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Il vaccino Pfizer e quello Moderna prevedono due dosi da somministrare a distanza di tempo: si teme che molti non si presentino al secondo appuntamento
Popolazioni frustrate da lunghi mesi di blocchi e paure vedono nell’imminente vaccino anti-Covid la panacea. Eppure il vaccino non sarà una passeggiata, non sarà a walk in the park, afferma letteralmente la dottoressa Sandra Fryhofer della American Medical Association.
Negli Stati Uniti, dove le vaccinazioni dovrebbero partire a breve, è di stretta attualità il tema della riluttanza di larghe fette di cittadini a sottoporsi alla tanto agognata terapia.
Quest’ultima eventualità preoccupa i camici bianchi d’Oltreoceano, che reputano dunque doveroso affrontare il dibattito al fine di informare correttamente sui possibili effetti collaterali dai vaccini anti-Covid e spegnere timori irrazionali.
GLI EFFETTI COLLATERALI
La questione è stata affrontata nel corso di un recente convegno dell’organismo statunitense che si occupa del controllo sulla sanità pubblica (Centers for Disease Control and Prevention). La Fryhofer è intervenuta per rammentare che sia il vaccino della Pfizer sia quello di Moderna necessitano di due dosi da somministrare a intervalli di tempo variabili. La dottoressa teme che le persone possano però non presentarsi al secondo appuntamento, in quanto spaventate dai possibili effetti collaterali seguiti alla prima dose.
La Cnbc ha pubblicato tre mesi fa le testimonianze di partecipanti agli studi sui vaccini di Pfizer e Moderna: molti di loro riferivano di aver avuto sintomi come febbre alta, dolori muscolari, mal di gola, mal di testa, stanchezza intensa. Inoltre un giovane volontario inglese al vaccino Pfizer ha dichiarato alla Cnn di aver avuto un forte indolenzimento del braccio la sera successiva al vaccino.
Si tratta di sintomi non gravi e non prolungati nel tempo (non sono mai durati più di 24 ore). Ma, se le autorità non ne parlano espressamente e dando il giusto peso, rischiano di essere rappresentati in versione ingigantita nel sottobosco dei social e di spaventare la popolazione.
LE PAURE IRRAZIONALI
La parola chiave per comprendere perché questi effetti collaterali non dovrebbero invece spaventare è reattogenici, ovvero la loro proprietà di produrre reazioni avverse comuni previste.
Kelly Moore, della Immunization Action Coalition, che lavora come consulente esterno per Pfizer, ha dunque spiegato al Washington Post attraverso questo concetto che i vaccini «daranno una reazione, e quella reazione potrebbe essere un braccio dolorante o un arrossamento nel punto in cui è stata praticata l’iniezione», nonché sintomi «simili all’influenza».
«È del tutto normale – ribadisce- non c’è assolutamente niente di pericoloso o di brutto in queste reazioni». Anzi, Paul Offit, medico dell’Ospedale pediatrico di Filadelfia, interpellato dalla Cnn, sottolinea che «il corpo spiega, attraverso quelle reazioni, che sta rispondendo bene all’iniezione», perché quando viene inoculato il vaccino, «viene indotta una risposta dell’organismo».
MASSIMA TRASPARENZA
La diffidenza nei confronti del vaccino è diffusa ovunque. Domenica la ricercatrice Ilaria Capua, ospite di La7, ha evidenziato che «i vaccini per il Covid sono sicuri», poiché sono di «ultima generazione» e «talmente affinati che raggiungono un livello di sicurezza superiore a tutti gli altri». Bastano queste dichiarazioni a placare i timori? I medici Usa rivolgono un appello alle autorità affinché si faccia una campagna di trasparenza. «È importante rendere i pazienti consapevoli che questa non sarà una passeggiata – dice Fryhofer – Non si sentiranno benissimo. Ma devono tornare per quella seconda dose». Anche perché fermarsi alla prima sarebbe vano.
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