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Christine Lagarde

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La crisi di governo con il premier Mario Draghi che chiede il voto di fiducia a ridosso della chiusura dei mercati affonda non solo la politica italiana ma anche la Borsa di Milano. Piazza Affari chiude con un pesante calo dell’1,6% (a 21.348 punti) una lunga giornata vissuta col fiato sospeso e in altalena con gli occhi puntati sul Draghi Day e sulle parole del presidente del Consiglio al Senato e sulle reazioni dei partiti. A subire i contraccolpi di una crisi di governo che degenera è stato anche il mercato obbligazionario.

Lo spread tra Btp e Bund tedeschi ha chiuso la giornata a 215 punti base (rendimento del decennale italiano 3,34%). Il differenziale stamane aveva aperto a 199 punti base, per poi salire e scendere e risalire nuovamente. Un su e giù che ha portato lo spread a toccare 220 punti base. La crisi si riflette sui rendimenti dei Btp appiattendo il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli della Grecia, con i bond di Atene con scadenza a due anni che vengono ormai giudicati meno rischiosi, e quelli a 10 anni separati da solo 7 punti base, il minimo da inizio 2022.

 Il Btp decennale rende il 3,374%, a fronte del 3,442% della Grecia. Lo spread scende a poco meno di 2 punti base per i quinquennali (2,629% per l’Italia e 2,645% per la Grecia) mentre sulla scadenza a breve la Grecia batte l’Italia di ben 13 punti base: Atene rende l’1,616% mentre Roma l’1,747%.

Tornando all’azionario, più colpiti dalle vendite a Milano sono stati i titoli delle banche, complice anche lo spread in salita. Tra i finanziari a Piazza Affari, nella lunga giornata di Draghi, gli sguardi sono rimasti rivolti anche su Mediobanca (-1,15%) e Generali (-2,86%), che avevano iniziato la seduta in territorio positivo il giorno seguente alle parole di Francesco Milleri, presidente di Delfin, la cassaforte della famiglia Del Vecchio azionista delle due società con oltre il 19% e quasi il 10%, che alla stampa aveva detto che l’obiettivo è una crescita organica.

Chiusura sempre in negativo, ma con un rosso decisamente più pallido per le Borse europee in attesa delle decisioni di domani del direttivo della Bce sui tassi e sullo scudo anti-frammentazione.

Le attese iniziali di una ministretta da 25 punti base non è del tutto scontata dopo che nelle scorse ore è sembrata prevalere la posizione dei falchi che puntano ad un rialzo fino a 50 punti. L’attenzione degli osservatori, inoltre, si concentra anche sul nuovo strumento anti-spread che dovrà cercare di evitare tensioni finanziarie in Europa. Con queste premesse la riunione della Bce viene considerata tra le più attese della storia. Nella due giorni di confronto, tocca a Christine Lagarde trovare la sintesi tra falchi e colombe in uno scenario macroeconomico pieno di incertezze. A Francoforte piomberà inevitabilmente anche la questione politica italiana, che si interseca con il varo dello scudo anti-spread. I falchi interni alla Bce, infatti, mal digeriscono che lo strumento messo in campo possa diventare un paracadute per un eventuale aumento dello spread italiano.

Nel prendere le decisioni la banca centrale europea dovrà’ considerare uno scenario complessivo assai complicato e incerto. Si va dall’inflazione annua dell’area euro balzata all’8,6% a giugno dall’8,1% di maggio, allo spettro di una recessione economica globale. Ci sono poi gli effetti della guerra in Ucraina con particolare attenzione allo shock energetico e la crescita della Germania, dopo le ultime stime del Fondo monetario internazionale, destinata a rallentare nel 2022 e il 2023, con il Pil previsto quest’anno a +1,2% e il prossimo a +0,8%. Sui mercati, intanto, prende sempre più quota l’ipotesi che la Bce alzerà i tassi ben oltre i 25 punti con gli analisti pronti a scommettere in un aumento fino a 50 punti. Una situazione che sta creando una significativa volatilità dei mercati, in modo particolare legata alla mancanza di dettagli sullo scudo anti-spread. Tra gli analisti c’è chi scommette che un rialzo a sorpresa di 50 punti base potrebbe essere stato proposto come concessione ai falchi in cambio di un via libera allo scudo anti spread.

 Se così fosse, potrebbe essere una «buona notizia per i mercati. Inoltre, se la Bce offre 100 punti di rialzo dei tassi in due riunioni, la sequenza non fa una grande differenza alla fine», spiega Frederik Ducrozet, responsabile della ricerca macroeconomica di Pictet Wealth Management. È tuttavia vero che Francoforte ha sempre affermato di volersi muovere in un contesto “data dependent” e sui duplici principi di “gradualità e apertura a tutte le opzioni'”. I mercati, intanto, si aspettano dalla Bce un messaggio rassicurante sulla determinazione ad agire in modo rapido e incisivo. L’attenzione si concentra sul Transmission protection mechanism (Tpm), ovvero lo scudo anti-spread.

L’eventuale parto di un sistema ritenuto “poco forte” per scongiurare shock potrebbe mettere in allerta i mercati e rivelare una Bce poco credibile nella capacità di stabilizzare gli squilibri della periferia dell’Eurozona, Italia in primis. «Ci aspettiamo che la Banca Centrale Europea sia più esplicita o addirittura già annunciare l’operatività di tale strumento», afferma Martin Wolburg, senior economist di Generali Investments. «Intravediamo il rischio – aggiunge – che questo nuovo strumento possa non corrispondere alle aspettative del mercato». E sul tema dello scudo anti-spread si registra anche la posizione del ministro dell’Economia spagnolo Nadia Calvino che esorta la Banca Centrale Europea ad «evitare di innervosire i mercati del debito».


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