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Il long Covid colpisce anche i bambini, con conseguenze soprattutto psicologiche. È quanto emerge dai primi risultati di un monitoraggio effettuato dal policlinico Umberto I di Roma che ha lanciato l’iniziativa “Conoscere per prevenire”, un programma clinico in sei step per valutare quali siano (e se ci siano) gli effetti a lungo termine della malattia in età pediatrica.
L’iniziativa è stata promossa dalla Società italiana per le malattie respiratorie infantili (Simri), affiliata alla Società italiana di pediatria (Siè) e guidata dallo pneumologo Fabio Midulla, responsabile del pronto soccorso pediatrico dell’Umberto I. Già a febbraio Midulla era stato promotore, nell’ambito dello stesso ospedale, di un progetto di visite e follow-up per minori che avevano contratto l’infezione coronavirus. Ora, grazie alla Simri, il progetto si è diffuso a livello nazionale coinvolgendo 25 centri di pneumologia pediatrica distribuiti su tutto il territorio, dal Nord al Sud del Paese.
«Abbiamo creato una road map di esami da effettuare ai minori tra 0 e 18 anni che hanno avuto la malattia, sia in forma sintomatica che asintomatica – ha spiegato Midulla – concentrandoci sulla valutazione pneumologica perché, come si sa, l’infezione da Sars-Cov2 interessa prevalentemente l’apparato respiratorio».
Scopo del programma clinico è «cercare di identificare precocemente eventuali problemi a livello polmonare che, se intercettati prima, possono essere risolti in maniera più brillante». Per questo il cronoprogramma prevede alcuni esami (dosaggio degli anticorpi, visita pneumologica, saturimetria basale, prove di funzionalità respiratoria, ‘walking test’ ed ecografia polmonare) da eseguire a tre mesi dall’infezione acuta.
I primi risultati su 150 bambini mostrano che il “long covid” è soprattutto psicologico. «Dai follow up che abbiamo eseguito al Policlinico (150 in due mesi) – aggiunge Midulla – ci siamo resi conto che la maggior parte dei bambini sta bene, non ha grossi problemi di tipo pneumologico. Il long Covid, soprattutto nei ragazzi dai 12 anni in poi, è più di tipo psicologico».
Nel policlinico romano, infatti, alla valutazione pneumologica ne viene affiancata una neurologica. «Vediamo ragazzini con ansia, depressione, paura di quello che può succedere loro o che somatizzano tutta una serie di sintomi come tosse, cefalea, dolori articolari», ha sottolineato Midulla.
Non solo. «Nel nostro pronto soccorso – ha continuato – abbiamo notato molti più preadolescenti e adolescenti arrivati per episodi di autolesionismo, atti che arrivano fino all’estremo. Il numero si è triplicato rispetto all’anno prima del Covid».
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