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Il Parlamento europeo

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Ci aspetta una campagna elettorale completamente nuova perché non si va al voto per un Parlamento Ue “piatto” e poco incisivo

TUTTI abbiamo avuto modo di leggere i vari comunicati della Unione europea e i vari approfondimenti prodotti da alcuni Commissari come la Commissaria Ferreira sulle varie proposte di revisione del Trattato di Lisbona firmato nel 2007; un trattato suddiviso in due parti:

– Il trattato sull’Unione europea (TUE) che si ispira al progetto di trattato-costituzione elaborato dalla Convenzione sull’avvenire dell’Europa poi modificato dalla Conferenza intergovernativa (55 articoli);

– Il trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) – che riprende tutti gli articoli dei trattati precedenti così come fu deciso dai governi dei Paesi membri, (355 articoli) – a cui si aggiungono i protocolli e le dichiarazioni insieme alla Carta dei diritti fondamentali divenuta con il Trattato giuridicamente vincolante.

L’idea iniziale della Commissione affari costituzionali, espressa in un documento nel maggio 2022 che si ispirava ai lavori e alle raccomandazioni della Conferenza sul futuro dell’Europa, era quella di limitare le modifiche ai trattati ad una trentina di questioni essenziali relative alla ripartizione delle competenze, alla semplificazione e all’estensione del voto a maggioranza nel Consiglio, alla trasparenza e al carattere democratico del sistema europeo. Globalmente le proposte dei relatori prevedono dunque quasi cento articoli nuovi o modificati da sottoporre alla revisione e al voto Ue dei due trattati che possono essere così sintetizzati:

1. una diversa ripartizione delle competenze fra Stati e Unione Europea attribuendo all’Unione nuove competenze concorrenti o condivise nei settori della politica estera e della difesa, delle infrastrutture per la protezione delle frontiere esterne, della salute, della protezione civile, dell’industria o competenze esclusive nei settori dell’ambiente e della biodiversità,

2. la generalizzazione del voto a maggioranza qualificata o semplice nel Consiglio e nel Consiglio europeo con qualche eccezione come nell’art. 22 TUE consacrato agli obiettivi strategici dell’UE decisi dal Consiglio europeo,

3. la generalizzazione della procedura legislativa ordinaria, del potere di co-decisione – anche nella formulazione dei grandi orientamenti di politica economica, che è ora dominio riservato del Consiglio con la previsione della consultazione costante dei partner sociali, nell’adozione delle misure di emergenza per aiutare Paesi membri in grave difficoltà come è avvenuto con la pandemia, delle regole previste nel Protocollo relativo al Patto di Stabilità e delle linee direttrici sulle politiche dell’occupazione

4. l’intervento dei parlamenti regionali con poteri legislativi allo stesso livello dell’intervento dei parlamenti nazionali nell’applicazione del principio di sussidiarietà la garanzia della trasparenza e il diritto di accesso ai documenti così come garantito dalla Carta dei diritti fondamentali,

5. la re-introduzione di una composizione della Commissione di un numero di commissari inferiore rispetto a quello degli Stati membri così come era stato previsto nel testo iniziale del Trattato di Lisbona,

6. un processo di revisione “ordinaria” dei trattati a maggioranza super – qualificata con l’introduzione del referendum confermativo mantenendo tuttavia il potere confederale dei governi di restituire competenze dall’Unione agli Stati membri con particolare riferimento ai diritti delle minoranze, la garanzia che gli aiuti di Stato rispettino la neutralità ambientale, la protezione dell’ambiente e il Pilastro dei diritti sociali, una nuova visione della politica fiscale in cui il Consiglio vota a maggioranza agendo in codecisione con il Parlamento europeo,

7. un quadro finanziario pluriennale di una durata di cinque anni che coincide con la durata della legislatura europea e ponga l’accento su un livello elevato di occupazione, sull’economia sociale di mercato. Tutte queste proposte si è deciso, sempre in sede comunitaria, di esaminarle e decidere a valle dei risultati delle elezioni del nuovo Parlamento europeo nel mese di giugno, ma una cosa è certa: prepariamoci ad un cambiamento che sicuramente trasformerà il ruolo e la funzione della Unione Europea in un organismo decisore forte; un organismo in cui sarà quasi impossibile definire possibili trattative per condizionare o rivedere le varie direttive emanate.

Senza dubbio i punti 3 e 6 che riporto di seguito sono quelli da monitorare attentamente perché incideranno in modo rilevante nel comparto delle infrastrutture ed in quello del trasporto:

3. la generalizzazione della procedura legislativa ordinaria, del potere di co-decisione – anche nella formulazione dei grandi orientamenti di politica economica, che è ora dominio riservato del Consiglio con la previsione della consultazione costante dei partner sociali, nell’adozione delle misure di emergenza per aiutare paesi membri in grave difficoltà come è ora avvenuto con la pandemia, delle regole previste nel Protocollo relativo al Patto di Stabilità e delle linee direttrici sulle politiche dell’occupazione,

6. un processo di revisione “ordinaria” dei trattati a maggioranza super–qualificata con l’introduzione del referendum confermativo mantenendo tuttavia il potere confederale dei governi di restituire competenze dall’Unione agli Stati membri con particolare riferimento ai diritti delle minoranze, la garanzia che gli aiuti di Stato rispettino la neutralità ambientale, la protezione dell’ambiente e il Pilastro dei diritti sociali, una nuova visione della politica fiscale in cui il Consiglio vota a maggioranza agendo in codecisione con il Parlamento europeo.

Ebbene, forse stiamo sottovalutando un fatto: fino all’attuale conformazione della Ue, fino alla validità delle norme sul voto alla unanimità ci sentivamo tranquilli su possibili sorprese assunte da schieramenti di Paesi della Unione Europea interessati, soprattutto, nel comparto dei trasporti a creare convenienze logistiche per alcuni operatori. Ed allora ritengo urgente preparare, da subito, sia un quadro che rafforzi le nostre richieste o uno spazio di tranquillità per la corretta gestione della movimentazione delle merci privo di vincoli al transito e privo di vincoli procedurali altamente penalizzanti per la nostra organizzazione logistica, sia una motivata azione di trasparenza del sistema di accesso alle risorse e di attuazione di interventi infrastrutturali da non far gravare sul debito pubblico quando riguardano interventi ubicati sulle Reti Trans European Network (TEN – T).

Ci aspetta, quindi, una campagna elettorale per il voto del Parlamento Ue completamente nuova perché non si elegge un Parlamento “piatto” e poco incisivo sulle evoluzioni socioeconomiche dei vari Paesi della Unione ma, per la priva volta, si dovrebbe dare attuazione ad una volontà di due grandi firmatari del Trattati di Roma del 25 marzo 1957, Gaetano Martino e Konrad Adenauer: “L’Europa sarà realtà quando potrà incidere in modo forte sulla crescita e lo sviluppo superando la logica dei compromessi e degli accordi poco significativi”. In fondo era una dichiarazione che riconosceva al Trattato una forza solo se slegato da gratuite forme di “unanimità nelle scelte”; forse dopo ottant’anni potremmo riuscirci.

Dovremmo quindi, da subito, selezionare e difendere alcune proposte che non possono essere sottovalutate proprio in questa fase; mi riferisco solo a titolo di esempio ad alcune aree specifiche come:

– Il riassetto funzionale della offerta portuale evitando che la logica del voto a maggioranza crei aree deboli ed aree forti, HUB transhipment vincenti e HUB transhipment destinati alla chiusura

– L’uscita dal debito pubblico delle opere realizzate dai singoli Stati sulle Reti Trans European Network (TEN – T)

– Una norma comunitaria che regoli le forme di supply chain in modo da ottimizzare davvero i processi di approvvigionamento e distribuzione delle varie filiere merceologiche

– Costruire le condizioni per dare forza ed incidenza agli organismi della Unione Europea preposti al controllo della sicurezza stradale, ferroviaria, marittima ed aeroportuale

– Rileggere, in modo del tutto nuovo, lo strumento della “concessione” nel comparto dei servizi pubblici; imponendo una norma che abbia valenza comunitaria per evitare in tal modo di creare aree privilegiate e spesso anomale.

Senza dubbio questo Governo si è insediato in un momento storico difficile, ha trovato una eredità sconvolgente, una eredità lasciata da Governi che per circa dieci anni hanno sommato una serie di incapacità programmatiche e gestionali, tuttavia questo Governo ha la fortuna di poter essere attore essenziale in questo processo di rivisitazione degli strumenti chiave della Ue grazie al voto. Sicuramente questa complessa ed articolata tematica sarà affrontata e dibattuta nel Festival Euromediterraneo che si svolgerà a Napoli nel mese di aprile del prossimo anno.


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Alessandro Chiappetta

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