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Le Borse europee chiudono la settimana in rialzo e tornano a ritoccare i massimi dopo che i dati provenienti dagli Stati Uniti hanno confermato la tenuta dell’economia, che sembra sempre più orientata a un “soft landing” e a evitare quindi la recessione. Gli investitori si sono così concentrati sugli aspetti positivi della congiuntura, mettendo almeno per oggi in secondo piano la prospettiva che la tenuta del mercato del lavoro conceda alla Fed più tempo per il taglio dei tassi di interesse, comprando l’azionario e alleggerendo le posizioni sui titoli di Stato, con conseguente incremento dei rendimenti.

A Piazza Affari, il Ftse Mib ha guadagnato lo 0,94% a 30.403 punti, nuovo top dal giugno del 2008. Il mercato del lavoro statunitense si e’ rivelato molto piu’ forte del previsto a novembre, ma cio’ non sembra smorzare le speranze di un rallentamento dell’inflazione a pochi giorni dalla prossima riunione della Fed. A novembre sono stati creati 199.000 posti di lavoro, rispetto ai 150.000 di ottobre, secondo i dati del Dipartimento del Lavoro. Una cifra superiore ai 180.000 posti di lavoro previsti dagli analisti.

Tuttavia, questo aumento potrebbe essere in parte dovuto alla ripresa del lavoro nelle case automobilistiche dopo lo storico sciopero di sei settimane indetto dal sindacato Uaw. Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, e’ tornato a scendere al 3,7%, dopo essere salito a ottobre al 3,9%. E’ quindi tornato al livello piu’ basso da luglio.”Il mercato del lavoro rimane solido, con una crescita dei posti ancora robusta e il tasso di disoccupazione a livelli straordinariamente bassi”, ha commentato in una nota Rubeela Farooqi, capo economista di High Frequency Economics.

Tuttavia, la creazione di posti di lavoro nel solo settore privato e’ rallentata, secondo l’indagine mensile Adp diffusa mercoledi’. Il capo economista dell’Adp, Nela Richardson, citata nel comunicato stampa, ha sottolineato che “l’economia nel suo complesso dovrebbe registrare un ritmo piu’ moderato di assunzioni e aumenti salariali nel 2024”. La carenza di manodopera sperimentata dal mercato del lavoro statunitense per piu’ di due anni ha portato a un’impennata dei salari, che ha contribuito ad alimentare l’alta inflazione. A novembre, i salari hanno accelerato su base mensile ma sono rimasti stabili sull’anno.

Serve un rallentamento dell’occupazione se si vuole sperare che l’inflazione torni a un livello accettabile. E’ questo l’obiettivo della Fed, la cui prossima riunione si terra’ martedi’ e mercoledi’, che probabilmente manterra’ i tassi al livello attuale per la terza volta consecutiva. Il rischio di una stretta eccessiva e’ infatti che la prima economia del mondo precipiti in recessione. La nuova crescita dei posti di lavoro ha comunque continuato a essere inferiore alla media mensile di 240.000 unita’ osservata nei 12 mesi precedenti.

Quindi secondo gli analisti i tassi Usa hanno ormai raggiunto il picco e la prossima mossa della Fed sarà un taglio, probabilmente entro la metà del prossimo anno. Dpo i dati sull’occupazione il rendimento del Treasury decennale è salito di ben 13 punti base al 4,26%, rimbalzando dal minimo di tre mesi del 4,11% toccato mercoledì. “C’è una visione più ottimistica riguardo al 2024, la sensazione che la battaglia contro l’inflazione sia stata vinta e che i tassiscenderanno.

La domanda ora è quanto velocemente”, spiega Jerry Thomas, CIO globale per le azioni di Sarasin & Partners. Le scommesse su un taglio dei tassi di almeno 25 punti base a marzo ammontano attualmente al 53%, in calo rispetto al 58% precedente al dato di oggi.“La Fed può organizzare un atterraggio morbido se taglia presto i tassi”, secondo Wong e Paul di Bloomberg, ma aspettare troppo a lungo significherebbe che “il ciclo di feedback negativo non lineare del mercato del lavoro potrebbe essere già iniziato, rendendo un atterraggio duro più probabile”.

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Alice Possidente

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