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La proposta di un nuovo debito comune «è naturale», soprattutto dopo lo scudo tedesco, «serve - afferma il premier italiano - per mettere tutti i Paesi sullo stesso livello»

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Su crisi energetica e proposte per fronteggiarla a Praga non si è visto nulla di concreto: tutto rinviato al prossimo Consiglio Europeo

Una decisione concreta ancora non c’è. Ci sono invece ancora resistenze – sempre Berlino in prima linea – ma Mario Draghi, che sulla necessaria adozione di un tetto ai prezzi del gas si spende da mesi, si è detto «abbastanza soddisfatto dei risultati raggiunti a Praga nel corso della riunione informale dei leader europei.

«Sull’energia le cose si stanno muovendo», ha affermato il presidente del Consiglio uscente per cui quello ospitato nella Repubblica Ceca potrebbe essere l’ultimo appuntamento internazionale prima del passaggio della campanella alla leader di FdI, Giorgia Meloni.

«La Commissione – ha anticipato parlando con i giornalisti al termine del vertice – presenterà al prossimo Consiglio europeo del 20 ottobre una proposta in cui i tre elementi, cioè far diminuire i prezzi, avere un meccanismo di solidarietà e un inizio di riforma del mercato dell’elettricità, ci saranno».

CRISI ENERGETICA, IL CONSIGLIO EUROPEO PRENDE TEMPO

Sicuramente il premier non ha mollato la presa, né – secondo quanto racconta Radiocor – risparmiato critiche alla presidente dell’esecutivo Ue, Ursula von der Leyen, per essere stata reticente, per sette mesi, sulla definizione di una proposta per fronteggiare il caro energia. Sostenendo che il ritardo accumulato per dare una risposta radicale all’altezza della situazione ha fatto sì che attualmente la Ue si trovi di fronte al rischio di una recessione.

L’Italia, insieme a Polonia, Grecia e Belgio hanno sottoscritto – e recapitato alla Commissione – una proposta che definisce un tetto-corridoio dinamico al prezzo del gas. Ma la discussione nella sala del castello di Praga non è entrata nel dettaglio, riferisce Draghi, che però si aspetta per il prossimo Consiglio «qualcosa di concreto». «La presidenza ceca ha detto che da qui al 20 ottobre convocherà tanti Consigli dell’energia quanti saranno necessari per arrivare a una proposta concreta. Non dobbiamo più aspettarci vaghe proposte, ma qualcosa di più chiaro, più concreto, e in parte addirittura già proposte di regolamento».

CRISI ENERGETICA SUL TAVOLO DEL CONSIGLIO EUROPEO, LE PERPLESSITA DEL CANCELLIERE TEDESCO

Intanto, in una conferenza stampa parallela, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ribadiva le sue “perplessità” sul price cap. «Ogni intervento rivolto ai prezzi» del gas «sul mercato solleva automaticamente interrogativi sulla sicurezza dell’approvvigionamento, quindi dobbiamo discutere queste cose con molta attenzione. Occorre ancora lavorare molto per verificare l’utilità», ha detto indicando poi la strada delle trattative con i fornitori: «Siamo tutti concordi che i prezzi del gas sono troppo alti e dobbiamo discutere con la Norvegia, gli Stati Uniti, il Giappone e la Corea su come abbassarli».

Von der Leyen ha assicurato che «proposte più dettagliate» sulla roadmap illustrata via lettera ai Ventisette – acquisti congiunti, limitazioni al prezzo del gas e più fondi al RepowerEu – arriveranno «nelle prossime settimane». «C’è l’ambizione comune dei leader di fare abbassare i prezzi dell’energia, e lavorare con il Consiglio dell’Ue e con la Commissione. Il Consiglio di oggi – ha sostenuto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, è stato una tappa strategica per il cammino verso il prossimo Consiglio europeo. Che dovrà essere l’occasione di fare passi in avanti che sono necessari».

Il premier è tornato a spingere anche sulla necessità di uno strumento comune a supporto degli Stati più esposti alla crisi. Si è quindi detto d’accordo con la proposta Gentiloni-Breton per la creazione di un fondo comune, sul modello del “Sure”, «tra l’altro proposte simili le ho fatte anche cinque sei mesi fa», ha puntualizzato. «E’ una proposta molto naturale in questa situazione, tanto più ovviamente dopo la decisione tedesca. È quello che serve per cercare di mettere tutti i paesi, sia quelli che hanno spazio fiscale sia quelli che non hanno spazio fiscale, su un livello uguale».

DURO ATTACCO ALLO SCUDO DA 200 MILIARDI MESSO IN CAMPO DA BERLINO

Lo scudo di 200 miliardi a sostegno dell’economia messo in campo da Berlino è stato ampiamente “bersagliato” prima e durante i giorni di Praga. Scholz si è difeso nella sale del castello e di fronte ai giornalisti. «Siamo economicamente forti e possiamo farlo», ha detto parlando di un intervento «necessario» e chiamando comunque in “correità” anche altri Paesi, che «come Italia, Spagna, Francia e Olanda, hanno attuato o hanno previsto piani simili». Quanto alla possibilità di rinnovare la solidarietà europea con un nuovo ricorso al debito comune ha mantenuto la linea del “no”: la Ue ha già il Recovery, ha sostenuto, «la maggior parte del quale non è stato ancora attuato».

«Dobbiamo tenere insieme il nostro mercato unico ed evitare la frammentazione» ed è «di primaria importanza preservare la parità di condizioni e che si evitino le distorsioni», ha invece rilevato la presidente von der Leyen che ha nel frattempo avviato la caccia i fondi per rinforzare il RepowerEu.

PRONTI ALTRI DUE MILIARDI DI AIUTI A KIEV

Intanto la Ue stanzierà due miliardi di aiuti a Kiev, cui i Ventisette hanno riaffermato un sostegno unanime, sul piano militare e finanziario. A Zelensky che a Praga, intervenendo in videoconferenza, ha rilanciato l’allarme di un disastro nucleare a causa «della cattura della centrale nucleare di Zaporizhzhia da parte delle truppe russe» i leader hanno garantito uno sforzo importante per la ricostruzione. «Probabilmente – ha raccontato Draghi – ci sarà una grande conferenza in Germania per cominciare veramente a preparare un piano di ricostruzione».

E a quella sicuramente sarà il suo successore a rappresentare l’Italia. E sulla linea che terrà il prossimo governo il premier a Praga ha “registrato” «curiosità, non preoccupazione». «C’è gran rispetto delle scelte degli italiani e interesse nel sapere come eventualmente si evolverà», ha detto. Su alcune cose, «per esempio sulle scelte di politica estera», ha continuato, «se uno guarda le decisioni prese in passato la linea politica dovrebbe essere invariata».

«La posizione di Fdi è stata estremamente chiara dall’opposizione dell’attuale governo, quella è la nostra posizione. Non c’è ragione che cambi», ha confermato nel tardo pomeriggio Giorgia Meloni, che ha poi anche mostrato apprezzamento per la presa di posizione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, contro le parole pronunciate dal ministro francese Laurence Boone, che avrebbe detto di voler vigilare sul «rispetto dei diritti e delle libertà in Italia». «L’Italia sa badare a sé stessa nel rispetto della Costituzione e dei valori dell’Unione europea», le parole definitive del capo dello Stato.


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