Mario Draghi durante la visita in Israele
4 minuti per la letturaGrano, questione di vita o di morte. L’emergenza alimentare è rimbalzata da Gerusalemme, in occasione dell’incontro del presidente del Consiglio, Mario Draghi, con il primo ministro israeliano Naftali Bennett.
Il premier ha ancora una volta lanciato l’appello a operare con la massima urgenza per istituire corridoi sicuri per il trasporto dei cereali ucraini. I tempi sono infatti ormai strettissimi.
«Abbiamo discusso anche del rischio di catastrofe alimentare dovuta al blocco dei porti del Mar Nero. Abbiamo pochissimo tempo – ha dichiarato Draghi – perché tra poche settimane il nuovo raccolto sarà pronto e potrebbe essere impossibile conservarlo». La questione del grano dunque resta una priorità nell’agenda del governo italiano fortemente impegnato per arrivare quanto prima a un cessate il fuoco e all’avvio dei negoziati di pace.
Ma la via d’uscita appare ancora lontana. Anche perché si susseguono spiragli e chiusure nette. Due giorni fa da Ankara era trapelata la notizia che sarebbero ripresi i confronti con i leader di Russia e Ucraina.
Ma ieri nuova gelata. «Non sono in agenda nel prossimo futuro colloqui sul grano fra Putin ed Erdogan” – ha fatto sapere il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Mosca ha poi rialzato i toni accusando ancora una volta Kiev di non dare dettagli sulle esportazioni di grano o di altri prodotti.
E l’Ucraina, da parte sua, ha rilanciato le accuse alla Russia di aver rubato 1.200 tonnellate di grano dalle imprese nella regione di Zaporozhye. Secondo quanto viene riferito dai media ucraini sarebbe stata avviata un’indagine dalla Procura generale. Nei mesi di maggio e giugno – questa l’accusa – l’esercito russo avrebbe costretto i dipendenti di una società nel distretto occupato di Vasilevsky a caricare il quantitativo di grano su veicoli russi. Un altro furto avrebbe riguardato 500mila tonnellate di semi di girasole. Come in un cinico gioco di ping pong globale accuse e contro accuse rimpallano da un lato all’altro del pianeta. La crisi alimentare non si risolverà comunque in tempi brevi anche dopo la fine del conflitto. Il ministro dell’Agricoltura dell’Ucraina, Mykola Solskyi, ha fatto sapere che la carenza di grano si manterrà per almeno tre stagioni con un impatto pesante sui prezzi.
Nell’incertezza totale resta un unico drammatico punto fermo: i 200milioni di persone destinate alla fame e i rischi che questa grave e crescente situazione di sicurezza alimentare possa favorire rivolte, terrorismo e soprattutto migrazioni. In pericolo sono soprattutto i bambini. Ai minori ha fatto riferimento ieri la relazione annuale al Parlamento dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza. I vari conflitti del mondo, ultimo quello in corso nel cuore dell’Europa, hanno portato al raddoppio dei minori non accompagnati in Italia saliti da poco più di 6mila a fine 2019 a 14.025 in arrivo da Bangladesh o Egitto a cui si è aggiunta l’Ucraina. Anche per la crisi alimentare.
Tutto dunque continua a girare intorno al grano. Mentre in Italia resta sempre il rischio di ulteriori aumenti dei prezzi. E’ infatti un susseguirsi di rincari e le associazioni dei consumatori hanno valutato una bolletta aggiuntiva per le famiglie che supera i duemila euro. A infiammare ancora di più i listini ci pensano i prodotti energetici. Il Codacons ha rilevato un aumento nell’ultima settimana dei prezzi della benzina che al self hanno raggiunto in media 2,014 euro al litro, 1,935 il gasolio. Su base annua la stangata per ogni singola famiglia è valutata in 491 euro per le auto a benzina che sale a 565 euro per quelle diesel con effetti indiretti sui prezzi al dettaglio, Da qui la richiesta del Codacons al governo di fissare prezzi amministrati.
Una aggravio di costi che pesa sulle aziende agricole non più in grado di sostenerli. La corsa dei carburanti – ha incalzato Coldiretti – trascina i listini degli alimentari già cresciuti in media a maggio del 7,5% per effetto di aumenti generalizzati, dagli oli alimentari di semi (+70,2%) al burro (+22,6%) fino alla pasta (+16,6%).
A ipotecare i prossimi raccolti (per il grano è stato già stimato un taglio che arriva a punte del 30%) è arrivato ora Scipione che segue un maggio torrido. Ed è allarme siccità.
Le alte temperature rendono più difficile la situazione nei campi – ha sottolineato Coldiretti – dove manca l’acqua necessaria a irrigare le coltivazioni che si trovano in una situazione di stress idrico che mette a rischio le produzioni in buona parte del Paese. Una situazione che ha cambiato anche le scelte di coltivazione sul territorio con un calo stimato di diecimila ettari delle semine di riso a favore della soia. La Coldiretti ha espresso particolare preoccupazione per quelle produzioni più segnate dall’impatto della guerra e della volatilità dei prezzi anche per le speculazioni in atto. Si sono ridotte le rese per le coltivazioni in campo come girasole, mais, grano e altri cereali ma anche di foraggi, ortaggi e frutta. Proprio in un momento segnato dal caro prezzi alimentari (+7,1%).
Ad essere colpito dalla siccità è l’intero territorio nazionale. «E senza acqua e quindi senza irrigazione – ha detto il direttore generale di Anbi , Massimo Gargano – non solo non può esserci agricoltura, ma muore pure la natura. Da qui, la necessità di incrementare le riserve idriche attraverso la realizzazione di invasi multifunzionali come i 10.000, in collina e pianura, previsti dal Piano proposto insieme a Coldiretti». Un progetto che prevede la realizzazione di laghetti, senza uso di cemento, per conservare l’acqua e distribuirla quando serve a cittadini, industria e agricoltura.
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