La Borsa di Milano, a Piazza Affari
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QUANTI hanno provocato la crisi del governo di Mario Draghi e il ricorso alle elezioni anticipate dovranno molto riflettere sui dati pubblicati ieri dall’Istat. La loro improvvisazione, infatti, molto probabilmente frenerà l’Italia in una corsa che poteva far uscire il Paese dalla stagnazione ormai ventennale. Conte, Salvini e Berlusconi dovranno molto riflettere sulle motivazioni della loro iniziativa che appare sempre di più come un’operazione di Palazzo. Una partita di potere in contrasto con i veri interessi del Paese. L’economia italiana, infatti, ha premuto l’acceleratore e archivia il secondo trimestre con una crescita del Pil di un punto percentuale.
LE CIFRE DEL SUCCESSO
Su base annua il miglioramento è del 4,6%, che si aggiunge al 6,6% dell’anno scorso. Una crescita a ritmi cinesi che il nostro Paese non vedeva dagli anni del boom economico. Nei diciassette mesi del governo Draghi l’Italia, complessivamente, è cresciuta a un ritmo superiore al 10%. Un dato confermato dall’Ufficio Studi di Confcommercio: «In un biennio l’Italia cresce di circa il 10%, recuperando la perdita del 2020».
L’Italia cresce mentre gli Stati Uniti entrano in “recessione tecnica” visto il nuovo calo del Pil. Un successo che gli autori dell’imboscata parlamentare di due settimane fa hanno buttato via per semplice sete di potere. Lo sprint galvanizza lo spread che scende a 233 punti e la Borsa (Piazza Affari chiude a +2,2%) fa brillare il nostro Paese in Europa (la Ue 19 si ferma a +0,7%) e lascia nettamente indietro la locomotiva del Vecchio continente. Vale a dire la Germania, che paga l’incertezza legata alla guerra e alla pandemia con una crescita inchiodata a zero. Resta alta, tuttavia, in tutta Europa l’emergenza inflazione, che nell’Eurozona tocca un nuovo record, sfiorando il 9%. Livello che in Italia viene addirittura superato nel conto del cosiddetto “carrello della spesa”. La stima preliminare dell’Istat sul Pil nel secondo trimestre evidenzia un aumento dell’1% rispetto al trimestre precedente e del 4,6% su base annua. Un dato positivo, dovuto alla crescita della produzione di industria e servizi che compensano il calo dell’agricoltura, che conferma la “fase espansiva” in corso da sei trimestri.
L’accelerazione rispetto a gennaio-marzo (+0,1%) è evidente e permette di mettere in sicurezza una crescita acquisita per il 2022 superiore alle più recenti previsioni: alla luce del +1% di aprile-giugno, infatti, se si avesse una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri dell’anno, il 2022 chiuderebbe al +3,4%. Quindi più del +2,9% stimato dalla Commissione Ue e del +3% del Fondo monetario. Con il ministro della PA Renato Brunetta che azzarda: «Avanti di questo passo, è ragionevole aspettarsi un tasso di crescita annuo più vicino al 4%».
Ma il dato segna anche un altro risultato. Il Pil del secondo trimestre è «nettamente superiore al livello medio del 2019» e quindi «il recupero dalla crisi causata dalla pandemia può dirsi completato» certifica il ministero dell’Economia, facendo notare che la crescita è stata «robusta» nonostante il contesto di «grande difficoltà» e ricordando il forte contributo all’economia dato dalle misure del governo con la legge di Bilancio e i numerosi decreti a sostegno di famiglie e imprese.
VERSO IL DECRETO AIUTI-BIS
Daniele Franco e Mario Draghi da settimane esprimevano anche pubblicamente cauto ottimismo. Di sicuro l’incertezza in vista dell’autunno rimane elevata ma sono proprio questi numeri, osservano i collaboratori del premier, che permettono – a saldi invariati – di mettere in campo il nuovo intervento in preparazione, il decreto Aiuti bis che consentirà di mitigare l’impatto dei rincari e di sostenere la domanda anche nei prossimi mesi. L’Italia si fa notare in Europa. Sempre nel secondo trimestre, infatti, secondo la stima flash di Eurostat, il Pil è aumentato dello 0,7% nell’Eurozona e dello 0,6% nella Ue nel suo insieme. L’Italia, in base ai dati disponibili, conquista il podio, dietro Svezia (+1,4%) e Spagna (+1,1%). La Francia si ferma al +0,5%. Delude la Germania, con un’economia in stallo.
«L’Italia non è più quella della retorica della crescita a “zero virgola”, l’ultima ruota del carro, il grande malato d’Europa», commenta sempre Brunetta. Cita i casi di Italia e Spagna il commissario europeo per l’Economia Paolo Gentiloni, che plaude al dato europeo: «Crescita dell’Eurozona meglio del previsto».
MA ANCORA NON BASTA
Tuttavia, ancora non basta. «Non siamo in recessione, ma resta l’incertezza per i prossimi mesi e l’inflazione si mantiene a livelli record» avverte Gentiloni. Lo dicono gli ultimi dati sui prezzi al consumo, diffusi ieri in Europa e in Italia. Nell’Eurozona l’inflazione segna addirittura un nuovo record, salendo a luglio all’8,9%, dall’8,6% di giugno, a livelli mai registrati dalla nascita dell’Unione economica. In Italia il +0,4% su base mensile porta il tasso annuo al +7,9%, in lievissimo rallentamento dal record di giugno (+8%), grazie soprattutto al calo degli energetici. Schizza però a livelli record il cosiddetto “carrello della spesa”, che si impenna a luglio al +9,1% (dal +8,2%), con un aumento che non si osservava da settembre 1984. Con il dato di luglio, l’inflazione acquisita per il 2022 è già al +6,7%.
Una dinamica che tocca da vicino i consumatori, con le associazioni che calcolano per le famiglie una maggior spesa da oltre duemila euro.
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