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Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco

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TANTA incertezza a livello internazionale. Quindi anche in Italia, nonostante una crescita più forte del previsto. Il mondo, nella relazione annuale del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, è una grande incognita di viaggio: arriva da shock multipli e non si sa quando, e come, questi shock multipli saranno riassorbiti. C’è poca visibilità all’orizzonte, soprattutto a causa dell’invasione russa dell’Ucraina e al protrarsi della guerra. La crescita globale si sta indebolendo; qua e là si avvertono scricchiolii di importanti sistemi finanziari, come negli Usa e in Svizzera. L’unione monetaria europea resta ancora incompiuta in alcuni aspetti fondamentali per garantirne stabilità e coesione nel lungo termine.

LA “VARIABILE GUERRA”

Una relazione improntata al realismo, quella del governatore, che da banchiere centrale non poteva non soffermarsi sul fenomeno che più penalizza le famiglia in questo momento, l’inflazione. E da banchiere centrale non poteva non difendere l’operato della Bce, criticato da alcuni economisti non tanto per il ritmo della normalizzazione, ma per aver reagito in ritardo rispetto ai segnali di forte aumento dei prezzi. «Ancora nel giugno 2021 – ha ricordato Visco – nonostante i rincari del gas e le strozzature nell’offerta di prodotti intermedi, l’inflazione complessiva (nella zona euro, ndr) era al 2% e quella di fondo all’1%, mentre negli Usa era al 5% grazie a una forte domanda interna sostenuta dal bilancio pubblico».

Neanche i mercati, ha continuato, segnalavano attese di un prolungato aumento dei prezzi per l’area euro; quelle a due anni «derivate dai contratti connessi al rischio d’inflazione, gli inflation linked swap, erano all’1,5% rispetto a un valore doppio negli Usa». Pertanto la linea di politica monetaria della Banca centrale europea continuerà nel suo percorso di normalizzazione, sempre attenta e sintonizzata ai dati macroeconomici che via via si presenteranno. Una sfida significativa, secondo il governatore. Che dovrà trovare il giusto equilibrio tra «il rischio di una restrizione insufficiente», tale da portare a un radicamento delle aspettative inflazionistiche, e «il rischio di un inasprimento sproporzionato che potrebbe ripercuotersi troppo intensamente sull’attività economica».

La variabile che rende tutto estremamente più difficile è la guerra in Ucraina, che ha trasformato uno shock temporaneo sui prezzi in un fenomeno ben più persistente.

IL LIBERO SCAMBIO

Purtroppo, ha sottolineato Visco, il rincaro dei beni energetici «è una tassa ineludibile per l’economia dell’area euro». Ne consegue che il rientro dell’inflazione ai livelli desiderati sarà più rapido nella misura in cui tutti – imprese, lavoratori, governi – contribuiranno a questo fine. Nonostante in alcuni Paesi, soprattutto quelli dove la disoccupazione è più bassa, si siano registrate richieste di aumenti salariali importanti, il governatore non vede al momento il rischio di una spirale al rialzo tra prezzi e salari. Il problema è che intorno all’eurozona si rafforzano i venti contrari. Se il doppio shock della pandemia e della guerra ha sottolineato una volta di più la necessità di rivedere, e in molti casi di accorciare, la catena degli approvvigionamenti di beni intermedi, questa tendenza, secondo il governatore, non deve andare a detrimento del libero scambio e della libera circolazione delle merci e sfociando in atteggiamenti eccessivamente protezionisti.

Del resto, ha fatto notare, è un sistema che negli ultimi 30 anni, dopotutto, ha contribuito a ridurre sensibilmente il numero di persone in condizione di povertà estrema, passato da 2 miliardi a meno di 800 milioni. La globalizzazione, e il progresso di innovazione tecnologica che l’ha accompagnata, in molti Paesi avanzati ha anche causato una minor stabilità dell’occupazione e una crescita delle diseguaglianze alle quali «le politiche pubbliche non hanno saputo dare una risposta». Queste tendenze hanno contribuito a diffondere nell’opinione pubblica sentimenti negativi nei confronti dei processi di apertura internazionale. Ciononostante, secondo Visco sarebbe un errore, per un’economia aperta come la nostra, «sottovalutare i benefici dell’integrazione dei mercati».

Anche perché certe sfide, come la transizione energetica, le pandemie, lo sviluppo dell’economia digitale sono talmente difficili e onerose che è impossibile affrontarle su scala nazionale. Nella relazione un aspetto importante è stato dedicato al futuro dell’Unione monetaria e a possibili nuove integrazioni. E anche qui non sono mancate alcune nubi all’orizzonte. L’Unione bancaria è incompleta, ha detto il governatore, mentre l’Unione del mercato dei capitali è ancora nella sua fase preliminare. Sulla riforma delle politiche di bilancio (di recente è stata presentata la proposta della Commissione) visto ritiene che debba poggiare su due pilastri: un ripensamento delle regole e la costituzione di una propria capacità di bilancio «a fronte di risorse proprie e, quando necessario, con emissione di debito».

LE RIFORME FRENATE

Il giudizio sul progetto di Bruxelles è cautamente positivo, il classico passo nella giusta direzione. Ma Visco fa notare che nella proposta della Commissione è assente la proposta di una capacità di bilancio. Insomma, lo slancio delle riforme presentate e in parte attuate all’indomani della crisi debitoria dell’eurozona sembra aver perso forza, anche perché, secondo il governatore, questa capacità servirebbe meglio ad assorbire gli shock, sia quelli di un singolo Paese sia quelli comuni. Allora auspica che in situazioni di emergenza si ripetano schemi come quello di NextGenerationEu, poi declinato nei vari piani nazionali (Pnrr).

E a proposito del Pnrr, un passaggio forse indirizzato alle difficoltà che l’implementazione del piano sta incontrando in Italia: «I Paesi che necessitano maggiormente di queste risorse – ha detto – il nostro in primo luogo, oltre ad avere un’occasione storica per affrontare problemi di lunga durata, hanno anche l’onere di dimostrare, con risultati tangibili, l’effettiva utilità di una tale maggiore integrazione».


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