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Mentre a Bruxelles si cerca l’intesa per approvare la riforma del Patto di stabilità, a Roma la Corte dei Conti e Bankitalia la promuovono. Ieri sull’asse Italia-Belgio sono state ore decisive per il nuovo quadro di governance economica dell’Ue: in parlamento ci sono state le audizioni davanti le commissioni riunite Affari costituzionali e Bilancio; contemporaneamente a Bruxelles c’è stata la riunione dell’Ecofin. Diverse le indicazioni fornite dai magistrati contabili e dai tecnici: dalla necessità di tagliare il debito e contenere ancora lo spread, sino alla necessità di mantenere “prudenza sui conti”. Andiamo con ordine e ricostruiamo la giornata.
IL GIUDIZIO DEI MAGISTRATI CONTABILI
I principi di fondo della riforma “sono da condividere” ma alcuni aspetti meritano una riflessione, mentre è “positivo” il riferimento al debito: così, in sintesi, si è espressa la Corte dei Conti in audizione. “Il riferimento diretto al debito pubblico e alla sua sostenibilità – sostengono i magistrati contabili – in una prospettiva pluriennale rappresenta un progresso ed è da valutare favorevolmente. È positivo, ma foriero di maggiori e non di minori responsabilità per i singoli Paesi, il passaggio da un’ottica di breve periodo ad una quadriennale (o, se del caso, settennale); è maggiormente flessibile uno schema che nel corso del tempo di programmazione consente scostamenti, opportunamente registrati per la necessaria compensazione successiva, senza la quale non può evidentemente essere conseguito l’obiettivo complessivo posto sulla base dell’analisi di rischiosità e sostenibilità”. “La valutazione della Corte – ha spiegato Enrico Flaccardo, uno dei due presidenti di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo – sugli orientamenti per la riforma della governance economica dell’Unione europea è complessivamente positiva”.
“La revisione della governance economica che viene ora prefigurata – ha aggiunto Flaccardo – non va letta come una sconfitta del Patto di stabilità e crescita” e “l’Italia non dovrebbe avere timori di aderire all’idea guida della nuova governance secondo cui un Paese con un debito pubblico molto alto è portatore di maggiori rischi di instabilità e presenta più impegnative sfide di aggiustamento. Dovrebbe viceversa pretendere che l’analisi di sostenibilità del debito si effettui valorizzando appropriatamente tutti gli aspetti che vanno considerati”. Il patto di stabilità, ha osservato, “va oggi superato non tanto per la sua scarsa flessibilità, quanto piuttosto per il necessario adeguamento del quadro regolatorio ad un contesto rivoluzionato dagli accadimenti più recenti e dalle sfide da essi poste: cambiamenti climatici, crisi energetica, mutamenti geopolitici, capacità della funzione anticiclica della politica monetaria”.
Ad ogni modo “la proposta che va ora delineandosi – avverte la Corte dei Conti – non è di certo una panacea. Alcuni aspetti della bozza meritano di essere chiariti, e ciò indipendentemente dagli elementi di dettaglio che sono a questo stadio ancora mancanti. Ci si può chiedere quale relazione sussisterà tra l’eventuale modifica del quadro di governance e l’ordinamento interno. Infine, occorrerà essere consapevoli che se nei prossimi anni non si faranno progressi molto significativi sulla creazione di una capacità fiscale comune per affrontare con efficacia, a livello europeo, gli inevitabili shock ciclici, allora il ruolo degli stabilizzatori automatici nazionali andrà fortemente rafforzato”. Bene anche “il cambio di passo” sullo schema sanzionatorio previsto dalla riforma del Patto che verte sulla condizionalità del taglio del debito eccessivo.
L’INTERVENTO DI BANKITALIA
Anche per Banca d’Italia la proposta di riforma è da considerarsi un “passo atteso e importante” perché si va verso la “giusta direzione sulle regole di bilancio”. “Regole di bilancio ben disegnate sono sempre necessarie soprattutto in una unione monetaria – osserva la Banca d’Italia – dove quando vi siano alti debiti la riduzione degli spread (i differenziali di rendimento tra titoli di Stato) resta prioritaria”.
Inoltre il fatto che oggi vengano riformate le regole non vuol dire che non abbiano funzionato, visto che la regola del tetto del 3% del deficit “ha avuto una sua efficacia”. Quindi, “un atteggiamento di chiusura” sulla riforma del Patto di Stabilità “potrebbe perpetuare lo status quo e le sue criticità” anche se ci sono questioni importanti come “la creazione di una capacità di bilancio che non vengono affrontante e sulle quali sarà necessario lavorare”, ha evidenziato Sergio Nicoletti Altimari, capo del Dipartimento economia e statistica della Banca d’Italia in audizione.
Bankitalia, però, avverte che è necessario avere prudenza sui conti e continuare sulla crescita per il taglio del debito: “Qualsiasi strategia di riduzione dell’incidenza del debito deve però poter contare, oltre che sulla prudenza nelle scelte di bilancio, sulla capacità di aumentare il potenziale di crescita dell’economia. Tanto maggiore sarà il successo in questo campo, tanto minore sarà lo sforzo di riequilibrio dei conti richiesto”, ha affermato Altimari. “Continuare nell’impegno di ridurre il peso del debito pubblico – ha sottolineato – sfruttando a pieno le opportunità di crescita fornite dalle risorse e dalle riforme del Piano nazionale di ripresa e resilienza, può dare anche al Paese la credibilità necessaria per promuovere passi avanti sul fronte del completamento dell’architettura economica comune”.
Anche perché, nonostante “la prudente azione bilancio di quest’anno abbia contribuito a contenere lo spread esso rimane inaccettabilmente elevato”, ha sottolineato. Tanto più che lo spread, oltre a incidere negativamente sui conti dello Stato, “si traduce in un costo aggiuntivo e in uno svantaggio concorrenziale per le imprese italiane che emettono debito sul mercato”, ha rimarcato. “Il nostro Paese – ha aggiunto Altimari – è chiamato nel medio periodo ad sforzo di consolidamento” e in questa cornice serve “un graduale ma continuo e consistente” taglio del debito, “è un compito prioritario”.
QUI BRUXELLES
L’Ecofin, intanto, cerca di trovare la quadra rapidamente. La “maggior parte dei Paesi membri” dell’Ue “capisce” che sulla riforma del patto di stabilità “dobbiamo avanzare più velocemente”, ma “naturalmente ci sono delle questioni che discuteremo nelle prossime settimane”, anche se “nessuno” desidera che la cosa prenda “lungo tempo”. Così la ministra svedese delle Finanze Elisabeth Svantesson, presidenza di turno dell’Ue, in conferenza stampa al termine della riunione.
“Tutti vogliono trovare soluzioni – ha aggiunto Svantesson – ma le regole devono essere giuste. Faremo del nostro meglio per accelerare il processo, ma alla fine servono buone regole. Il mio punto di vista è che tutti vogliono accelerare, ma naturalmente lungo la via possono esserci delle difficoltà. Faremo del nostro meglio, come presidenza, per portare avanti” questo dossier. L’obiettivo è chiudere il discorso entro fine marzo. Ieri sono state gettate le basi per una intesa, comunque non ancora facile da trovare.
“Dobbiamo porre attenzione agli investimenti strategici come naturale presupposto per la crescita, come gli investimenti per la transizione ambientale e digitale. Inoltre bisognerebbe incentivare anche investimenti sulla sicurezza e la difesa, viste le nuove sfide comuni, soprattutto in assenza di una capacità fiscale centrale”, ha commentato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nel proprio intervento.
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