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Christine Lagarde

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Aumento dei tassi e corsa dell’inflazione, la presidente Bce Lagarde: “Decideremo i passi politici futuri incontro per incontro”

L’inflazione è ancora troppo alta in Europa. È per questo che la Bce andrà avanti con il rialzo dei tassi, fino a riportarla all’obiettivo del 2%. E lo farà a un ritmo tutto da stabilire di volta in volta, “riunione per riunione”, guardando all’evoluzione della situazione economica. È questa la sintesi del pensiero della presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde che – in un’intervista al quotidiano lettone ‘Delfi’ – ha parlato anche di “pericolo per l’economia” se l’inflazione dovesse rimanere così alta a lungo, e della necessità di una risposta “coordinata” da parte dell’Ue sull’energia in modo da garantire maggiore sicurezza.

INFLAZIONE, NELL’AREA BCE ANCORA TROPPO ALTA, I TASSI AUMENTERANNO ANCORA

“L’inflazione è ancora troppo elevata nell’area euro nel suo insieme, al 10,7% – osserva Lagarde – il principale motore dell’aumento dell’inflazione sono ancora i prezzi dell’energia e dei generi alimentari. La scorsa settimana abbiamo deciso di aumentare i nostri tassi di interesse per la terza volta consecutiva. Prevediamo di aumentare ulteriormente i tassi di interesse per assicurarci che l’inflazione torni tempestivamente al nostro obiettivo di medio termine del 2%”.

LAGARDE (BCE) PUNTA A MUOVERE I TASSI FINO A RAGGIUNGERE IL 2% DI INFLAZIONE

L’idea e l’obiettivo di Lagarde sono evidenti: arrivare “al tasso di interesse” giusto per raggiungere “l’obiettivo di inflazione del 2%; la destinazione è chiara, e non ci siamo ancora. Decideremo riunione per riunione”. Infatti Lagarde fa presente che i livelli così alti dell’inflazione sono un pericolo per l’economia: “Decideremo i passi politici futuri incontro per incontro, valutando ogni volta sull’evoluzione delle prospettive, prendendo in considerazione anche l’andamento delle misure adottate. Più a lungo l’inflazione rimane a livelli così elevati, maggiore è il rischio che si diffonda in tutta l’economia; è pericoloso, ed è qualcosa che dobbiamo evitare. È per questo che siamo determinati a fare il necessario per riportare l’inflazione al nostro obiettivo del 2%”.

“Uno dei maggiori rischi che vedo è l’alto livello di incertezza che stiamo affrontando a causa della guerra russa in Ucraina – conclude Lagarde – gran parte dell’inflazione è guidata da costi energetici più elevati. Una risposta coordinata dell’Ue per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico potrebbe cambiare la situazione, per esempio attraverso acquisti comuni dell’Ue eviterebbe che i Paesi dell’Ue si sorpassino a vicenda sul mercato internazionale dell’energia”.

LE NOVITÀ CHE VENGONO DAGLI STATI UNITI

Ma non c’è solo la Fed. Gli occhi degli investitori sono puntati sulla due giorni della Fed, che questa sera comunicherà la decisione sui tassi. I trader danno per scontato un nuovo maxi rialzo di 75 punti base. Guardano con attenzione alle indicazioni che darà il presidente Jerome Powell sulle prossime mosse, alla luce di una possibile decelerazione nel ritmo delle strette già’ a partire da dicembre. Un segnale positivo, in questo senso è venuto dalla banca centrale australiana che ha alzato i tassi di 25 punti base, preferendo agire con cautela sulla leva del costo del denaro, così come aveva fatto la Bank of Canada la settimana scorsa e come Fed e Bce potrebbero fare in futuro. Domani toccherà alla Bank of England, che dovrebbe varare un rialzo di un quarto di punto, ma fino allo 0,50% al direttivo di dicembre.

Le novità più importanti sono targate Usa. L’amministrazione Biden potrebbe mettere in campo un buyback di titoli di Stato (più precisamente operation twist), un’operazione non ancora ufficializzata, la cui data potrebbe anche slittare, e che consisterebbe nell’emettere titoli di Stato a breve per finanziare l’acquisto di buoni del Tesoro a lunga scadenza.

L’INDICE MANIFATTURIERO USA IN CALO

Sul fronte macro, l’indice manifatturiero degli Usa si è attestato a ottobre a 50,2 punti, in lieve calo rispetto ai 50,9 di settembre e alle stime degli economisti a 50,4 punti. L’indice ha comunque registrato il ventinovesimo mese consecutivo in espansione (sopra i 50 punti), anche se si tratta del dato più basso dal giugno 2020. Le spese per costruzioni a settembre sono invece aumentate dello 0,2% rispetto ad agosto. Sempre a settembre il numero di offerte di posti di lavoro negli Usa è salito a 10,7 milioni, +437.000 rispetto al mese precedente; si è trattato del sedicesimo mese oltre la soglia dei 10 milioni, mai superata prima del giugno 2021.

Secondo i dati del dipartimento del Lavoro conteggiati nel Job Openings and Labor Turnover Survey (Jolts), il numero delle assunzioni è calato a 6,1 milioni, mentre il numero di persone che ha lasciato il lavoro si è attestato a 4,1 milioni, con un tasso del 2,7%. Questo dato ha depresso gli investitori a Wall Street, che ora segna il passo. La percezione che il mercato del lavoro americano sia in ottima salute potrebbe indurre i policymaker della banca centrale ad abbracciare una linea più ‘falco’ sul fronte dei tassi. Ed è questo che teme il mercato, raffreddando quindi le aspettative di una stretta della politica monetaria più’ soft nei prossimi mesi.


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