Il progetto del Ponte sullo Stretto
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Mezzogiorno. Basta la parola. Ad evocare la macro area dell’Italia che, con un dolce eufemismo, viene definita a ritardo di sviluppo. L’insufficiente sviluppo è condensato nei dati macroeconomici: tra il 1996 e il 2021 il Pil del Mezzogiorno è cresciuto in termini cumulati solo del 3,5%, quasi cinque volte in meno della media nazionale (15,4%) e otto volte rispetto al Nord-Est (24,8%). Nel 2022 il Pil pro capite al Sud (20.900 euro) è quasi la metà di quello del Nord-Ovest (38.600 euro) e del Nord-Est (37.400 euro). Nel 2022 i consumi pro capite al Sud sono ammontati a 15.100 euro contro gli oltre 21mila euro del Nord e i 19.800 euro del Centro. Ancora: nel 2022 la popolazione si è ridotta di 824mila unità rispetto al 2019, il 60% nel Mezzogiorno. Tra il 1996 e il 2019 quella del Nord è cresciuta del 9,3%, mentre al Sud è calata del 2%.
Al netto dei suoi non pochi primati, il Sud resta purtroppo ancora molto indietro nella crescita. Ecco cosa prevedono nei programmi elettorali i partiti politici impegnati nelle elezioni del 25 settembre. Con l’avvertenza che ci si è soffermati specificatamente sulle misure rivolte propriamente al Sud, in modo mirato e circostanziato, escludendo dunque i provvedimenti a carattere generale che riguardano l’intero Paese.
CENTRODESTRA
Ci sono due capitali nell’ampio e articolato programma elettorale dello schieramento di Centrodestra (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Noi moderati) e riguardano le infrastrutture e il lavoro. Nell’ambito dell’ammodernamento della rete infrastrutturale e nella realizzazione delle grandi opere, si punta a potenziare la rete dell’alta velocità e alta capienza per un efficace collegamento del Sud con il Nord. Inoltre, viene riproposto il progetto dell’attraversamento stabile dello Stretto di Messina. Nel programma si parla espressamente di Ponte. Ma sarà un ponte a collegare la Sicilia alla Calabria? Non si sa. L’ultimo studio di fattibilità è stato affidato dal Governo Draghi a Rfi (Gruppo FS). Potrebbe farsi (l’ipotesi è che si faccia un ponte con più campate, non più solo con una, ma potrebbero riesumarsi altri studi del passato che prevedevano in alternativa tunnel subalvei). Ma quella del Ponte somiglia al gioco dell’oca. Si fa un passo avanti e poi si torna alla casella di partenza. E si ricomincia daccapo. Staremo a vedere.
Nel programma sono previsti incentivi per stimolare la creazione di imprenditoria giovanile e femminile nelle aree svantaggiate, dunque anche nel Sud, e prorogare gli sgravi contributivi in favore delle imprese del Mezzogiorno.
CENTROSINISTRA
Muovendo dalla constatazione che le disuguaglianze sono il freno a ogni prospettiva reale di crescita, il Centrosinistra (Partito Democratico, Alleanza Verdi – Sinistra, Impegno Civico e +Europa) dichiara apertamente di voler colmare le disuguaglianze territoriali investendo nel Mezzogiorno e nelle aree interne, perché è tutto il Paese a rallentare se alcune aree rimangono indietro. C’è una profonda interdipendenza economica che lega le aree del Paese.
Anche per il Mezzogiorno la proposta passa attraverso un cambio di paradigma: “noi crediamo che l’Italia potrà avere una crescita forte, durevole e sostenibile solo se saprà colmare i suoi divari territoriali, che non si esauriscono nella storica frattura tra Nord e Sud, ma si caratterizzano ad ogni latitudine per una crescente divergenza tra centri e periferie, città e campagne deindustrializzate, grandi centri e piccoli comuni, aree urbane e aree interne”. Quindi si propongono di affrontare le fragilità territoriali in particolare attraverso il rilancio della Strategia Nazionale per le Aree Interne, accompagnata da politiche settoriali dedicate. Nel quadro della nuova stagione di investimenti, si punta a rilanciare e potenziare il “Piano Sud 2030 – Sviluppo e coesione per l’Italia”, che configura una politica territoriale di “prossimità” ai luoghi”, alle aree marginalizzate e più vulnerabili, condizione indispensabile per il conseguimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dell’Agenda ONU 2030.
La quota di investimenti destinata al Mezzogiorno nei diversi ambiti del PNRR (40%) e nel bilancio ordinario dello Stato (34%), deve essere “rispettata” e “i fondi derivanti dalle politiche di coesione nazionali ed europee (Fondo Sviluppo e Coesione e Fondi SIE 2021-2027)” devono essere “aggiuntivi e complementari”. Si pensa inoltre alla proroga, al potenziamento e alla razionalizzazione dei diversi meccanismi di incentivazione per l’occupazione nel Mezzogiorno, puntando su giovani e donne. Il Centrosinistra assume inoltre un impegno: portare avanti il negoziato con la Commissione europea sulla “Fiscalità di vantaggio per il lavoro al Sud”, “affinché accompagni, come previsto al momento dell’introduzione, tutta la stagione di rilancio degli investimenti e ne massimizzi l’impatto occupazionale”. Ancora: chiede il rafforzamento strutturale degli strumenti di politica industriale regionale, potenziati in particolare nel 2020-21 (Credito di imposta per investimenti, incentivi potenziati per R&S, Fondo “Cresci al Sud” per la crescita dimensionale delle imprese, priorità Sud nel Fondo Nazionale Innovazione e Protocolli con CDP e Invitalia, rilancio delle Zone Economiche Speciali) e prevedere forme di riequilibrio territoriale negli strumenti di politica industriale nazionale.
Nell’ambito degli Ecosistemi dell’innovazione al Sud, il Centrosinistra vuole insediare nel Mezzogiorno “poli di formazione su rinnovabili e transizione verde”.
Capitolo scuola, istruzione e socializzazione. Secondo l’ultimo rapporto Svimez, una bambina del Sud frequenta mediamente la scuola 4 ore in meno a settimana; circa 550mila allieve e allievi delle scuole primarie del Mezzogiorno (66% del totale) non frequentano scuole dotate di una palestra e 650 mila allieve e allievi delle scuole primarie statali (79% del totale) non beneficiano di alcun servizio mensa. C’è un tema di esclusione che passa anche dalla mancata centralità della scuola come strumento di istruzione, di socializzazione e di emancipazione. “Vogliamo rimettere al centro la scuola e restituire al mestiere dell’insegnante la dignità e centralità che merita, garantendo una formazione adeguata e continua e allineando, entro i prossimi cinque anni, gli stipendi alla media europea”.
Per superare queste discriminazioni, bisogna rendere gratuita e obbligatoria la scuola dell’infanzia nell’ambito del sistema integrato esistente e incrementarne il fondo nazionale, per garantire la progressiva gratuità dei servizi educativi 0-3 anni per i nuclei familiari a basso ISEE, con particolare attenzione all’offerta formativa nel Sud del Paese. Propone infine l’estensione del tempo pieno, con particolare attenzione al Sud, e la progressiva costruzione di una scuola presidio di comunità nelle periferie e nelle aree interne.
MOVIMENTO 5 STELLE
Primo punto. Stabilizzare gli sgravi contributi per le imprese del Sud per proteggere i posti di lavoro e crearne di nuovi. Il programma denominato Decontribuzione Sud venne del resto lanciato dal Governo Conte II e nel 2021 ha consentito di creare 1,1 milioni di posti di lavoro, cui si sono aggiunti altri 500mila contratti nel primo semestre dell’anno.
Secondo punto. Le infrastrutture interconnesse e la mobilità intermodale sicura: manutenzione ordinaria e straordinaria garantita per la riduzione del gap infrastrutturale tra i territori in particolare del Sud
AZIONE ITALIA VIVA
C’è un intero capitolo dedicato al Sud nel programma. Si parte dai fondi garantiti al Mezzogiorno dal PNRR a quelli del Fondo di coesione. Tra le misure la trasformazione dell’Agenzia per la coesione in Agenzia per lo sviluppo, benefici fiscali alle imprese meridionali, garantire livelli essenziali di prestazioni sociali, completare l’Alta Velocità e potenziare i treni regionali, potenziare la portualità, rafforzare le Zone economiche speciali, migliorare i livelli di istruzione, combattere lo spopolamento delle aree interne, aumentare la rete Internet e aumentare la quota di turismo non balneare.
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