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NONOSTANTE la guerra, le bollette pazze e l’inflazione in corsa, un altro dato economico strategico conferma che la “malattia” dell’Azienda Italia è curabile. Dopo la produzione industriale, anche per l’export il trend è positivo. Secondo il report dell’Istat, pubblicato ieri, su “Commercio all’estero e prezzi all’import dei prodotti industriali”, in agosto, nonostante la flessione congiunturale, l’andamento rispetto all’anno precedente è decisamente favorevole, con un +24,8% in termini monetari e +1,3% in quantità.

Un dato che evidenzia la capacità di resistenza delle imprese nazionali, ma anche il clima di fiducia da parte della Ue e del mondo nei confronti dell’Italia. In crescita, infatti, le spedizioni sia verso l’area Ue (+27,6%), sia verso i mercati extra europei (+22,1%). Anche le importazioni, però, accelerano il passo con una crescita tendenziale di oltre il 59%.

LE CIFRE DEL DISAVANZO

Tra i settori che tirano di più sui mercati spiccano gli articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+72,9%), i prodotti petroliferi raffinati (+88%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+22,7%), macchinari e apparecchi (+13,6%) e sostanze e prodotti chimici (+29,1%). I flussi commerciali sono diretti soprattutto verso Stati Uniti (+43,1%), Francia (+26,4%), Germania (+17%) e Spagna (+36,6%). Particolarmente vivace l’export in Turchia, dove ha messo a segno un balzo di quasi il 72 per cento. Scontato il calo in Russia. L’analisi dell’Istat evidenzia nei primi otto mesi una crescita tendenziale delle esportazioni del 22,1%. La bilancia commerciale è però in “rosso”, con un disavanzo di 9.569 milioni di euro a fronte dell’avanzo di 1.015 milioni di euro di agosto 2021. A pesare è il deficit energetico, che da 3.487 milioni dello scorso anno è balzato a 11.864 milioni. In aumento del 3% anche i prezzi all’importazione su base mensile e del 23,7% su base annua.

Nel suo commento l’Istat spiega che, al netto dal calo congiunturale di agosto «condizionato da operazioni occasionali di elevato impatto (cantieristica navale) verso i mercati extra Ue», la dinamica è positiva, sostenuta da un aumento dei valori. Sul buco nero nell’import invece pesano «le intense dinamiche al rialzo dei prezzi del gas naturale, in primo luogo, e dell’energia elettrica».

Ancora una volta, dunque, a guidare la partita è l’emergenza energetica, con un deficit che ha continuato a crescere attestandosi a 12 miliardi. I prezzi del gas naturale hanno soffiato infatti sull’aumento del valore dell’import.

IL TRAINO

Non si ferma l’agroalimentare, uno dei settori più tartassati dal caro costi, che continua a mietere successi sui mercati mondiali. Secondo l’analisi della Coldiretti, se procederà con questo ritmo, il made in Italy a tavola chiuderà il 2022 con un bilancio di oltre 60 miliardi. La Germania resta il principale mercato di sbocco dell’alimentare, in aumento nei primi otto mesi del 14%, davanti agli Stati Uniti, in salita del 20% mentre la Francia si piazza al terzo posto, con un incremento del 20%. L’agroalimentare tricolore è riuscito anche a superare l’effetto Brexit con un +19% nel Regno Unito. Tira molto la Turchia (+31%), mentre è in retromarcia la Cina. Perdita dell’11% in Russia per guerra e sanzioni. A livello di prodotti, al top c’è sempre il vino, tallonato dall’ortofrutta fresca. Risultati importanti, ma che potrebbero essere rafforzati soprattutto se si riuscisse a coprire quella fetta considerevole di falso made in Italy che vale oltre 120 miliardi.

Un’analisi dettagliata dell’Ismea sulla bilancia commerciale agroalimentare nei primi sette mesi evidenzia il forte incremento delle importazioni sotto la spinta delle commodity agricole. Lo studio indica nella Ue il principale mercato di sbocco, e anche per l’import resta il partner più rilevante. Dai dati Ismea emerge un andamento particolarmente positivo per le spedizioni italiane di cereali e riso con un +31,7%, bene anche i vini, che nei primi sei mesi hanno raggiunto il valore di 3,8 miliardi (+13,5%), e latte e formaggi con un fatturato all’export di quasi 22 miliardi. Sul fronte dell’import si registra una crescita del 41% dei prodotti in arrivo dal Brasile che ha interessato, in particolare, semi di soia e caffè, mentre a trainare gli acquisti dagli Stati Uniti sono semi di soia, frumento tenero e soprattutto mais.

L’AGROALIMENTARE

I numeri per l’agroalimentare sono dunque rassicuranti, anche se a ipotecare il futuro ci sono i rincari energetici e le tensioni internazionali sugli scambi mondiali per la guerra in Ucraina che stanno spingendo molte imprese del settore a rallentare la produzione. Oltre, naturalmente, alle carenze strutturali che frenano alcuni prodotti come, per esempio, l’ortofrutta. Per sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia nazionale, secondo Coldiretti, «serve ora agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo».

Fondamentale dunque accelerare sul Pnrr. Per quanto riguarda lo sviluppo della logistica agroalimentare il ministero delle Politiche agricole, a fine settembre, ha pubblicato l’avviso che consente alle imprese di richiedere i sostegni per gli investimenti finalizzati a potenziare i sistemi di logistica e stoccaggio. L’intervento dispone di un budget di 500 milioni. E sempre alla fine dello scorso mese un decreto dello stesso ministero ha dato il via libera a 42 progetti per investimenti nelle infrastrutture irrigue, di cui 23 progetti nel Centro Nord e 19 nel Mezzogiorno, per un valore di 517 milioni.

L’adeguamento della logistica rappresenta, d’altra parte, un passaggio obbligato per rafforzare l’export, così come – ha detto il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – «è importante lavorare anche sull’internazionalizzazione per sostenere le imprese che vogliono conquistare nuovi mercati e rafforzare quelli consolidati valorizzando il ruolo strategico dell’Ice con il sostegno delle ambasciate». Gli interventi sulla logistica che si affiancano a quelli relativi ai contratti di filiera sono le prime misure avviate nell’ambito del Pnrr che, per la prima volta, ha stanziato risorse considerevoli anche per l’agricoltura e l’agroalimentare. Settori strategici e su cui è necessario continuare a investire per evitare il tracollo che si prospetta senza una rete di protezione per i costi energetici e per tutti gli altri fattori della produzione. Soprattutto in una fase di inflazione crescente che sta provocando una flessione dei consumi e allargando le fasce di povertà. Nell’agenda del nuovo governo sarà dunque necessario che il futuro dell’alimentare sia tra le priorità, in parallelo con le super bollette.


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