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Per l’export extra Ue crescita congiunturale dell’1,2%, l’aumento globale annuo è del 4,1%, crolla l’import: -4,6% e diminuiscono anche disoccupati e precari

Maggio ha ridato sprint all’occupazione (con un calo di disoccupati e precari) e all’export extra Ue. I report dell’Istat, pubblicati ieri, su occupati e commercio estero, aggiungano altri tasselli al puzzle dell’economia italiana che si conferma in ottimo stato di salute. Il dato sul lavoro è particolarmente importante perché ridurre lo zoccolo duro della disoccupazione è una delle priorità per riavviare anche la macchina dei consumi e infondere fiducia al Paese.

A maggio gli occupati sono aumentati, mentre sono calati i disoccupati. Rispetto ad aprile il mondo del lavoro ha acquisito 21mila unità in più, si sono rafforzati autonomi e fascia tra 25 e 34 anni e comunque chi ha meno di 50 anni. Ma questo vale per gli uomini, perché per le donne la situazione è più critica, Flessioni anche per i lavoratori a tempo e i giovani tra 15 e 24 anni.

L’OCCUPAZIONE IN CIFRE, CALANO DISOCCUPATI E PRECARI

Il tasso di occupazione sale al 61,2% (+0,1%), quello di disoccupazione scende al 7,6%, ma per i giovani cresce al 21,7%. Il tasso di inattività è invariato, ma a spese delle donne, in particolare per quelle che hanno almeno 35 anni. Nel trimestre marzo-maggio rispetto al precedente ci sono 120mila lavoratori in più, si sono ridotte di 33mila unità le persone in cerca di occupazione e sono -74mila gli inattivi.

Se si considera il dato di maggio su quello dello stesso mese del 2022 l’esercito di chi ha trovato un posto guadagna 383mila nuove unità e coinvolge uomini, donne e tutte le classi di età. Ci sono sempre meno italiani a caccia di una occupazione (-4,8%, pari a 98mila unità in meno), così come si riducono gli inattivi tra 15 e 64 anni (-351mila).

CRESCE IL LIVELLO DELLA STABILIZZAZIONE CON CONTRATTI DI TIPO PERMANENTE

All’aumento degli occupati si affianca una maggior stabilizzazione perché a rafforzare la platea dei lavoratori sono soprattutto i dipendenti permanenti (+3%) e gli autonomi (+1,6%) che hanno compensato il calo di quelli a tempo determinato. E se per le donne a livello mensile la situazione è meno brillante, sull’anno la crescita è al livello di quella degli uomini, con +1% per le prime e +1,2% per i secondi.

L’Istat evidenzia un forte divario relativo alla fascia di età. A ridursi sono gli under 24, mentre la crescita accelerata premia chi ha tra 25 e 35 anni con 71mila unità in più. Ancora in ribasso la fascia tra 35 e 49 anni (-49mila) per tornare al segno più con gli over 50.

Valutazione positiva sul trend dell’anno da parte del segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, che commenta come il tasso di disoccupazione, da anni mai così basso, sia conseguenza «di un’economia italiana che si è mostrata particolarmente resiliente portando a due anni di continua crescita dell’occupazione, compresa quella femminile e giovanile». Un elemento positivo evidenziato da Sbarra è l’aumento dei dipendenti a tempo indeterminato e la contrazione di quelli a tempo. È però da monitorare nei prossimi mesi, secondo la Cisl, l’andamento negativo dell’occupazione dei giovani (15/24 anni) e delle donne rilevato su aprile.

NON SOLO IL CALO DI DISOCCUPATI E PRECARI: SALE L’EXPORT, CROLLA L’IMPORT

Positivo il trend dell’export verso i Paesi extra Ue che ha segnato a maggio un aumento congiunturale dell’1,2%, mentre cala del 4,6% l’import. A trainare la crescita su base mensile le vendite di beni di consumo durevoli (+7%), non durevoli (+3,4%) e intermedi (+3,3%), mentre sono in diminuzione le esportazioni di energia (-9,2%) e beni strumentali (-1,8%).

Il crollo dell’import è dovuto agli acquisti di energia (-17,7%). Su base annua le spedizioni italiane nei Paesi terzi sono cresciute del 4,1% (+16% i beni strumentali e +7,2% quelli di consumo non durevoli). La retromarcia dell’import è legata alla riduzione degli acquisti di energia (-42,7%). Un andamento che ha portato a un saldo commerciale positivo per 4.473 milioni, mentre il deficit energetico si è attestato a – 4.828 milioni a fronte di 8.289 milioni del 2022. A premiare il made in Italy sono stati soprattutto i Paese Opec (+28,8%), a seguire Cina (+14,8%) e Giappone (+14,7%).

AGROALIMENTARE MOTORE DELLA CRESCITA MA ORA SORGE IL RISCHIO “EMERGENZA GRANO”

L’Istat sottolinea la ripresa delle spedizioni dopo due mesi di cali, mentre nelle importazioni a incidere è soprattutto il calo dei prezzi e dei volumi di gas naturale. Uno dei settori che continua a registrare ottime performance sul fronte export, dopo l’exploit dei 61 miliardi del 2022, è l’agroalimentare, settore trainante nei Paesi terzi e nelle relazioni commerciali con la Cina, come ha detto ieri il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, nell’incontro con l’omologo cinese Tang Renjian. Il ministro ha ribadito l’impegno a sostenere l’export in tutto il mondo.

Sull’agroalimentare, però, rischia di riesplodere l’emergenza grano: ieri il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha lasciato intendere che Mosca non ha intenzione di prorogare l’accordo in scadenza il 22 luglio. E nella guerra del grano sarà inevitabilmente coinvolta anche l’Italia. Coldiretti sottolinea che l’ import proveniente dall’Ucraina è strategico per i Paesi poveri dell’Africa e dell’Asia, ma bisogna evitare speculazioni e distorsioni commerciali, visto che l’import di frumento ucraino è cresciuto del 326% nel primo trimestre 2023, mentre le quotazioni del prodotto nazionale sono crollate del 30%. Per Coldiretti, in base ai dati del Centro studi Divulga, solo il 55% dei prodotti agricoli partiti dai porti del Mar Nero ha raggiunto i Paesi in via di sviluppo. Tra i maggiori beneficiari spicca la Cina, seguita da Spagna e Turchia.


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Francesco Ridolfi

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