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Nessuno mette in dubbio lo sforzo enorme compiuto, soprattutto dal Governo Draghi, nel dare la massima incisività agli atti programmatici, a quelli procedurali contenuti nel PNRR tutto per seguire, in modo organico, quanto contenuto nelle Linee Guida prodotte dalla stessa Unione Europea e sono sicuro che nessuno potrà incrinare questo codice comportamentale che sia il Ministro Franco che il Ragioniere dello Stato hanno ulteriormente chiarito con la circolare 30/2022 in cui non solo si cerca di approfondire lo stato di avanzamento del PNRR ma anche si cerca di mantenere inalterate per il futuro le finalità dello stesso PNRR. Quindi penso che in questa fase di passaggio da una Legislatura ad un’altra si debba, in tutti i modi, certificare quello che si è fatto e garantire la massima continuità per il futuro.

Coerentemente a questa linea strategica, negli ultimi giorni di Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, il Professor Enrico Giovannini, in una intervista di pochi giorni fa, ha fornito due ammissioni sullo stato del PNRR. In particolare sulla possibilità di modificare alcuni progetti del PNRR ha precisato: “Certo singoli progetti possono essere cambiati, ma ripensare l’intero impianto infrastrutturale, concordato con le Regioni, richiederebbe tempi lunghi. Lo schema generale deve rispettare i canoni e l’impostazione concordata con l’Europa, i vincoli ambientali e di sostenibilità. Ripeto i tempi sono molto stringenti”. In merito poi all’avanzamento globale del PNRR, sempre Giovannini ha ribadito: “Non possiamo dire che la missione sia compiuta c’è ancora tanto da fare. Per esempio, adottare tutti i decreti attuativi pendenti di nostra competenza oltre ai 275 già approvati in questi 18 mesi. E stiamo lavorando per rispettare questo impegno. Un impegno tutt’altro facile”.

Sembra quasi di essere tornati ai bei tempi in cui da ragazzi si andava in villeggiatura e ci si accorgeva solo negli ultimi giorni che la gente conosciuta in fondo poi era simpatica. Con questo non voglio mettere in dubbio la simpatia del Ministro, voglio solo dire che queste sue ultime ammissioni scoprono una parte del suo carattere non carico solo di un forte ottimismo della speranza ma cosciente anche di un dato ormai inequivocabile: il PNRR, non avendo sfruttato in modo adeguato i due anni trascorsi essenzialmente a definire procedure, programmi, ipotesi progettuali, oggi necessariamente va rivisto e va, soprattutto, riportato all’interno delle Linee guida definite in sede comunitaria. Il convincimento di una rivisitazione la troviamo, a mio avviso, in due distinti elementi:

•             Intervenendo a Cernobbio nel mese di giugno il Ministro dell’economia e delle finanze Daniele Franco ammise che sarebbe stato necessario distinguere le opere del breve termine da quelle del medio termine. Le opere presenti nel PNRR ma che non potevano più onorare la scadenza del 31 dicembre 2026 sarebbero state tutte trasferite nel “medio termine” invece rimanevano nel “breve termine” quelle già partite o di prossima cantierizzazione

•             Come anticipato in una mia nota di una settimana fa la Ragioneria Generale dello Stato ha prodotto la circolare 30/2022 al cui interno ci sono le “Linee Guida per le attività di controllo e rendicontazione degli interventi del PNRR”. In realtà trattasi di un documento mirato alla certificazione degli obiettivi raggiunti necessari per far scattare le rate comunitarie. E, sempre dalla circolare, emerge, in modo chiaro, che in realtà finora ci si è soffermati a lungo sulla impostazione programmatica, sulla definizione dettagliata degli obiettivi, sulla predisposizione dei bandi e invece, come da me ribadito in tantissime note, poca attenzione si è posta sull’apertura dei cantieri. Ebbene, dal primo semestre del prossimo anno il piano comunitario porta al centro proprio le realizzazioni; realizzazioni sia delle opere sia dei servizi offerti dalla Pubblica Amministrazione.

In realtà la decisione presa dalla Ragioneria Generale dello Stato è coerente a quanto dichiarato in precedenza dallo stesso Ministro Franco; infatti questo controllo capillare di tutte le iniziative presenti nel PNRR, ed in modo particolare delle opere infrastrutturali, diventerà il riferimento portante di questa ormai obbligata rilettura e, soprattutto, come d’altra parte si evince dalla stessa circolare, l’obiettivo è evitare che la Unione Europea non eroghi le relative rate. Ed allora siamo tutti costretti ad abbandonare la carica di ottimismo prodotta da alcuni Ministri anche del Governo Draghi e, necessariamente, dobbiamo ammettere che anche le opere inserite nel Piano Nazionale Complementare devono essere oggetto di una corretta rilettura. Infatti non possiamo dimenticare che l’utilizzo dei 30,5 miliardi inseriti sul bilancio dello Stato impone alle Amministrazioni di individuare milestone e target per ogni singolo investimento, ovvero obiettivi iniziali, intermedi e finali dei progetti di cui sono titolari, nonché le tempistiche entro cui tali obiettivi devono essere raggiunti, con la previsione della revoca del finanziamento in caso di mancato rispetto delle stesse e di meccanismi premiali (assegnazione di risorse revocate) per le Amministrazioni che riportino i migliori dati di impiego delle risorse. In realtà il PNC rappresenta un traguardo del PNRR, essendo un impegno preso dall’Italia in due milestone della Riforma della pubblica amministrazione.

Alla luce di tali oggettive considerazioni sicuramente i seguenti interventi non rientreranno nella operazione di rilettura del PNRR in quanto, sulla base della verifica capillare che la Ragioneria effettuerà, trattasi di interventi che non potranno rispettare le scadenze della Unione Europea: 

•             L’asse ferroviario ad alta velocità Roma – Pescara (costo presunto 6,5 miliardi, risorse disponibili nel PNRR primo lotto 620 milioni di euro)

•             L’asse ferroviario ad alta velocità Taranto – Metaponto – Potenza – Battipaglia (risorse disponibili da PNRR 449 milioni di euro)

•             L’asse ferroviario ad alta velocità Salerno – Reggio Calabria (1.800 milioni nel PNRR e 9.400 milioni nel PNC)

•             Il sistema ferroviario ad alta velocità Palermo – Messina – Catania (il costo dell’intero sistema e di 7.100 milioni di euro disponibili nel PNRR 1.440 milioni e residuali non impegnati dal Fondo di Sviluppo e Coesione circa 5.100 milioni di euro)

In realtà il Mezzogiorno perde in prima fase circa 13.700 milioni di risorse presenti nel PNRR e nel PNC e riesce a mantenere circa 3.154 milioni di euro relative ai seguenti interventi:

•             Upgrading stazioni del Sud e upgrading, resilienza sempre delle ferrovie del Sud per circa 2 miliardi di euro

•             Potenziamento della ferrovia Benevento Cancello per 109 milioni di euro

•             Potenziamento della linea Bari – Taranto delle Ferrovie del Sud Est per 382 milioni di euro

•             Raddoppio Ogliastrillo Castelbuono per 459 milioni di euro

•             Ristrutturazione del nodo di Bari per 204 milioni

Non sarà facile gestire una simile operazione specialmente dopo le dichiarazioni dei vari Ministri delle infrastrutture (Paola De Micheli e Giovannini) e del Mezzogiorno (Provenzano e Carfagna) in cui avevano parlato delle famose percentuali del 40%, del 50% e del 60% delle risorse del PNRR al Sud ed avevano, in più occasioni, assicurato la apertura di cantieri. Tra l’altro siccome il PNRR non contempla opere stradali e gli stanziamenti disponibili per tali interventi nel bilancio ordinario dello Stato si attestano su un importo pari a circa 1,4 miliardi, l’intero volume di risorse che il Mezzogiorno dispone per interventi nel comparto delle infrastrutture si attesta, per i prossimi tre – quattro anni, su un valore pari a circa 4,5 miliardi di euro.

Per il resto del Paese invece rimangono validi, perché in parte già cantierati, interventi per oltre 18 miliardi di euro di cui 8.570 milioni relativi ad interventi relativi alla rete ferroviaria ad alta velocità.

Tutto questo mi spiace ricordarlo era noto sia al Ministro Giovannini che alla Ministra Carfagna ed è già un fatto positivo che la Ragioneria Generale dello Stato con la richiamata circolare abbia deciso di dare vita a questo vero tagliando; un tagliando che, una volta insediato il nuovo Governo, dovrà essere attentamente vagliato dalla Conferenza Stato Regioni perché penso, anzi spero, che le otto Regioni del Mezzogiorno chiedano adeguate garanzie.

Ma a questa non facile rivisitazione delle opere del Mezzogiorno inserite nel PNRR, senza dubbio critica per i coinvolgimenti delle singole Regioni del Sud che forse finalmente capiranno quanto sia stato miope il modo con cui hanno affrontato il PNRR, cioè non in spirito solidale ma individuale, se ne aggiunga un’altra ancora più critica: la scelta ormai obbligata che il PNRR, come richiesto formalmente sin dall’inizio dalla Unione Europea, sia gestito da un solo Dicastero. Sì, tutte le infrastrutture, tutti gli interventi, tutte le riforme abbiano un motore unico e nel caso specifico, anche alla luce della prima richiamata circolare n. 30/2022, tale Dicastero potrebbe essere quello dell’Economia e delle Finanze.

È arrivato il momento del redde rationem. In proposito ricordo un passo del Vangelo: “Quando all’uomo ricco giungono all’orecchio voci di una gestione sconsiderata del patrimonio, questi chiama l’amministratore e gli chiede conto del suo operato dicendo: redde rationem villicationis tuae: iam enim non poteris villicare: “rendimi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. È solo un riferimento evangelico!


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