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Il ministro per gli Affari regionali e il Pnrr, Raffaele Fitto

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NESSUN ritardo dell’Italia sul Pnrr, il nostro paese – garantisce il ministro Fitto – centrerà l’obiettivo della quarta rata e l’autonomia differenziata “è una grande chance anche per il Sud”. Il day after di Raffaele Fitto, ieri travolto dalle critiche per i presunti ritardi sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, è condensato in pochi ma chiari concetti. Il ministro ieri si è presentato sul palco dell’assemblea di Confindustria Bari-Bat agguerrito e pronto a replicare a muso duro alle polemiche.

Martedì il governo italiano ha sottoposto alla Commissione la richiesta di modificare una serie specifica di obiettivi intermedi e finali del Pnrr. Si tratta delle dieci misure rese note proprio da Fitto, relative alla richiesta della quarta tranche dei pagamenti. Le modifiche proposte, spiega la Commissione comunitaria, “sono legate all’impossibilità di portare a termine misure originariamente previste”, impossibilità “dovuta a circostanze oggettive, incluse l’inflazione e la rottura delle catene di approvvigionamento provocate dall’aggressione russa all’Ucraina”. Bruxelles valuterà ora se il piano modificato soddisfa ancora i criteri di valutazione del regolamentò europeo del Recovery Fund ma intanto Fitto ha difeso le scelte: “Mi sembra – ha affermato il ministro – che il confronto con la Commissione europea sia positivo e anche con le Regioni, perché vorrei sottolineare che in Conferenza Stato-Regioni abbiamo definito un’intesa, abbiamo attivato dei tavoli di confronto, stiamo facendo un monitoraggio con ogni singola Regione sulla situazione preesistente e a breve poi saremo pronti anche nel definire gli aspetti collegati alle scelte per i prossimi programmi e per i prossimi mesi”.

Lo scopo finale è non disperdere i fondi Pnrr e di Coesione e Sviluppo: “Sulla rimodulazione del Pnrr – ha spiegato ancora Fitto – ma anche per l’utilizzo delle risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione abbiamo un confronto aperto, proprio in questi giorni, con la Commissione europea per poter avere la possibilità di utilizzare al meglio queste risorse, anche in una visione che per il Mezzogiorno sia strategica. E siamo convinti che ci sia bisogno di utilizzare bene e meglio le risorse concentrandone l’utilizzo, evitando la parcellizzazione del passato e immaginando obiettivi strategici e interventi chiari, con un cronoprogramma preciso e non certamente decine di migliaia di piccoli interventi che poi non producono, come purtroppo è stato in passato, quei risultati di cui ha fortemente bisogno il Mezzogiorno”.

Ancora: non c’è nessun ritardo dell’Italia sulla terza e quarta rata del Pnrr il ministro Fitto ha replicato a muso duro: “Se vogliamo stare ai fatti noi siamo dentro i termini europei, è un lavoro che ha un impatto di 35 miliardi di euro averli o no ha un approccio diverso”. E poi ha ricordato che ci sono soltanto tre Paesi che hanno chiesto la terza rata: Italia, Spagna e Grecia. Quindi, ha sottolineato, “non mi sembra che ci sia difficoltà su questo, non c’è nessun ritardo dell’Italia sul Pnrr, c’è invece – ha evidenziato Fitto – un approfondimento che per l’Italia” non è quello degli altri Paesi “perché mi piace sottolineare che l’Italia ha il programma più alto di investimenti del Pnrr rispetto agli altri Paesi, a partire dalla Spagna che è il secondo Paese ma ha un programma di un terzo rispetto al nostro, questa è verità. Ieri – ha concluso – abbiamo presentato le modifiche finalizzate alla soluzione dei problemi esistenti per gli obiettivi al 30 giugno, non voglio farmi trascinare in una polemica tra parti politiche che ritengo molto strumentale ma soprattutto la ritengo non utile all’interesse del nostro Paese quindi proseguiamo a lavorare rispetto alla soluzione dei problemi e il tempo si incaricherà di chiarire le questioni”.

Sulla stessa linea la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che durante la conferenza al termine del summit Nato, a Vilnius, si è dichiarata ottimista sull’incasso della terza rata e sull’ok alle modifiche degli obiettivi legati alla quarta, di chi, ha detto di aver parlato con la Commissione e la presidente von der Leyen. “Sinceramente – ha detto – vedo più allarmismo sul fronte italiano che fuori dai nostri confini”. Il ministro Fitto, ha rimarcato: “Se il dibattito di queste ore sul Pnrr fosse stato fatto con questa intensità nei due anni precedenti probabilmente oggi ci troveremo di fronte ad una situazione diversa. Abbiamo preventivamente immaginato di definire queste modifiche sulla quarta rata ed è un metodo che utilizzeremo anche sugli altri obiettivi degli altri semestri, nel senso che l’idea che noi abbiamo non è quella di guardare alla scadenza immediata come si è fatto precedentemente ma alla scadenza finale del programma e quindi stiamo ragionando con questo angolo di visuale”.

Che tra Fdi e Lega ci sia frizione sul Pnrr non è certo un mistero ma ieri Fitto ha gettato acqua sul fuoco negando che ci siano problemi con il ministro dell’Economia Giorgetti: “Assolutamente no, l’ho incontrato ieri stiamo lavorando bene”.

A chiusura una battuta sull’autonomia differenziata: “Vedo l’autonomia come una grande opportunità per avviare nel sud una linea di demarcazione che punti alla responsabilizzazione delle classi dirigenti. E’ un disegno di legge che sta in un primo ramo del Parlamento ma parliamo della negatività rispetto alla fotografia della situazione esistente”.

A chiedere “un’operazione verità sul Pnrr” è stato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi: “Vediamo cosa possiamo realizzare, in quanto tempo e se gli interventi portano alla crescita al Paese”, ha affermato. “Non vorrei – ha aggiunto – che al 2026 cominciasse qualche procedura di ristorno dei fondi”, rilevando che nel Pnrr ci sono anche tanti progetti da 1.000 euro che “non credo creino Pil potenziale al Paese”. Bonomi ha ricordato che il Pnrr “oltre alla crescita del Pil aveva l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze di genere e generazionali” ma “una rotonda o una pista ciclabile non risolvono le disuguaglianze”. Il presidente di Confindustria ha quindi invitato a “metterci intorno a un tavolo e se non riusciamo a spendere le risorse prese dobbiamo verificare la possibilità che siano trasformati in credito d’imposta a favore del sistema produttivo italiano per transizione digitale e green”.

Da Confindustria Puglia è arrivata la richiesta al ministro di “sbloccare almeno il 20% del fondo di Coesione e sviluppo”, mentre il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro ha lanciato un appello al governo Meloni: “Chiediamo di essere ascoltati, di condividere con noi alcune scelte, poche ma fondamentali per far sì che l’ingranaggio non si inceppi. Siamo tutti chiamati a concorrere al grande disegno che si chiama Italia 2030 – ha aggiunto – sapendo che non avremo altri giorni che questi, quindi non ci è dato di sprecarli”.


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