Matteo Salvini
3 minuti per la letturaOstentare la fede. È la nuova frontiera della politica salviniana. Nemmeno tanto nuova, per la verità. «Affido la mia e la vostra vita al cuore immacolato di Maria che sono sicuro che ci porterà alla vittoria». Salvini avevo chiuso così il suo intervento in una manifestazione a piazza Duomo, a Milano. Parole pronunciate stringendo in mano un rosario. Una scena simile si era vista in quella stessa piazza nel febbraio 2018, quando nel corso del suo comizio per le elezioni politiche aveva inscenato un giuramento da premier sul Vangelo e aveva mostrato un rosario: «Mi porto dietro un rosario che mi ha regalato un don, fatto da una donna che combatte in strada, e non lo mollo più». In quell’occasione si era preso il rimprovero dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, che ammonì: «Nei comizi si parli di politica».
Avvenire, Famiglia Cristiana e Civiltà Cattolica l’avevano accusato di strumentalizzare la religione e lui aveva replicato, dicendosi «orgoglioso» di avere sempre il rosario in tasca. Ha voluto cioè controbattere che con quel gesto non strumentalizza ma si richiama a un simbolo che gli appartiene. Come evidentemente gli appartiene l’Eterno riposo, la preghiera della tradizione cattolica rivolta a Dio per la pace delle anime dei defunti. Ospite di Barbara D’Urso, nel Live della domenica sera su Canale 5, in collegamento da casa, Matteo Salvini recita con la conduttrice l’«Eterno riposo» per tutte le vittime del coronavirus, suscitando un vespaio di polemiche. Ma non se ne cura. E rilancia ancora: aprire le chiese per celebrare la Messa di Pasqua, nel rispetto delle norme di sicurezza. Lo ha chiesto il 4 aprile, in un’intervista a Sky Tg24, perché «la scienza da sola non basta», ha detto «occorre anche la protezione del Cuore Immacolato di Maria».
Chissà se Salvini ha sentito il Papa, il capo della Chiesa cattolica, che nel giorno della domenica delle Palme ha parlato a Basilica vuota, come è giusto che sia in tempo di emergenza da coronavirus, regalando ancora un’immagine potente e significativa per credenti e non credenti: un uomo solo può pregare per il mondo e il mondo può pregare per un uomo solo, e per il mondo, in solitudine, in luoghi non consoni, in situazioni alternative. Il Papa ha parlato di realtà quando si è rivolto ai giovani: «Non abbiate paura di spendere la vostra vita per gli altri», ha detto.
«Gli eroi che in questi giorni vengono alla luce non sono quelli che hanno fama, soldi e successo, ma quelli che danno sé stessi per servire gli altri». La tragedia che stiamo attraversando «ci spinge a prendere sul serio quel che è serio, a non perderci in cose di poco conto; a riscoprire che la vita non serve se non si serve. Perché la vita si misura sull’amore».
Allora, in questi giorni «santi, a casa, stiamo davanti al Crocifisso, misura dell’amore di Dio per noi. Davanti a Dio che ci serve fino a dare la vita, chiediamo la grazia di vivere per servire. Cerchiamo di contattare chi soffre, chi è solo e bisognoso. Non pensiamo solo a quello che ci manca, ma al bene che possiamo fare». Cosa è questo, se non il compito primo della politica? E sarebbe bello se la politica prendesse queste parole e le trasformasse in fatti. Smettendola magari di esibire la propria spiritualità nella maniera più becera.
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