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Secondo il Rapporto Sace malgrado la difficile situazione internazionale l’export 2023 dell’Italia continua a crescere a ritmo sostenuto

La scivolata di aprile dell’export, rilevata dall’Istat, potrebbe rimanere solo un fatto episodico. D’altra parte lo stesso Istituto aveva segnalato le ottime performance sui mercati internazionali delle regioni italiane. E le prospettive sembrano volgere verso il meglio in linea con tutti gli indicatori nazionali ed esteri che restituiscono l’immagine di un Paese che corre. Anche se restano ancora alcuni ostacoli da superare, uno in particolare il più duro, l’inflazione. Ma non si può neppure non tener conto della grave situazione di incertezza internazionale. E dei profondi cambiamenti geopolitici che stanno riscrivendo la geografia dei mercati globali. Nonostante queste condizioni, che certo non aiutano, quest’anno, ma soprattutto nei prossimi, la presenza del made in Italy nel mondo sarà sempre più forte.

L’ORIZZONTE LUMINOSO PER L’ITALIA NELL’EXPORT 2023

Ad aprire un orizzonte luminoso il Rapporto export 2023 di Sace che è incoraggiante già nel titolo “In futuro è adesso. Insieme”. L’analisi infatti prevede un buon andamento delle vendite nazionali quest’anno e nel prossimo che interesserà tutti i settori. Potrebbero cambiare i mercati di destinazione con il rafforzamento delle aree asiatiche e del Golfo. Ma il trend, secondo le previsioni, sarà decisamente positivo. Dopo una buona crescita del 2022 (+20%), quest’anno l’export dovrebbe svettare a quota 667 miliardi (+6,8%). Per salire nel 2024 a 698 miliardi e ancora a 725 miliardi nel 2025 e 752 miliardi nel 2026. Valutazioni che ovviamente sono anche condizionate dall’inflazione che dovrebbe comunque raffreddarsi anche in Italia. Si supererà in ogni caso la media storica del 2012-2019.

Il rapporto precisa anche che la crescita sostenuta nel 2022 è dovuta molto all’effetto prezzi trainato dalla componente energetica che ha raggiunto livelli altissimi a causa del conflitto in Ucraina. Già quest’anno però la spinta inflattiva, che comunque ci sarà, è meno intensa.

Nel 2023 è previsto un ritorno del contributo alla crescita dei volumi (+1,3%), ancora relativamente contenuto, ma dovuto anche alla debolezza internazionale. La Germania, per esempio, importante partner commerciale per l’Italia, ha perso il suo ruolo storico di locomotiva dell’Europa e procede a ritmi decisamente più lenti rispetto al nostro Paese. E l’ultimo indicatore ieri ha confermato questa situazione di debolezza. L’indice Pmi del settore manifatturiero a giugno è 41 punti al di sotto delle previsioni (43,5) e per i servizi è a 54,1 a fronte delle stime di 56,3. Insomma in un contesto non facile il sistema produttivo italiano sta sfoderando le migliori capacità di ripresa e sviluppo.

LA QUOTA DI MERCATO ITALIANA IN RAPPORTO CON IL RESTO D’EUROPA

La quota di mercato italiana, secondo le rilevazioni di Sace, è risultata in aumento al 2,6% (dal 2,4% precedente) nel 2022. Seconda solo a quella tedesca (6,6%) e comunque superiore a quella di Francia (2,5%), Regno Unito (2,1%) e Spagna (1,7%). Insomma, si legge nel rapporto “nonostante le recenti crisi, tra il 2019 e il 2022 l’Italia, così come la Spagna, ha mantenuto salda la propria incidenza sulle esportazioni totali intraeuropee, al contrario di Germania e Francia che hanno perso rispettivamente 2,4 e 0,8 punti percentuali”. Il 2022 per il nostro Paese ha segnato anche il recupero dell’export di servizi con un +8,5% sul 2019 (118 miliardi), dopo una ripresa post Covid rallentata nel 2021.

Il traino maggiore per i servizi è arrivato dal turismo che sta vivendo un momento magico e che lo scorso anno ha consentito di raddoppiare l’export portandolo a 42 miliardi. Il turismo, come ha confermato ieri anche il rapporto della Confcommercio, è tornato a essere un motore importante dell’economia nazionale. Sono tornati i turisti stranieri, specie da Americhe e Asia anche se non sono stati ancora recuperati i livelli precedenti alla pandemia. A pesare però il crollo degli arrivi dalla Russia. Ma ci sono attese dalla riapertura dei viaggi internazionali dalla Cina. Per il 2023 Sace stima, sulla base dei dati dei turisti esteri nel primo trimestre, un balzo del 42% rispetto allo stesso periodo del 2022.

EXPORT 2023 PER L’ITALIA IN CRESCITA ANCHE BENI INTERMEDI E AGROALIMENTARE

A tirare sono anche altri settori. I beni intermedi, per esempio, nel 2022 sono cresciuti a un ritmo nettamente superiore alla media (+31,2%). Quest’anno saranno il raggruppamento che registrerà il maggior incremento sfiorando la doppia cifra (+9,9%), trainati dal rialzo dei valori medi unitari, a loro volta influenzati dalle dinamiche inflative, ma anche dalla componente in volume. Buon andamento per la chimica, che include la farmaceutica, cresciuta di oltre il 33% e pronta a replicare le ottime performance. E sono favorevoli anche le previsioni per gomma e plastica (+8,2% nel 2023).

In corsa poi un altro campione del Made in Italy, l’agroalimentare. Questo settore è stato direttamente interessato dal conflitto essendo Russia e Ucraina importanti esportatori a livello mondiale di grano, mais, olio di girasole e fertilizzanti. Spinto anche dal caro prezzi l’export ha superato 60 miliardi e anche quest’anno le previsioni sono di incrementi del 5,7% nel 2023 e del 5% l’anno successivo, soprattutto con il traino di alimentari e bevande (+6,3% in media nel biennio 2023-24). Sace afferma che l’export di questo settore “è stato influenzato dalle spinte inflative generate dai rincari degli input produttivi, non solo dei prodotti agricoli ma anche di energia e fertilizzanti, che sono stati trasferiti sui prodotti destinati al consumo”.

I PROBLEMI DELL’EMERGENZA CLIMATICA E LA RICETTA DI SACE

A questa situazione fortemente condizionata dalla guerra si aggiunge l’emergenza climatica con i timori legati ai fenomeni estremi che potrebbero tagliare i raccolti. Già per molte produzioni come ha sottolineato Coldiretti si è avvertito l’impatto di siccità prima e alluvione e bombe d’acqua poi che hanno devastato l’intero Paese, dal Nord al Sud. Con danni rilevantissimi dopo i 6 miliardi stimati da Coldiretti per il 2022. E da Sace arriva la ricetta: investire nella ricerca con l’utilizzo della tecnologia 4.0 che può aiutare anche la svolta green. Così come le nuove tecniche genetiche, le Tea, su cui è stata autorizzata la sperimentazione, ma che Coldiretti chiede che vengano riconosciute da Bruxelles. Oggi, infatti, per attenuare l’impatto dei fenomeni meteo estremi servono coltivazioni in grado di resistere meglio agli stress.

E infine un altro settore, quello dei beni di investimento che ha avuto un andamento deludente dovrebbe invertire il trend nel 2024.​
Comunque i nuovi driver che stanno emergendo e che sono destinati a condizionare sempre di più anche le esportazioni sono indicati da Sace nella transizione energetica e rivoluzione digitale. E anche su questo fronte l’Italia è messa bene, perché, sottolinea lo studio, “negli ultimi decenni l’Italia ha mantenuto un vantaggio comparato, sia per quanto riguarda i beni ambientali sia per quelli a basse emissioni di carbonio”. E questo ha consentito al Belpaese di piazzarsi al secondo posto in Europa, dopo la Germania, nelle vendite oltreconfine di beni ambientali.

Nei prossimi anni ancora più incisiva potrebbe essere la spinta green. Investire in digitalizzazione, innovazione e transizione energetica farà la differenza per rafforzare la competitività delle imprese italiane che già oggi sembrano comunque muoversi con il passo giusto sui mercati mondiali.

EXPORT 2023, PUR TRA TANTI PROBLEMI, L’ITALIA STA FACENDO BENE

Insomma, pur se in un contesto complesso o oscurato da molte ombre, l’Italia sta facendo bene e soprattutto il ritmo dovrebbe accelerare. Ma l’attenzione deve rimanere alta soprattutto per quanto riguarda l’inflazione che oggi rappresenta il fattore di rischio più pericoloso per il condizionamento interno con l’erosione del potere di acquisto e l’effetto sulla domanda di beni e servizi e anche sul fronte estero che è quello che sta dando tante soddisfazioni all’Azienda Italia. Così come, secondo quanto suggerisce Sace, si deve proseguire su innovazione investimenti e dunque non perdere il treno del Pnrr, strategico per il sistema nazionale.


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Francesco Ridolfi

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