella guerra del gas condotta contro l’Europa “alleata” dell’Ucraina. Ma al di là dei problemi (veri o no) legati ai problemi tecnici, il rischio che il Cremlino ordini la chiusura dei rubinetti russi resta e condiziona le prospettive economiche del Vecchio continente. I prezzi dell’energia alle stelle si accompagnano all’aumento di quelli dei generi alimentari e alimentano l’inflazione che a luglio nell’Eurozona ha segnato +8,9%, sfiorando il 10% (+9,8%) nell’Europa a 27, mentre l’Italia si è fermata al 7,9%.

E le previsioni d’autunno sono tutt’altro che rassicuranti. Caro bollette, carrello della spesa sempre più “pesante”, inflazione stellare, tensioni sui mercati: sono solo alcune delle questioni che il nuovo esecutivo dovrà governare e su cui intanto si confronta la politica in vista dell’appuntamento elettorale del 25 settembre.

Sul fronte inflazione l’allarme è già scattato in Germania dove la Bundesbank la “vede” raggiungere il 10%, tingendo di nero le già cupe prospettive per l’inverno su cui pesano soprattutto “gli sviluppi sfavorevoli nel mercato del gas”. La forte dipendenza dal metano russo “lega” Germania e Italia: secondo uno studio del Mes, uno stop delle forniture in agosto, senza interventi sui consumi, avrebbe un impatto del 2,5% sul Pil di entrambi. Il nostro Paese ha giocato per tempo la carta della diversificazione delle forniture, e in questo senso una buona notizia è arrivata ieri da Cipro, dove l’Eni e la Total hanno scoperto un mega giacimento di gas a circa 160 km a largo dell’isola: le prime stime “indicano circa 2,5 Tcf (trilioni di piedi cubi) di gas in posto, con un significativo potenziale aggiuntivo che verrà valutato con un ulteriore pozzo esplorativo”.

Secondo la piattaforma europea Gie-Agsi, poi, le scorte di gas in Italia sfiorano un confortante 79%. Mentre per il 19 settembre è fissata la convocazione della conferenza di servizi sul rigassificatore di Piombino. Ci si attrezza, ma i tempi per l’indipendenza non comunqu sono comunque brevissimi. E il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, ha avvertito: “Prepariamoci a vedere altri picchi massimi”, rilanciando la proposta del governo Draghi di un tetto europeo al prezzo del gas che il premier ha fatto rimbalzare su tutti i tavoli, europei e internazionali, a partire dal vertice di Versailles dello scorso marzo.

Il tema dell’energia “infiamma” anche il dibattito elettorale. Enrico Letta, ieri ha declinato in 5 punti la strategia con cui il Pd propone di combattere il caro energia a partire dalla fissazione di un tetto al prezzo del gas a livello nazionale “sul modello della Spagna”. Un’iniziativa questa che, come ha sottolineato più volte anche il premier, rischia però di esporre l’Italia all’interruzione delle forniture da parte della Russia, non disposta a vendere il gas a un prezzo più basso, con ricadute importanti sul sistema industriale. Questo perché, a differenza della Spagna che è un sistema chiuso (alta percentuale di rinnovabili, elevato numero di rigassificatori, mercato dell’energia praticamente isolato), l’Italia è parte del circuito europeo di oleodotti. Il Pd propone poi il disallineamento dei prezzi dell’energia rinnovabile dagli altri, il raddoppio del credito d’imposta per le imprese, da giugno a settembre, un piano nazionale per il risparmio energetico, e l’incentivazione delle rinnovabili.

Sul fronte del centrodestra, il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha puntato l’indice contro la “miopia ideologica” della sinistra “che ha bloccato” la realizzazione dei rigassificatori, dei termovalorizzatori, delle energie rinnovabili e le ricerche sul nucleare pulito su cui, ha sostenuto, bisogna ora accelerare. Intervenendo intanto con “provvedimenti urgenti” per fronteggiare le difficoltà di imprese e famiglie.  Il governo Draghi ha già varato aiuti per 50 miliardi, ha ricordato ieri dal Meeting di Rimini il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, lasciando intendere che non è escluso un nuovo intervento a sostegno del sistema economico e sociale. Confcommercio ha segnalato il rischio che l’impennata dei costi energetici porti al blocco delle attività in tante aziende del terziario.

Un allarme che ha lanciato anche da Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto, dalle colonne de “la Stampa”, chiedendo al governo di “avviare subito un vero piano di razionamento dei consumi di energia o nel giro di poche settimane avremo le fabbriche ferme. Un disastro”. Richiesta rilanciata a sera anche dal leader degli industriali, Carlo Bonomi.


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