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La Bce di Christina Lagarde non fa sconti e avverte i governi sull’uso dello scudo anti spread: non servirà a coprire gli errori
La Bce e la Bank of England tirano dritto col rialzo dei tassi d’interesse, nonostante gli appelli della politica per l’impatto sulla crescita, ora che una recessione è praticamente scritta nero su bianco. La banca centrale inglese ha deciso un rialzo da tre quarti di punto – come la Fed ieri – al 3%, il valore più alto dal 2008, di fronte a un’inflazione che viaggia oltre il 10% e nonostante previsioni che danno l’economia nelle secche di una recessione iniziata la scorsa estate e destinata a protrarsi fino «a metà 2024».
I FALCHI SERRANO LE FILA
Previsioni meno catastrofiche per l’economia dell’Eurozona. Christine Lagarde, ospite della banca centrale lettone a Riga, riconosce che una recessione “mite” è possibile, ma non sarebbe sufficiente ad abbassare l’inflazione, che sfiora il 10%. Martin Kazacs, il governatore lettone “padrone di casa”, dice invece che una recessione è lo scenario principale, non più quello avverso: ma i tassi devono comunque salire molto di più. «Possibile» che raggiungano il 3%, ragiona il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco.
Gli inviti, giunti dal presidente francese Emmanuel Macron, dalla premier finlandese Sanna Marin e da quella italiana Giorgia Meloni, ad andarci piano sono rispediti al mittente. Ci pensa il “falco” Joachim Nagel, della Bundesbank, a dire che la Bce non può cedere a pressioni politiche.
LAGARDE RISPEDISCE AL MITTENTE TUTTE LE PRESSIONI
Lagarde è ancora più netta: «Alla Bce non può essere messa pressione da parte delle autorità di bilancio», grazie ai trattati che proteggono la sua indipendenza. E dunque «siamo risolutamente concentrati sull’obiettivo della stabilità dei prezzi». Nessuno sa esattamente cosa accadrà ai prezzi del gas e, a ricaduta, alla crescita: in funzione delle nuove previsioni che pubblicherà il 15 dicembre, la Bce potrebbe presto rallentare la fase rialzista, come ha fatto oggi la banca centrale norvegese alzando di soli 25 punti base.
In vista del meeting di dicembre, il fronte dei “falchi” in Bce serra le fila. Ma almeno le “colombe” tornano a farsi sentire, anche se appaiono sempre più sole. È il caso del membro del direttorio Bce Fabio Panetta che invita alla cautela sui tassi e sull’addio agli acquisti di bond, a calibrare la stretta monetaria con i rischi per la crescita economica e per la stabilità finanziaria. Un riferimento all’inasprimento deciso da Francoforte per i maxi-prestiti bancari Tltro, tema delicato con le banche italiane che hanno ampiamente usato quel meccanismo non solo per dare credito, ma anche per sottoscrivere Btp.
LA BCE AVVERTE I GOVERNI SULLO SCUDO ANTI-SPREAD
Per molti alla Bce, di fatto, la questione dello spread è già stata affrontata con il Tpi, lo “scudo” lanciato a luglio. Visco chiarisce bene che il soccorso di Francoforte scatterebbe se lo spread si allargasse senza una giustificazione nei fondamentali. Ma avverte: di fronte a decisioni «inappropriate» dei governi che facciano salire il differenziale «naturalmente si tratterebbe di un motivo per non intervenire». È un invito implicito a non aspettarsi un repeat del 2011, e il suo collega Nagel è tranchant: nessuno pensi che lo scudo servirà per finanziare «alcuni» Paesi.
BCE, GOVERNI E SCUDO ANTI SPREAD, PER L’ITALIA AL MOMENTO NON CI SONO PERICOLI
Tuttavia per il momento non ci sono pericoli per l’Italia. «Nonostante i rischi e un outlook in peggioramento, penso che non ci sia molto da preoccuparsi per l’Italia» dice il governatore. La crescita del terzo trimestre, che nella stima provvisoria evidenzia un rafforzamento dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti, migliore delle attese, potrebbe avere un effetto trascinamento e quindi un impatto positivo sulle stime per il 2023.
L’INTERVENTO DI VISCO
«I costi dell’inflazione richiedono un intervento deciso della politica monetaria, volto a scongiurare il pericolo di disancoraggio delle aspettative e di innescare una spirale tra prezzi e salari che amplificherebbe gli effetti negativi sulle nostre economie dovuti all’incertezza geopolitica e alla crisi energetica, e aumentarne la durata – dice Visco nel suo intervento – I tassi ufficiali della Bce sono quindi aumentati di 2 punti percentuali da luglio, a partire dai livelli straordinariamente bassi che avevano raggiunto affrontando prima le conseguenze della crisi finanziaria globale e della crisi del debito sovrano, poi quelle della pandemia. Il rapido deterioramento delle prospettive economiche dell’area dell’euro che stiamo osservando, che risente soprattutto dell’eccezionale aumento dei costi energetici, ci impone di continuare questa azione».
«Il suo ritmo, così come il “livello terminale” che dovrà raggiungere, dovrà essere discusso incontro per incontro, in base al flusso di nuovi dati e delle prospettive riviste di crescita e inflazione. In particolare – sottolinea il governatore – occorre trovare il giusto equilibrio tra il rischio di prolungare un’inflazione inaccettabilmente elevata e il rischio per le prospettive di inflazione a medio termine posto dal rapido deterioramento della congiuntura economica, poiché dobbiamo anche essere consapevoli che, in caso di grave peggioramento delle condizioni economiche, rischi per la stabilità finanziaria metterebbero ulteriormente in pericolo la stabilità dei prezzi».
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