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Scafisti e trafficanti di esseri umani partono indisturbati da Paesi che l’Europa finanzia e si moltiplicano i salvataggi di migranti

Sono, siamo, tutti in balia delle onde. Chi? Il governo italiano, l’Unione europea, la Guardia costiera, la Marina militare italiana, la Guardia di finanza.

Tutti, tranne i trafficanti di esseri umani che, nonostante il mare grosso e i venti di scirocco, continuano indisturbati a far partire dalle coste turche, libiche e tunisine, caicchi, barconi, barche, barchini, gommoni carichi di disperati, bambini, donne, uomini, che, nonostante siano consapevoli di poter finire in fondo al mare con i loro figli, le loro mogli, sorelle, fratelli, cugini, (persone «irresponsabili» sostiene incredibilmente il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi) che pagano decine di migliaia di euro, continuano a partire nella speranza di sopravvivere e raggiungere le coste europee, le prime delle quali sono quelle calabresi o quella di Lampedusa.

SCAFISTI SPREGIUDICATI E SALVATAGGI DI MIGRANTI SENZA SAR

Partono tutti da Paesi che l’Europa e soprattutto il governo italiano finanziano con ingenti somme di denaro (sei miliardi di euro alla Turchia) e con aiuti, come motovedette italiane e altri benefit consegnate ai libici e alla Tunisia, per contrastare, o almeno regolare, le partenze dai loro porti: Smirne in Turchia, Sfax in Tunisia, Zwuara in Libia, che teoricamente, ma solo teoricamente dovrebbero essere sorvegliati e controllati.

Tutti provvedimenti e finanziamenti che da decenni Italia ed Europa approvano ma che non sono serviti a nulla, tranne ad arricchire i trafficanti di esseri umani, sostenuti e appoggiati dagli stessi governi (libico, tunisino e turco) che finanziamo e che spesso sono in combutta con i trafficanti o addirittura, come hanno svelato e provato numerose inchieste, anche quelle dell’Onu, vedono a capo dei trafficanti, anche capi delle guardie costiere di quei Paesi.

GLI UOMINI DI GUARDIA COSTIERA E FINANZA IMPEGNATI A SOCCORRERE MIGRANTI

Nel momento in cui scriviamo nel mar Ionio e nel Mediterraneo, ci sono decine e decine di caicchi, barconi e barchini carichi di migranti che chiedono aiuto perché rischiano di affondare. Mentre scriviamo, dicevo, in quei mari ci sono più di 10 motovedette e aerei della Guardia costiera e della Guardia di finanza (finalmente) che stanno tentando di soccorrerli e di salvarli per evitare che si ripetano tragedie e stragi come l’ultima, quella della spiaggia calabrese di Cutro dove sono morte oltre 70 persone tra bambini, donne e uomini.

Fino a ieri pomeriggio hanno salvato da morte certa 1.800 persone. Con interventi effettuati senza aspettare la “formalizzazione” dell’evento Sar (cioè la richiesta dell’evento di pericolo o di affondamento) da parte delle autorità preposte, e cioè il ministero degli Interni di Matteo Piantedosi e delle Infrastrutture di Matteo Salvini che dirige la Guardia Costiera italiana.

“Formalizzazione” che non è avvenuta nel caso che ha provocato la strage dei migranti morti a 200 metri dalla spiaggia di Cutro. Come se Guardia di finanza e Guardia costiera fossero stati, con tutto il rispetto, semplicemente impiegati del Catasto.

ERRORI DI VALUTAZIONE

Perché è questo quello che è accaduto nella strage di Cutro: un errore di valutazione da parte di tutti, consapevoli o meno di quello che stava accadendo o che poteva accadere (e che purtroppo è accaduto), e che i ministri degli Interni e delle Infrastrutture (Piantedosi e Salvini), “appoggiati” dal governo (quindi dalla premier Meloni), non hanno saputo spiegare o ammettere nelle audizioni alla Camera e al Senato.

Perché è stata improponibile l’autodifesa del ministro degli Interni sul mancato intervento della Guardia costiera: «L’attivazione di un soccorso – la tesi di Piantedosi – non può prescindere da una segnalazione di una situazione di emergenza. Solo ed esclusivamente se c’è tale segnalazione si attiva il dispositivo Sar. Laddove, invece, non venga segnalato un distress, l’evento operativo è gestito come intervento di polizia. È esattamente quanto avvenuto nel caso in questione».

Il ministro degli Interni Piantedosi, evidentemente, ignorava o ignora non solo le regole del Piano Sar (interventi di soccorso) in vigore, ma soprattutto quelle che da anni sono le indiscusse linee guida della Guardia costiera, sancite da innumerevoli sentenze della magistratura: e cioè che tutte le imbarcazioni che trasportano migranti «devono essere considerate subito in distress, in ragione del fatto che sono sovraccariche, inadeguate a percorrere la traversata, prive di strumentazione e di personale competente».

LA STRAGE DI MIGRANTI DI CUTRO, LE REGOLE PER I SALVATAGGI E LE AZIONI DEGLI SCAFISTI

Tutto esattamente come era nel caso del caicco affondato sulla battigia della spiaggia di Cutro. Era stato avvistato il 25 febbraio scorso, alle ore 22.26 dall’aereo di Frontex sicuramente come barca di migranti, ma era stata classificata dalle sale operative informate (Guardia costiera e Guardia di finanza) come se fosse stato un caicco con a bordo turisti o trafficanti di armi che navigavano sicuri e tranquilli. Quindi quell’intervento non doveva essere di soccorso o di salvataggio ma una “operazione di polizia”.

Quindi erano intervenute due motovedette della Guardia di finanza che, a causa del mare grosso, non hanno individuato il caicco carico di migranti e sono dovute tornare in porto per le cattive condizioni del mare avvisando la Guardia costiera che forse sarebbe stato opportuno che intervenissero le loro motovedette che sono in grado di operare anche con mare forza 7/8.

Tutto questo, però, non è stato fatto. Perché? Interrogativo al quale né il ministro Piantedosi, né il ministro Salvini, né la premier Giorgia Meloni (incolpevole) hanno saputo rispondere e chissà se mai lo faranno.

CERTE NORME ESISTONO GIÀ

Poi, quando ormai la tragedia si era consumata, l’inutile passerella del Consiglio dei ministri a Cutro, dove sono state varate “nuove” misure contro scafisti e trafficanti con provvedimenti che già esistono. Come quelle delle pene e delle condanne nei confronti degli scafisti o le loro ricerche e cattura nei loro Paesi (Turchia, Libia, Tunisia e altri del centro Africa) che non sono possibili.

Nelle carceri italiane ci sono decine di presunti scafisti (molti innocenti) già condannati a pene gravissime, come l’ergastolo. Si è poi ipotizzato, ma non concretizzato, che il coordinamento del soccorso in mare poteva essere affidato alla Marina militare (assente in questi ultimi anni) e non alla Guardia costiera. Una Guardia costiera che, purtroppo, ha visto assente dalla scena in questi giorni il loro comandante, l’ammiraglio Nicola Carlone, che non ha difeso, pubblicamente, il suo Corpo finito nel tritacarne mediatico e politico.

Quello dell’accorpamento della Guardia costiera nella Marina militare (così come è avvenuto al corpo della Guardia forestale, che è stata accorpata all’Arma dei carabinieri) è un tentativo già fatto negli anni scorsi. Ma che è stato impedito grazie all’intervento del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dell’allora ministro Graziano Del Rio e dell’allora ammiraglio Felicio Angrisano, che proprio ieri è stato assolto con formula piena dalle accuse per il disastro della Torre dei piloti di Genova.


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