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Il fatturato dell’industria fa registrare una crescita rispetto allo scorso anno ma a preoccupare è che a crescere sono anche i prezzi
Il fatturato dell’industria frena a ottobre, ma cresce in termini tendenziali, un dato che conferma, ancora una volta, che il sistema Italia riesce a tenere. Ma quello che fa scattare il campanello d’allarme sono i prezzi alla produzione di novembre che segnano un ennesimo rialzo. Con il rischio, che però è sempre più certezza, di un rimbalzo al consumo. E’ lo spaccato delineato dall’Istat nei due report pubblicati ieri su fatturato e prezzi. L’Azienda Italia prova a tirare dritto, ma la brutta bestia dell’inflazione intralcia la voglia di sprint.
Il fatturato si è ridotto sul mese precedente dello 0,8%, ma ha segnato una crescita dell’1,9% sul trimestre agosto-ottobre rispetto a quello precedente e del 12,5% in termini tendenziali, con +11% sul mercato interno e +15,7% su quello estero, confermando così la spinta dell’export.
Sempre ieri l’Istat ha segnalato un andamento positivo dell’export verso tutti i principali partner extra-Ue 27 tranne che verso la Russia (-27,6%). Si va dal +54,1% delle spedizioni in Svizzera, al +32,8% in Turchia, fino al +31,7% negli Usa e +26,9% nell’area Asea. E va forte anche il Regno Unito dove le vendite italiane hanno messo a segno +26,4%. Tornando al fatturato industriale il calo mensile ha interessato tutti i settori con la sola eccezione dei beni strumentali. Gli aumenti sull’anno precedente hanno premiato soprattutto energia (+25,5%) e a seguire beni strumentali, di consumo e intermedi. L’Istat ha spiegato che a ottobre è proseguita la flessione, ma in attenuazione rispetto a settembre, mentre l’andamento congiunturale è positivo.
Il problema però è rappresentato dai prezzi alla produzione che a novembre hanno messo a segno un incremento del 2,6% sul mese precedente e del 29,4% su base annua, in risalita rispetto al +27,7% di ottobre. La crescita più marcata è sul mercato intorno con un balzo del 35,7% rispetto al 2021. E l’andamento è comune a tutti i settori manifatturieri con +20% per i prodotti chimici e per gli articoli in gomma e materie plastiche, +16,9% per industria del legno, della carta e stampa e +18% per industrie alimentari, bevande e tabacco. Particolarmente elevato l’aumento dei prezzi di fornitura di energia elettrica e gas che sfiorano il +90%.
In riduzione dello 0,1% sul mese precedente, ma con +8,2% rispetto al 2021 i prezzi per edifici residenziali e non. Dopo la flessione congiunturale e il netto rallentamento della crescita tendenziale di ottobre – ha commentato l’Istituto di Statistica – a novembre i prezzi alla produzione dell’industria tornano a crescere su base mensile e ad accelerare su base annua, spinti in particolare dai rialzi dei prezzi della fornitura di gas sul mercato interno.
Le super bollette restano lo spauracchio della produzione industriale che inevitabilmente scarica i rincari, anche se non totalmente, sul consumo. E si continuano così a registrare prezzi in salita. Con ritocchi record per i prodotti alimentari che stanno ipotecando i consumi natalizi. L’industria del vino è in allarme. Federvini e Unione Italiana Vini hanno denunciato che la buona salute del settore enologico è minata da continui aumenti dei costi delle materie prime, a partire dall’energia e dal vetro (+48% nel 2022) che mettono a rischio migliaia di piccole e medie aziende. Secondo il presidente di Uiv, Lamberto Frescobaldi, “siamo a cavallo tra un’escalation dei prezzi alla produzione, un minor potere di acquisto da parte dei consumatori, con storici partner, come la grande distribuzione e l’industria del vetro, che mostrano rigidità poco costruttive”.
Per il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, c’è una sola ricetta per rafforzare l’agroalimentare e contenere i prezzi sia alla produzione che al consumo: investire sui contratti di filiera. Le domande presentate dalle aziende per accedere ai fondi messi in campo dal Pnrr hanno superato il budget di 1,3 miliardi così come per gli altri interventi. Per quanto riguarda i contratti di filiera sono state presentate iniziative che riguardano anche il Mezzogiorno, dal latte all’olio, dalla pasta all’ortofrutta fino alla carne. Per questo Coldiretti ha chiesto al governo di raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all’agroalimentare spostando i fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti.
«L’agroalimentare – ha spiegato Prandini – è capace di assorbire le risorse di chi non riesce a spendere come dimostrano le domande presentate dalle nostre imprese sui bandi aperti, dalle filiere alle energie fino alla logistica. Risorse necessarie per sostenere lo sforzo di innovazione delle imprese». Tre i grandi assi su cui investire: innovazione con la robotica, droni e sensori per ottimizzare lavoro e produzioni, sovranità alimentare (con le misure sui contratti di filiera, il piano invasi e sulla logistica) e sovranità energetica (con incentivi per il fotovoltaico sui tetti, l’agrovoltaico sospeso e per gli impianti di biogas e biometano), che stanno andando oltre i target previsti.
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