La presentazione dell'edizione 2024 di Feuromed
INDICE DEI CONTENUTI
Feuromed riparte dalla Carta di Napoli, un manifesto che cambia la narrazione del Sud e nello stesso tempo un laboratorio di idee e proposte per una pianificazione di medio e lungo periodo
Si riparte dalla Carta di Napoli, il documento messo a punto al termine della prima edizione di Feuromed, il Festival Euromediterraneo dell’Economia e che rappresenta una sorta di manifesto del nuovo Mezzogiorno nel mondo capovolto, primo Sud fra i Sud del pianeta. La seconda edizione di Feuromed non può che prendere le sue mosse dagli otto capitoli sintetizzati nel documento e dagli allegati tecnici che lo accompagnano. A partire da quello iniziale, con l’imperativo, testuale di cambiare la narrazione del Sud del mondo. Cambiarla non per raccontare il falso o esagerare. Al contrario, per fare un resoconto puntuale e non stereotipato del Mezzogiorno-locomotiva che ha portato il Paese a correre più dei suoi diretti competitors nella ripresa post covid. Un trend partito molto prima della crisi pandemica, quando le imprese avevano cominciato ad aumentare la loro produttività e continuano a farlo ancora oggi.
Bastano pochi numeri per avere l’esatta dimensione di questa narrazione capovolta sempre più necessaria per fotografare l’economia reale. Nel Sud, ad esempio, l’export è cresciuto del 16,8%, contro il 2,7% del Nord-Ovest, l’1% del Nord Est e il 3,4% del Centro. E a trainare questa inesorabile corsa, è la Campania, che ha chiuso il 2023 con un +28,9% passando dai 12,3 miliardi di euro di esportazioni del 2019 ai 22,2 di oggi. Fanno bene anche il Molise (+21,1%), la Calabria (+20,9%), l’Abruzzo (+13,6%), e la Basilicata (+5,5%). Cambiare la narrazione significa anche far crescere nuove aspettative e uscire dall’immagine di un Sud stereotipato che frena anche l’attrazione di nuovi investimenti strategici.
FEUROMED 2024 RIPARTE DALLA CARTA DI NAPOLI
La Carta di Napoli vuole anche trasformarsi in una sorta di “laboratorio” di proposte e di idee da mettere a disposizione del governo in vista della Nadef, la Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza che rappresenta la cornice macroeconomica all’interno della quale si costruisce la strategia dell’esecutivo. Un documento, quest’anno, ancora più importante perché si incrocia con le nuove regole del patto di stabilità e, quindi, con gli ulteriori vincoli della finanza pubblica. Fra le proposte emerse nella prima edizione del Festival anche quella di costituite un fondo ad hoc, finanziato su più annualità e con una percentuale fissa del Pil, per le grandi opere strategiche.
Una proposta che si sposa con l’altra idea-chiave della Carta di Napoli: quella di tornare ad una pianificazione di medio e lungo periodo, evitando cioè interventi di corto respiro, magari frammentati o, peggio ancora, frutto di logiche clientelari e locali. Le stesse che, negli ultimi decenni, hanno disperso in mille rivoli il fiume di risorse europee. Pianificare fa rima, sempre più, con la costruzione di una nuova piattaforma della logistica e dell’energia nel Mediterraneo. La guerra in Ucraina, infatti, ha spostato il baricentro europeo verso Sud, con il mare nostrum tornato ad essere al centro dei traffici planetari. Ma non basta.
COSTRUIRE UNA NUOVA CLASSE DIRIGENTE DEL MEDITERRANEO
L’incontro fra i cambiamenti della geopolitica e le proposte contenute nel Piano Mattei del governo vanno tutte in una direzione: trasformare l’Italia in un ponte fra l’Africa e il Nord Europa. Un percorso che ha già preso forma nelle modifica alla rete di trasporto transeuropea, che ha esteso i suoi traffici verso Sud abbandonando le vecchie direttrici che portavano alla Russia. Ma non basta. Dopo la guerra in Ucraina l’Africa è destinata a sostituire la Russia nei rifornimenti di gas anche alle ricche aree del Nord Europa. E, da questo punto di vista, il ruolo del Sud diventa determinante.
La Carta di Napoli, però, si pone un obiettivo ancora più ambizioso: costruire una nuova classe dirigente del Mediterraneo in grado di imporre le ragioni della pace e della stabilità su quelle della violenza e della guerra.
Un punto, per la verità, condiviso con il Piano Mattei che, fra i suoi capitoli principali, prevede anche una serie di interventi sul fronte della formazione. Da questo punto di vista, il primo passo è stato la costituzione, nel 2023, della summer school a Pollica, destinata alla crescita professionali dei giovani talenti. Un primo passo verso quel matrimonio fra capitale umano materiale e immateriale che è entrato a fare parte della Carta di Napoli.
IL PROGRAMMA DELLA SECONDA EDIZIONE DI FEUROMED
Tutti capitoli sui quali la seconda edizione del Festival punterà i suoi riflettori. Un grande confronto a cui prenderanno parte oltre 60 relatori, tra cui 5 ministri italiani e 4 internazionali, le voci autorevoli del Mediterraneo allargato, più di 20 tra Amministratori Delegati e Presidenti delle più importanti aziende italiane e rappresentanti delle istituzioni europee e multilaterali.
A guidare il dibattito saranno gli stimolanti spunti e riflessioni dell’Advisory Board del Festival presieduto da Patrizio Bianchi e guidato dal Direttore Roberto Napoletano e composto da Davide Tabarelli (Presidente Nomisma Energia), Matteo Lorito (Rettore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e Presidente Fondazione Agritech), Donato Iacovone (Docente universitario ed economista), Mario Rocco (Docente universitario, Partner Head of Valuation, Modelling & Economics, EY), Ercole Incalza (Manager pubblico ed Esperto di Economia dei trasporti).
Leandra D’Antone (Professore senior di Storia contemporanea all’Università di Roma “La Sapienza”), Giuseppina Capaldo (Professore ordinario di Diritto privato e della Finanza d’Impresa all’Università di Roma “La Sapienza”), Fabrizio Galimberti (Economista e Giornalista, già Direttore dell’ufficio studi de Il Sole 24 Ore e FIAT), Giuliano Noci (Professore ordinario di Strategia e Marketing e Vice-Rector for China del Politecnico di Milano) e Michele Marchi, Coordinatore del corso di laurea in Storia, Società e Culture del Mediterraneo all’Università di Bologna – Campus di Ravenna.
Appuntamento a Napoli dal 18 al 20 aprile.
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