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Bruno Le Maire

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L’inflazione continua la sua corsa nel Vecchio Continente: per la zona euro Eurostat ha confermato l’ulteriore balzo all’8,1% a maggio su base annua, rispetto al 7,4% di aprile. A maggio 2021 segnava il 2%. Per l’Europa a 27 si arriva all’8,8%, contro il 2,3% di dodici mesi prima e l’8,1% del mese precedente. Numeri che misurano la “tempesta” che attraversa l’Europa, innescata principalmente dai rincari dell’energia, che continuano a spingere la corsa, e amplificata dall’invasione russa in Ucraina.

Dal Forum di San Pietroburgo, Vladimir Putin ha declinato ogni responsabilità, sostenendo che l’alto livello del tasso d’inflazione e i problemi energetici sono «il risultato di errori sistemici nella politica economica dell’attuale amministrazione statunitense e della burocrazia europea». Con le sanzioni imposte al Cremlino, «i politici europei hanno danneggiato le loro economie con le loro mani», ha sostenuto sottolineando che in alcuni Paese europei l’inflazione ha già superato il 20%.

È il caso dell’Estonia dove a maggio ha raggiunto il 20,1%, seguita ai vertici della classifica da Lituania (18,5%) e Lettonia (16,8%). I tassi annuali più bassi sono stati registrati in Francia, Malta (entrambi 5,8%) e Finlandia (7,1%). In Italia si è attestato al 7,3%, in aumento di un punto percentuale rispetto al 6,3% di aprile. A maggio dello scorso anno era all’1,2%. Il contributo più elevato al tasso di inflazione annuale dell’area dell’euro è arrivato dall’energia (+3,87%), seguita da cibo, alcol e tabacco (+1,59%), servizi (+1,46%) e beni industriali non energetici (+1,13%). Se il quadro dell’inflazione peggiora, «per la Bce sono possibili diversi aumenti dei tassi da mezzo punto», ha avvertito il governatore olandese e membro del Consiglio Bce, Klaas Knot.

«Per le prossime settimane e i prossimi mesi, e fino alla fine del 2023, l’inflazione sarà la sfida principale per tutti noi», ha detto il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, in occasione della riunione dell’Ecofin dedicata in larga parte proprio all’inflazione e che ha dato il via libera all’ingresso della Croazia nell’Eurozona da gennaio 2023, l’ok al Pnrr della Polonia e ha dovuto fare i conti con la regola dell’unanimità e il veto dell’Ungheria che ha bloccato l’accordo sulla minimum tax per le multinazionali.

La lista delle priorità elencate da Le Maire, presidente di turno dell’Ecofin fino al 30 giugno, è parsa una risposta ai “falchi” che mercoledì – nell’ambito delle discussioni sullo scudo anti-spread su cui sta lavorando la Bce dopo il “terremoto” sui mercati provocato dall’annuncio del rialzo dei tassi a luglio – avevano puntato il dito contro il sostegno espansivo alle economie, con il ministro tedesco, Christian Linder, a sostenere «che i governi devono rapidamente tornare a finanze pubbliche equilibrate», e quello austriaco, Magnus Brunner, a puntare direttamente il dito contro la Grecia e l’Italia, con il “messaggio”: «Rimettete in ordine i vostri bilanci».

«La priorità assoluta – ha affermato La Maire – oggi è proteggere i nostri cittadini e le nostre famiglie, soprattutto quelle con i redditi più bassi, contro le conseguenze dell’inflazione. La nostra responsabilità, come ministri delle Finanze, è usare ogni strumento per proteggere le persone dall’inflazione alta. Poi, naturalmente, dobbiamo pensare nel lungo termine a ridurre il debito pubblico. L’approccio tappa per tappa – ha insistito Le Maire – è l’unico che sarà efficace in queste circostanze molto critiche di alta inflazione».

Nella giornata del terremoto sulle borse, successivo alla stretta della Bce, l’Italia è stata tra i Paesi più bersagliati. Interpellato – a margine dell’Ecofin – in merito alla possibilità che i mercati stessero anche “prezzando” il rischio politico rappresentato dalle elezioni del prossimo anno in Italia per la tenuta dell’Eurozona, il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, è stato netto: «Non ci sono in questo momento considerazioni di natura politica che possano in qualche modo influenzare la situazione dei mercati». «Le elezioni – ha affermato – sono una prerogativa di una democrazia. Abbiamo un governo con una maggioranza molto ampia, un premier come Mario Draghi rispettato a livello Ue e internazionale. Le questioni di cui dobbiamo tenere conto della nostra economia e dei rapporti che devono essere sempre positivi tra politiche di bilancio e politica monetaria». «Certo – ha aggiunto – l’Italia deve conservare la rotta che ha sempre tenuto in questi decenni, che è una rotta di solidarietà europea e atlantica, quale che sia il governo che verrà dopo le prossime elezioni».

Ieri, intanto, il rimbalzo tentato dalla Borse – dopo il crollo di giovedì sull’onda dei timori di recessione determinati della stretta varata dalla Fed, Banca nazionale Svizzera e Bank of England – si è sgonfiato. Dopo il deciso rialzo segnato nella prima parte della giornata, hanno rallentato il passo rialzo quando il presidente della Fed, Jerome Powell, ha sottolineato che la banca centrale Usa «è totalmente concentrata sulla lotta all’inflazione», “rianimando” così lo spettro della recessione. I listini hanno risentendo in primo luogo delle vendite sul settore energetico, mentre i timori sulla tenuta della domanda di energia hanno depresso il prezzo del petrolio.
Chiusura “mista” per il Vecchio Continente, con Londra che ha ceduto lo 0,41%, lo 0,06 Parigi, Francoforte ha chiuso a +0,65%, a +0,29 Milano. Le “rassicurazioni” della Bce sullo scudo anti-frammentazioni sembrano convincere: lo spread Btp-Bund è sceso sotto 190 per chiudere la giornata a 192, dove non si trovava da fine maggio, mentre il Btp decennale scende di ben 17 centesimi al 3,56%, lontano dal livello di guardia oltre il 4% dello scorso martedì.


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