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Ancora una giornata da record per le quotazioni del gas: ieri il Tff di Amsterdam ha registrato un altro balzo vertiginoso, con il prezzo che ha toccato i 324 euro a Megawattora per poi chiudere a 321,4 euro – in rialzo del 10% – e segnare un nuovo massimo storico, “bruciando” il primato raggiunto mercoledì quando aveva chiuso a quota 292,15 euro.

Numeri stratosferici, tanto più se confrontati con quelli di un anno fa quando, in questi stessi giorni, il gas naturale scambiato alla borsa olandese valeva 27,28 euro al megawattora.

PREZZO RECORD DEL GAS, PESA LA CHIUSURA DEL NORD STREAM 1

Pesa il prossimo stop di tre giorni (31 agosto-2 settembre) del Nord Stream 1 annunciato da Gazprom. E gli aumenti del prezzo e le restrizioni delle forniture alimentano i timori di recessione, un ombra che “compare” nella minute della riunione della Bce del 21 luglio: “I rischi per l’attività economica sono al ribasso” e “un prolungamento della guerra in Ucraina è rimasta una fonte di rischio al ribasso per la crescita, soprattutto se le forniture di energia dalla Russia saranno interrotte a tal punto da portare al razionamento per le imprese e le famiglie”, si legge nel report in cui si sottolinea che “la possibilità di una carenza di approvvigionamento di gas russo ha aumentato la probabilità di una recessione”. E si evidenzia che “ci sono segnali crescenti di una flessione dell’attività economica che potrebbe estendersi al 2023”.

Volano i prezzi dell’energia e le cifre sulle bollette diventano stellari e per imprese e famiglie l’allarme è già ai massimi livelli. Dal terziario, con Confcommercio che vede a rischio 120 mila imprese e 370mila posti di lavoro, all’industria dove la Fim-Cisl segnala “seri problemi produttivi” per un terzo delle imprese del manifatturiero, corre l’sos.

NON SOLO PER IL GAS C’È UN PREZZO RECORD…

Giro dei rialzi anche per il gasolio, con il prezzo che sorpassa quello della benzina. Con le quotazioni internazionali in continua crescita da oltre una settimana (a fronte di un andamento altalenante invece di quelle della benzina), in questi giorni le compagnie hanno ritoccato al rialzo i prezzi raccomandati del diesel: ieri Eni, Tamoil, IP e Q8 hanno aggiunto 2 centesimi, con Eni che è intervenuta per la stessa cifra anche sulla benzina. Così, secondo l’analisi di “Quotidiano Energia”, i prezzi medi praticati rispettivamente per la benzina e il gasolio in modalità self sono 1,766 e 1,787 euro al litro. Quanto al servito, per la benzina il prezzo medio praticato si attesta a 1,918 euro/litro, a 1,932 per il gasolio. Per il Gpl si posizionano tra 0,806 a 0,828 euro/litro, tra 2,429 e 2,805 del metano.

Mentre il governo lavora al piano di emergenza per l’inverno, le famiglie e le imprese pesano le ricadute della costante crescita del prezzo del gas. Un rally che secondo gli analisti non accenna a rallentare.

LA NECESSARIA ATTIVITÀ DEL GOVERNO

La richiesta al governo di un intervento per calmierare i prezzi e varare nuovi sostegni al più presto, senza attendere il passaggio di consegne post elettorale, è pressoché unanime.

“Il governo può e deve intervenire”, chiede il presidente di Confindustria Carlo Bonomi indicando il tetto al prezzo ed altri interventi calmieratori. La viceministra all’Economia, Laura Castelli, assicura intanto che “ci sono i margini per un nuovo decreto per calmierare gli effetti del prezzo del gas che ha raggiunto livelli record e insostenibili”. E per questi ci sarebbero già stati contatti tra il ministro dell’Economia Daniele Franco e della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani. E si pensa a una strada veloce: più che a un nuovo provvedimento a un emendamento al dl Aiuti ancora in Parlamento.

Confcommercio ha già stimato il “costo” della fiammata del gas che spinge alle stelle l’inflazione – che a luglio ha sfiorato l’8% su cui l’impennata dei prezzi delle materie prime energetiche pesa quasi l’80% -. Nel terziario, rileva l’associazione, da qui ai primi sei mesi del 2023 sono in bilico 120mila imprese e 370mila posti di lavoro.

PREZZO RECORD DEL GAS, I SETTORI PIÚ ESPOSTI

Tra i settori più esposti ci sono il commercio al dettaglio – in particolare la media e grande distribuzione alimentare che a luglio ha visto quintuplicare le bollette di luce e gas – la ristorazione e gli alberghi con aumenti tripli rispetto a luglio 2021, i trasporti che oltre al caro carburanti (+30 – 35% da inizio pandemia ad oggi) si trovano ora a dover fermare i mezzi a gas metano per i rincari della materia prima.
Secondo i conti fatti dall’associazione, per i comparti del terziario la spesa in energia nel 2022 ammonterà a 33 miliardi, tre volte quella sostenuta nel 2021 (11 miliardi) e più del doppio rispetto al 2019 (14,9). Su questo scenario si innestano anche i timori per le prossime annunciate restrizioni nella fornitura di gas annunciate da Gazprom che potrebbero ulteriormente ampliare il numero delle imprese a rischio chiusura.

LA FRENATA NELLA CRESCITA DELL’ECONOMIA

Mentre la crescita dell’economia, evidenzia Confcommercio, potrebbe segnare una forte frenata nella seconda parte dell’anno. Per il presidente di Carlo Sangalli si tratta di una “vera emergenza” cui “il nuovo governo dovrà dare risposte immediate accelerando soprattutto su Recovery fund energetico europeo e sulla fissazione di un tetto al prezzo del gas”. Stringe i tempi, invece, Francesco Mutti, amministratore delegato dell’omonimo gruppo, leader nel settore della trasformazione del pomodoro: “Non possiamo aspettare l’insediamento del nuovo governo. Se i costi dell’energia continuano ad aumentare con questo ritmo, anche del 35% in una settimana, le aziende del settore agroalimentare non potranno continuare il proprio lavoro. Serve un intervento importante per trovare un plafond a questi costi”.

L’industria metalmeccanica “rischia una grave frenata e di fermare un terzo delle imprese”: stavolta il “fate presto” arriva dal il segretario generale della Fim-Cisl, Roberto Benaglia, che rimarca le difficoltà di fronteggiare la folle corsa dei prezzi energetici, con il rischio di conseguenti ricadute sui lavoratori. “Alla riapertura delle fabbriche – afferma – molte ci segnalano non solo costi di produzione ormai insostenibili, ma soprattutto la difficoltà a programmare i prossimi mesi produttivi a fronte della totale incertezza”. Ad essere colpite non sono solo le filiere maggiormente energivore come siderurgia, metallurgia, lavorazione metalli e meccaniche, ma anche i settori utilizzatori quali la produzione di macchine utensili, la componentistica automotive, l’elettrodomestico.

L’INCERTEZZA DOVUTA ALLA VOLATILITÀ DEL PREZZO

L’incertezza è determinata anche dal fatto che la volatilità dei prezzi, come segnala il Sole 24Ore, alimenta in misura esponenziale i problemi di approvvigionamento delle imprese in quanto le aziende fornitrici di gas non faranno, nelle prossime settimane, nuovi contratti alle aziende che non siano quelle storicamente rifornite.

La fiammata del gas incendia anche la politica. Carlo Calenda, leader di Azione arriva a chiedere ai partiti la sospensione della campagna elettorale per affrontare questo “tsunami nazionale”. Un’iniziativa che arriva da chi sa di aver già perso, è la risposta del segretario della Lega, Matteo Salvini, che sollecita Draghi a convocare le aziende dell’energia per concordare un tetto al prezzo del gas “in attesa che Bruxelles si svegli”.


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