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Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, il Pnrr, il Sud e le Politiche di coesione

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L’OBIETTIVO è chiudere la revisione del Piano di ripresa e resilienza «il prima possibile», con fine agosto come data limite, quella fissata dal regolamento europeo Bruxelles – «non il 30 aprile» – per presentare gli aggiustamenti necessari e il nuovo capitolo Repower Eu con gli interventi per fronteggiare l’emergenza energetica e accelerare sull’efficientamento. Per spingere sull’attuazione degli interventi e della spesa un contributo importante è atteso dal decreto Pnrr, approvato ieri in via definitiva dalla Camera, che mette in campo una governance rafforzata, accentrata a Palazzo Chigi – mentre al Mef resta il monitoraggio delle risorse – e misure di semplificazione per velocizzare gli interventi.

A Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, il Pnrr, il Sud e le Politiche di coesione, alle prese con i ritardi sulla tabella di marcia per l’attuazione degli interventi e sulla spesa – con quella dei fondi della coesione 2014-2020 inchiodata al 34% (46 miliardi appena su 126) e il picco annuale di 45 miliardi nel biennio 2025-2025 previsto per il Recovery, senza contare le altre risorse europee e non a dare la misura dell’impresa – la definizione del perimetro temporale serve innanzitutto per smontare le voci di un certo malumore da parte di Bruxelles che avrebbe preferito ricevere la rimodulazione degli interventi del Piano e il nuovo capitolo entro fine mese. Ma anche per dare un orizzonte massimo alle parti sociali convocate ieri a Palazzo Chigi per una prima cabina di regia cui ha sollecitato «suggerimenti» che, ha sottolineato, «sono importanti e fondamentali» sia per la messa a punto del Repower Eu, sia per le «eventuali modifiche nell’ambito del Piano».

Mentre a livello governativo la scadenza più urgente sul tavolo è quella già passata, il 31 dicembre 2022: oggi il ministro farà il punto con i colleghi Matteo Piantedosi (Interno), Giuseppe Valditara (Istruzione) e Giancarlo Giorgetti (Economia), sugli adempimenti previsti per «la positiva verifica» da parte della Commissione europea sui 55 obiettivi del secondo semestre dello scorso anno, da cui dipende lo “scongelamento” della terza rata dei fondi europei che vale 19 miliardi. «Nel dettaglio saranno definiti gli ultimi adempimenti previsti in relazione alle concessioni portuali, ai Piani Urbani Integrati e ai decreti attuativi relativi alla riforma dei servizi pubblici locali», ha spiegato una nota di Palazzo Chigi. La riunione sarà anche l’occasione per affrontare «anche alcuni aspetti connessi alle scadenze del 30 giugno».

Il 26 c’è in calendario l’informativa di Fitto alle Camere. Con le parti sociali il confronto sarà costante, con tavoli settoriali specifici: ci saranno «passaggi successivi con l’obiettivo di effettuare verifiche dettagliate su tutto l’impianto del Piano. Stiamo lavorando intensamente per verificare gli interventi e gli eventuali correttivi sia sul Repower Eu, sia sulll’intero Piano», ha detto Fitto inaugurando il ciclo con Confindustria, Ance, Confedilizia, Abi e Ania, che hanno poi lasciato il posto intorno al tavolo, tra gli altri, ai rappresentanti di Coldiretti, Confcommercio, Cna, Confapi, con i sindacati a chiudere il “primo giro”. Intanto con l’ok di Montecitorio al dl Pnrr Fitto conta di accelerare la macchina esecutiva e mettere in salvo le risorse che dovranno essere spese entro il 2026, puntando sulla nuova governance, le misure di semplificazione delle procedure, e il collegamento tra il Pnrr e i fondi di coesione, creando quel sistema di «vasi comunicanti» che, nel progetto del ministro, prevede lo spostamento degli interventi che sicuramente non potranno essere realizzati entro il termine fissato da Bruxelles sui fondi di coesione, per cui l’orizzonte arriva al 2029. «Tutte le misure introdotte» con il decreto «produrranno effetti migliorativi immediatamente tangibili, senza comportare rallentamenti o interruzioni delle attività in corso», ha sottolineato il ministro al termine dei lavori dell’Aula “rassicurando” in questo modo anche la Corte dei Conti che, illustrando l’ultima relazione semestrale sull’attuazione del Piano, di fronte alle innovazioni introdotte aveva raccomandato «un’attuazione senza soluzione di continuità con gli attuali moduli organizzativi» per evitare rallentamenti.

Il provvedimento, ha spiegato Fitto, «elimina molti impedimenti che ostacolavano l’attuazione del Pnrr, meglio definendo le competenze tra le attività di coordinamento strategico e di interlocuzione istituzionale con la Commissione europea, le attività di coordinamento operativo e di controllo e monitoraggio contabile e finanziario di titolarità del Ministero dell’economia e delle finanze e le attività realizzative delle amministrazioni titolari delle misure». Fitto ha evidenziato il rafforzamento delle strutture tecniche preposte alla realizzazione delle misure, anche attraverso la stabilizzazione del personale assunto con contratti di lavoro a tempo determinato. E’ stato «rafforzato e istituzionalizzato – ha proseguito – il dialogo con il mondo partenariale, trasferendo all’interno della Cabina di Regia Pnrr, che coordina e dà impulso all’attuazione del Piano, le interlocuzioni prima attribuite al Tavolo tecnico per il partenariato economico e sociale. Il decreto “aiuta” anche il riallineamento dei programmi finanziari disponibili sui cui poggia lo schema dei «vasi comunicanti» che dovrebbe assicurare la messa in sicurezza dei fondi dell’Rrf (Recovery and Residence Facility), il braccio finanziario del Next Generation Eu. Il provvedimento, ha spiegato il ministro, contiene «disposizioni atte a rendere, finalmente, più efficiente la programmazione e gestione delle risorse relative allo Sviluppo e alla coesione territoriale, anche al fine di assicurarne la complementarietà con quelle del Pnrr, mediante la razionalizzazione delle strutture preposte». Ovvero lo smantellamento dell’Agenzia della coesione, riassorbita dal Dipartimento per le politiche europee.

«La prevista razionalizzazione – ha rilevato Fitto – determinerà risparmi di spesa e, al contempo, consentirà di rafforzare la capacità amministrativa di dette strutture e di ridurre i tempi di attuazione degli interventi e dei programmi». Intanto dalla prima riunione della Cabina di regia con le parti sociali sono arrivate una serie di richieste e sollecitazioni. Ma soprattutto un corale appello a non perdere nemmeno un euro. L’Ance, l’associazione dei costruttori, ha spinto per ulteriori semplificazioni soprattutto di accesso alla piattaforma Regis che stanno utilizzando tutte le stazioni appaltanti. Le parole della presidente Federica Brancaccio hanno dato qualche indicazione in più sullo stato dell’arte della revisione del Piano: «Il monitoraggio è ancora in corso. Avranno un quadro più chiaro tra qualche tempo quando presenteranno la semestrale. Ci aggiorneremo, ci manderanno documenti e osservazioni». Per Confcommercio, il segretario generale Luigi Taranto, ha condiviso l’esigenza «di un approccio integrato ed orientato ai risultati per la programmazione del Pnrr e della politica di coesione, politica», sottolineando la necessità di riaffermarne «il carattere addizionale», e ha chiesto poi «uno straordinario impegno per il rafforzamento della capacità amministrativa tanto a livello centrale, quanto a livello territoriale».

La Cna, la confederazione degli artigiani, ha proposto l’attivazione di un credito d’imposta fino al 50% – a seconda della dimensione dell’impianto -, sul modello di Industria 4.0, per incentivare l’installazione di piccoli impianti fotovoltaici, una misura che interesserebbe circa 200mila Pmi, consentendo di tagliare da 7 a 3-4 anni i tempi di ritorno per questi investimenti. La riprogettazione degli interventi preoccupa la Uil perchè, ha sostenuto la segretaria confederale Ivana Veronese, «più perdiamo tempo nel riprogettare, meno abbiamo tempo nel fare».


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