Giuseppe Novelli
3 minuti per la letturaDopo l’annuncio della variante inglese del Sars-Cov-2, cosa cambierà per le persone e per l’imminente campagna vaccinale? Giuseppe Novelli, genetista di fama internazionale dell’Università di Tor Vergata e scopritore, con l’Università di Toronto, in Canada, degli anticorpi monoclonali per il farmaco anti – Covid che potrebbe vedere la luce in primavera, tranquillizza gli animi. Per quanto è a conoscenza oggi della comunità scientifica, «la variante inglese non inciderà né sull’efficacia dei vaccini, né tantomeno sulla gravità dell’infezione».
Non dobbiamo allarmarci. Ad oggi, afferma lo scienziato, il virus non è più quello di Wuhan.
«Ci sono quattromila varianti note della proteina Spike, che è la parte del virus verso cui è indirizzata la costruzione dei vaccini e di altre armi oggi disponibili, come i farmaci a base di anticorpi monoclonali. La scoperta della mutazione del virus della GB non risale a tre giorni fa. I dati su questa variante esistono già dalla fine di settembre e noi studiosi già dai primi di novembre sapevamo che c’era».
Perché soltanto oggi sono state diffuse? «Sono stati fatti degli studi – spiega Novelli – e il Centro Genoma, che accoglie le sequenze, ha osservato che, fra le mutazioni che circolano, in alcune regioni della GB questa specifica variante è arrivata al 23%, e in poco tempo ha permesso una grande diffusione. Di qui l’interpretazione che se ha raggiunto queste frequenze, può avere un effetto definito “dominante”, cioè si adatta meglio e probabilmente, raggiunge più persone contemporaneamente. Non esiste tuttavia al momento un’ evidenza della maggior gravità con questa variante nell’infezione».
Il professore aggiunge che «le 4 mila varianti conosciute della proteina Spike sono un fatto normale, perché il virus cambia, portandone sempre sempre di nuove. Tuttavia, non tutte le varianti hanno un significato biologico. La maggior parte sono definite “neutre”, perché non fanno niente. Se, viceversa, sono “pesanti”, rendono diverso il virus che, magari, può adattarsi meglio al recettore umano Ace-2».
Lo scienziato spiega l’effetto “pesante” con un esempio: «Dobbiamo immaginare il virus come un soggetto che si dovesse sedere nel sedile di un auto. Il sedile è il recettore umano. A seconda della conformazione del sedile, il corpo è più inclinato in avanti o indietro o più diritto, perché cambia la conformazione del sedile. Alcune di queste varianti cambiano la conformazione della proteina Spike, che quindi si può adattare meglio o meno bene. Questa variante inglese preoccupa perché fra tutte quelle fino ad oggi note, secondo i dati in nostro possesso, cambia la conformazione».
«Sono dati elaborati al computer. Dobbiamo verificarli in laboratorio. I dati ci dicono che rispetto alle altre è una mutazione meno neutra, perché cambia la conformazione. Tornando al sedile dell’auto, il virus può “accomodarsi” meglio e quindi può entrare nell’organismo più facilmente.
«La novità è che il ceppo della GB si differenzia dagli altri perché ha accumulato in poco tempo più mutazioni contemporaneamente. L’ipotesi, già formulata in una pubblicazione, è che sia originato da una persona immunocompromessa, cioè con difese immunitarie scadenti che hanno permesso al virus di fare tutte le mutazioni che voleva».
Sui vaccini, lo scienziato rassicura sull’efficacia: «Quelli in arrivo, di Pfizer e di Moderna, che sono molto simili, sono Rna messaggero del virus e gli anticorpi che inducono bloccano comunque la proteina Spike, anche se il virus è cambiato in una parte».
E sul farmaco a base di anticorpi monoclonali, scoperti da lui con l’Università di Toronto, spera che, dopo i fondi della regione Lazio – 2 milioni di euro – e della Fondazione Roma – 400 mila euro – , il Governo canadese trovi i 2 milioni di dollari che servono per produrlo in Svizzera. Il Governo italiano su questa partita è assente.
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