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Non solo l’acqua dei rubinetti, ora rischia di diventare oro anche quella minerale. E non per motivi di siccità, ma per l’emergenza materie prime. Che poi alla fine comunque si collega con la grande sete. Il problema per le acque minerali è legato alla carenza di anidride carbonica. La Co2, come spiega Assogastecnici (Federchimica), proviene da sorgenti naturali (pozzi profondi o sorgenti) e da processi chimici e biologici e più è bassa la concentrazione iniziale di CO2 nel gas grezzo, più è alto il costo industriale del prodotto liquido risultante.

In ogni caso la carenza di materia prima sta spingendo le aziende che producono acqua minerale a ridurre la produzione di bollicine. La Co2 infatti sta diventando introvabile per l’industria alimentare perché le aziende produttrici preferiscono venderla alla concorrente industria sanitaria. Per ora ad annunciare lo stop della linea frizzante è stata Sant’Anna, leader europeo delle acque minerali, ma la carenza di “materia prima” viene avvertita da tutto il settore.

Le scorte sono finite e i nuovi acquisti rischiano di essere molto salati. E così si preannuncia un ennesimo salasso per i consumatori. Già secondo gli ultimi dati Istat sui prezzi al consumo era spuntato un aumento dell’8,3% per le acque minerali, più alto del tasso di inflazione. La storia è sempre la stessa: le materie prime che scarseggiano. Un po’ per effettiva mancanza, un po’ per speculazione.

Un fenomeno che si registra da quasi un anno ma che è stato esasperato dal conflitto in Ucraina con i costi energetici alle stelle che hanno penalizzato tutti i sistemi produttivi. La stessa emergenza che devono affrontare le industrie edilizie, quelle del mobile, della carta e dell’agroalimentare. E per ora non si vedono spiragli. La spirale inflazionistica è partita dai prodotti energetici che continuano la loro pazza corsa.

Anche ieri il prezzo del gas ad Amsterdam, mercato di riferimento europeo, ha segnato un incremento del 5% rispetto al giorno precedente raggiungendo così 180 euro al Megawattora. In rialzo tutte le materie prime dal palladio (+2%) al rame (+3%), mentre l’oro si ferma al +0,3% e l’argento a +1%. Il palladio, in particolare, il cui prezzo è praticamente raddoppiato è un altro elemento strategico, componente chiave per i dispositivi di controllo dell’inquinamento per auto e camion, ma è utilizzato in moltissimi settori dall’odontoiatria alla gioielleria. Arriva principalmente dalla Russia e dal Sudafrica. E come da copione si impennano anche il mais (+2%) e il frumento che raggiunge 840 dollari per 5mila bushel (unità di misura anglosassone) in salita del 4%.

La corsa dunque non si ferma e giorno dopo giorno si compone il puzzle delle attività in crisi per la difficoltà di reperimento delle materie prime essenziali per i processi produttivi. L’ultima della lista è l’acqua minerale. E sembra quasi una beffa perché la criticità spunta proprio in un momento in cui c’è la massima richiesta anche per coprire il vuoto di quella potabile razionata in alcune regioni per effetto della siccità. In attesa delle piogge la situazione resta infatti ancora da bollino rosso. D’altra parte giugno sarà archiviato come il secondo mese più caldo in Europa con una temperatura superiore di 1,6 gradi alla media con valori estremi oltre che nel nostro Paese anche in Francia e Spagna.

L’analisi realizzata da Coldiretti sulla base del bollettino climatico Copernicus ha evidenziato che a livello mondiale la temperatura è stata di 0,32 gradi superiore alla media 1991-2020. Uno stravolgimento climatico che ha mandato in tilt le produzioni con danni che hanno già raggiunto tre miliardi. Ad aggravare il quadro gli incendi triplicati. Tra il 2000 e il 2020, secondo uno studio di un consorzio di istituzioni europee coordinato dall’Università di Barcellona e pubblicato sulla rivista “Scientific Reports” di Nature, si è verificato un aumento senza precedenti del rischio roghi in tutta Europa e in particolare nell’area mediterranea. Il fuoco imperversa dunque e i ghiacciai sono pronti a sciogliersi come è accaduto alla Marmolada.

«Con quasi un cittadino europeo su cinque colpito mediamente ogni anno dalla siccità» il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini ha rilanciato all’Unione europea la richiesta di “sostenere misure strutturali per affrontare l’emergenza idrica e assicurare la disponibilità di acqua in un momento in cui a causa degli effetti della guerra in Ucraina abbiamo bisogno di tutto il nostro potenziale per garantire cibo ai cittadini e ridurre la dipendenza dall’estero».

La situazione è molto complessa e segnata dall’intreccio di una serie di fattori: i cambiamenti climatici con calore e afa alternati a violenti nubifragi, le speculazioni post Covid e la guerra. Il 2022 doveva essere l’anno del consolidamento della crescita con il riavvio delle attività produttive dopo due anni di fermo. Ma i pronostici sono stati ribaltati dal conflitto in Ucraina che dal 24 febbraio tiene in scacco l’Europa e il mondo intero.

Accanto alla guerra combattuta ce ne è un’altra parallela, quella delle materie prime e del cibo. Su quest’ultima emergenza è in prima linea il nostro governo per trovare soluzioni che sblocchino le derrate alimentari ferme nei porti del Mar Nero. E mentre si giocano tutte le carte per “liberare” i preziosi carichi che dovrebbero contribuire ad allentare le tensioni inflazionistiche almeno sul fronte dei beni alimentari, ieri è arrivata la notizia dell’ennesima distruzione di hangar agricoli con tonnellate di grano nella Regione di Odessa a opera di missili russi.


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