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DAL RECORD del gas all’inflazione da primati, in Italia come nell’area Euro. C’è la crisi energetica a dare la “carica” alla corsa dei prezzi, spingendo l’inflazione fino a segnare ad agosto, secondo le stime preliminari dell’Istat, un aumento dell’8,4% su base annuale (dal +7,9% di luglio), un livello mai più raggiunto dal dicembre del 1985, quando fu +8,8%, mentre su base mensile l’indice è salito dello 0,8%.
Numeri che arrivano nel giorno in cui, nonostante Gazprom abbia chiuso i rubinetti del Nord Stream 1 che porta il metano in Germania e da lì negli altri Paesi Europei – ufficialmente per manutenzione – le quotazioni del gas al Ttf di Amsterdam registrano una decisa frenata, con il prezzo che in chiusura di seduta sfiora i 240 euro (239,9 euro) al megawattora, in flessione del 9,6%, dopo una giornata in altalena, tra un’apertura in rialzo a 269 euro e un minimo di giornata a 232 (-12%).
Sembra “tenere”, quindi, “l’effetto calmiere” degli annunciati interventi europei per il contenimento dei prezzi e la riforma strutturale del mercato dell’energia. Bisogna vedere per quanto: l’allerta scatta di fronte alle dichiarazioni del Ceo del colosso energetico russo, Alexei Miller, secondo cui le sanzioni occidentali rendono impossibile la manutenzione delle turbine, lasciando presagire che lo stop alle forniture potrebbe estendersi ben oltre i tre giorni annunciati. E ancora più minacciose suonano le sue previsioni sui prezzi del gas che, sostiene, possono superare i “4.000 dollari per 1.000 metri cubi nei periodi di picco invernale”.
Intanto in Italia, oltre al peso dell’energia sui prezzi, aumenta anche quello del carrello della spesa, che arriva al 9,7%, il massimo storico dal giugno 1984. E si procede di primato in primato. Cresce anche l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, che accelera dal +4,1% al +4,4% – non era così da maggio 1996 quando registrò +4,7%; e al netto dei soli beni energetici +4,9%, non accadeva dall’aprile del 1996. Segna un nuovo balzo – un altro primato primato – anche l’inflazione nell’Eurozona dove, secondo la stima flash di Eurostat, l’accelerazione dei prezzi dovrebbe portare l’indice a superare il 9%, attestandosi all’9,1% (si era fermata all’8,9% a luglio), mentre rispetto a luglio la crescita dovrebbe essere dello 0,5%.
Considerando il tasso annuo armonizzato, con il 9% l’Italia si posiziona davanti alla Germania (8,8%) e alla Francia (6,5%) nella classifica stilata dall’Ufficio statistico dell’Unione europea. Peggio, tra i grandi Paesi, fa solo la Spagna (10,3%). Guardando all’Italia, su base annua l’accelerazione si deve soprattutto ai prezzi dei beni energetici (+44,9% da +42,9%)) ed in particolare alla crescita di quelli non regolamentati (+41,6% da 39,8%), con l’impennata dei prezzi dell’energia elettrica a mercato libero (+135,9%) e del gas di città e gas naturale (nel complesso +62,5%).
A spingere l’indice in alto sono anche anche i beni alimentari (+10,2%; per i lavorati +10,5%). A livello congiunturale, pesano soprattutto gli aumenti dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (+3,0%), dei servizi relativi ai trasporti (+2,4%, anche a causa di fattori stagionali) e degli alimentari lavorati (+1,2%).
E, intanto, l’industria fa i conti anche con i maggiori costi per tenere in moto le filiere: a luglio i prezzi alla produzione registrano un aumento del 5% su base mensile e del 36,9% su base annua. Per effetto, ancora e soprattutto, dei forti rialzi dei prezzi di fornitura di energia elettrica e gas sul mercato interno. Con l’indice cresce anche il livello di allarme tra le famiglie e le imprese, e il pressing di partiti e parti sociali per un intervento del governo che contenga la corsa dei prezzi e il volume dei danni.
Il Codacons soppesa la “stangata” sui conti delle famiglie italiane, considerando che il tasso di inflazione all’8,4% si traduce “in una maggiore spesa pari a +2.580 euro annui per la famiglia ‘tipo’, che raggiunge i +3.352 euro annui per un nucleo con due figli”. Per Confesercenti, “senza un’inversione di tendenza, l’aumento di prezzi e utenze porterà nei prossimi due anni ad una minore spesa di 34 miliardi, oltre 1.300 euro in meno a famiglia”. Confcommercio mette l’accento sull’aumento dell’inflazione di fondo, sottolineando che “al di là della consistente spinta degli energetici”, la sua progressiva risalita “conferma come le tensioni siano ormai diffuse all’interno di tutto il sistema produttivo”.
Per il 2022 il Centro Studi di Piazza Belli, stima un’inflazione media “prossima al 7,5%”. Sul fronte sindacale, Luigi Sbarra della Cisl sollecita il governo ad assumere “i provvedimenti necessari per difendere e salvaguardare produzioni, posti di lavoro e coesione” e l’Europa “a recuperare i ritardi sulla definizione di un tetto massimo sul prezzo del gas”. Più duro Maurizio Landini della Cgil: “Con l’inflazione che balza ad agosto all’8,4% le chiacchiere non servono più. Così non si regge. Il decreto Aiuti bis mette risorse inadeguate per i lavoratori e i pensionati: c’è bisogno subito di un intervento urgente per tutelare salari e pensioni già impoveriti”.
Il governo sta cercando di stringere i tempi sul varo di un nuovo provvedimento anti-rincari che non è comunque atteso nel Cdm convocato per questa mattina. Intanto i ministri dell’Economia, Daniele Franco, e della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, hanno firmato il decreto che estende di 15 giorni le misure attualmente in vigore per ridurre il prezzo finale dei carburanti, con un taglio di 30 centesimi al litro oltre che per benzina e diesel anche per Gpl e metano.
Le altre misure dovrebbero rientrare in un decreto ad hoc, che dovrà essere convertito in legge dal prossimo Parlamento: sfuma quindi la prospettiva di un emendamento al dl Aiuti Bis, dal momento che la caccia alle risorse – tra la definizione del gettito della tassa sugli extraprofitti e il calcolo delle maggiori entrate di luglio-agosto – non consente di rispettare la scadenza per la chiusura in commissione Finanze e Bilancio di Palazzo Madama, fissata per la mattinata di martedì prossimo, per arrivare in aula nel pomeriggio e quindi passare alla Camera senza modifiche. Nel pacchetto del nuovo provvedimento dovrebbero trovare spazio, tra le altre cose, il rafforzamento del credito d’imposta, una soluzione per gli extraprofitti, il supporto ai rigassificatori. E si guarda “con ottimismo” alle decisioni in sede europea sul tetto al prezzo del gas.
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