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Non accenna a placarsi la corsa dell’inflazione. Le stime preliminari sono state confermate dall’Istat nella nota sui prezzi al consumo diffusa ieri: anche a luglio, l’inflazione resta caldissima.
Il dato su base annua è inferiore di un decimo di punto percentuale rispetto a quello di giugno (+7,9% rispetto a +8%), ma c’è stato comunque un +0,4% su base mensile. E, soprattutto, era da 38 anni (settembre 1984) che i beni alimentari e per la cura della casa e della persona (il cosiddetto “carrello della spesa”) non facevano registrare un aumento così elevato: +9,1% (la rilevazione precedente si era fermata al +8,2%).
Inoltre, sebbene il mese scorso i prezzi dei beni energetici abbiano rallentato la loro corsa (da +48,7% a +42,9%), martedì 9 agosto l’elettricità nel nostro Paese è arrivata a costare 474 euro al megawattora: il prezzo all’ingrosso più alto d’Europa.
Scendendo nel dettaglio, la “componente di fondo” dell’inflazione, cosiddetta “core” (quella al netto di beni energetici e alimentari freschi) a luglio ha fatto segnare un +4,1%, che non si registrava da giugno 1996.
Si sale a +4,7% togliendo solo gli energetici (anche in questo caso, livelli toccati per l’ultima volta nel 1996, nel mese di maggio).
Istat: Prezzi al consumo alle stelle: il dato dell’inflazione tendezionale
Riguardo all’inflazione tendenziale, i beni alimentari lavorati sono passati da +8,1% a +9,5% e accelerano anche trasporti (da +7,2% a +8,9%), beni non durevoli (da +2,9% a +3,6%), beni durevoli (da +2,8% a +3,3%) e servizi vari (da +1,1% a +1,6%). In calo, invece, i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5% a +4,6%).
L’inflazione acquisita per il 2022 è ora al +6,7% per l’indice generale e +3,3% per la componente di fondo. Riguardo al prezzo dell’elettricità, per capire l’impennata dei costi basti pensare che, ad agosto di soli 3 anni fa, il prezzo medio di vendita all’ingrosso era di 49,5 euro al megawattora, contro, come detto, i 474 di martedì.
Secondo la piattaforma Energy Live si tratta del prezzo più alto di tutta Europa, davanti ai 368 euro della Grecia. Più indietro anche Francia, con 348 euro, Germania a 345 euro, e, soprattutto, la Spagna, dove il costo del megawattora è addirittura di appena 144 euro.
Anche i Paesi scandinavi, come Svezia e Norvegia, sono sotto i 200 euro.
Questo dipende dall’elevato ricorso, negli Stati del nord Europa, all’idroelettrico.
L’Italia, al contrario, paga il massiccio ricorso al gas naturale per la produzione di energia. Il 49% della corrente, secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, è generata da centrali alimentate a metano. In Francia, dove si è puntato con decisione sul nucleare (e dove il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron ha deciso di far costruire sei reattori nucleari, che potrebbero salire fino a 14) la quota è solo del 6,5%. Ma anche la Germania (17%) e la Spagna (26,5%) hanno percentuali ben diverse.
Istat, prezzi al consumo su malgrafo la frenata dei beni energetici
“Il rallentamento dei prezzi dei beni energetici che si registra a luglio non frena l’onda lunga delle tensioni inflazionistiche che si stanno diffondendo agli altri comparti merceologici” commenta l’Istituto nazionale di statistica in una nota. “Infatti, la crescita dei prezzi degli alimentari lavorati, dei beni durevoli e non, dei servizi relativi ai trasporti e dei servizi vari accelera, spingendo l’inflazione al netto degli energetici e degli alimentari freschi a livelli che non si vedevano, rispettivamente, da giugno e maggio 1996”. L’inflazione rispetto al dato nazionale è più alta in Sardegna e Sicilia (da +9,1% a +9,2%) e nel Nord-Est (stabile a +8,4%), mentre è al di sotto nel Centro (da +7,5% a +7,8%), nel Sud (da +7,7% a +7,8%) e nel Nord-Ovest (da +7,8% a +7,6%).
Tra le città capoluogo la più elevata si osserva a Bolzano (+10%), Catania (+9,9%) e Palermo (+9,8%), mentre le variazioni tendenziali più contenute sono ad Aosta, Parma e Reggio Emilia (tutte a +6,7%).
A luglio, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra una diminuzione dell’1,1% su base mensile, a causa dei saldi estivi di cui il NIC non tiene conto, e un aumento dell’8,4% su base annua, da +8,5% di giugno.
Il lieve rallentamento è spiegato prevalentemente dalla decelerazione dei prezzi di abitazione, acqua, elettricità e combustibili (da +28% a +24,7%), e dall’inversione di tendenza dei prezzi di abbigliamento e calzature (da +1,9% a -2,1%), a causa di un calo congiunturale (-21,4%), dovuto all’avvio dei saldi estivi, più ampio di quello di luglio 2021 (-18,2%) quando alcune regioni posticiparono l’inizio delle promozioni stagionali. Rallentano anche i prezzi dei servizi ricettivi e di ristorazione (da +7,2% a +6,4%) e flettono in misura più ampia i prezzi delle comunicazioni (da -2,9% a -3,7%).
Il calo degli energetici compensato dall’aumento dei cosi alimentari
Dinamiche compensate dall’accelerazione dei prezzi dei prodotti alimentari e bevande analcoliche (da +9,2% a +10%), dei mobili, articoli e servizi per la casa (da +4,9% a +5,3%), dei trasporti (da +13,6% a +13,9%), di ricreazione, spettacoli e cultura (da +1,1% a +1,6%) e degli altri beni e servizi (da +1,7% a +2,3%).
In assenza degli interventi di natura fiscale adottati dal Governo Draghi per contrastare i rincari dei prodotti energetici (la riduzione dell’IVA sul gas a ottobre 2021 e delle accise sui carburanti a partire dal 22 marzo 2022), l’inflazione misurata dall’IPCA a tassazione costante (IPCA-TC) a luglio sarebbe stata di +9,5% (da +9,6% di giugno).
Con riferimento agli aggregati speciali dell’IPCA, rallentano i prezzi dei beni (da +11,5% a +11,0%; -2,3% rispetto a giugno) a causa dei prezzi dell’energia (da +49,1% a +43,4%; +0,1% la variazione congiunturale), sia di quelli di elettricità, gas e combustibili solidi (da +69,4% a +59,1%; -0,7% su base mensile), sia di quelli dei combustibili liquidi, carburanti e lubrificanti (da +29,2% a +27,1%; +0,9% il congiunturale). Invertono la tendenza i prezzi dei beni semidurevoli (da +2,1% a -0,4%; -14,8% rispetto a giugno, per effetto delle dinamiche dei saldi stagionali di Abbigliamento e calzature).
Accelerano invece i prezzi degli alimentari lavorati (incluse bevande alcoliche) e tabacchi (da +6,9% a +8,1%; +1,3% su base mensile) e dei beni non durevoli (da +3,8% a +4,5%; +0,6% rispetto a giugno).
Prezzi al consumo: La preoccupazione dell’Unione Italiana Consumatori
“L’inflazione dissangua sempre più gli italiani perché sale il carrello della spesa, colpendo i consumi obbligati non rinviabili” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori a commento dei dati Istat sui prezzi al consumo.
“È necessario intervenire con urgenza tagliando subito l’Iva sui beni di prima necessità come gli alimentari, i cui prezzi hanno subito a luglio un rincaro record del +10% su base annua, in modo da consentire una riduzione dei listini al dettaglio e permettere alle famiglie di mettere il cibo in tavola senza subire un salasso” aggiunge il presidente del Codacons, Carlo Rienzi.
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