Pier Carlo Padoan
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Pier Carlo Padoan e le condizioni affinché il Pnrr possa fornire le gambe e l’energia necessari per il rilancio del Mezzogiorno
Non bisogna mai stancarsi di ricordarlo. Il Next Generation EU rappresenta il primo programma di spesa pubblica comune da parte dell’Unione Europea. Un fatto assolutamente inedito nella storia. Fino al 2020, infatti, l’Unione ha funzionato soprattutto come un mercato comune capace di far dialogare e di arricchire le economie nazionali dei paesi membri. Ma ha preteso in cambio – potremmo dire giustamente – una attenzione maniacale al rispetto dei vincoli di bilancio.
Poi è arrivata la pandemia da Covid-19. E ha rimesso tutto in discussione. La diffusione repentina e imprevista del virus rischiava di mettere sotto scacco le economie più fragili dell’Ue. Prima tra tutte, quella italiana che, gravata da un debito pubblico poderoso e da anni di mancata crescita, rischiava di restare schiacciata dall’impatto della pandemia e delle sue conseguenze economiche. Per evitare questo tonfo, le istituzioni di Bruxelles hanno concepito il Next Generation Eu. Un “Recovery Instrument” forte di una dotazione di 750 miliardi di euro, 500 miliardi dei quali erogati direttamente ai membri dell’Unione sotto forma di sovvenzioni (grants), mentre 250 miliardi sono messi a disposizione attraverso prestiti (loans).
“Il Ngeu nasce come iniziativa europea fuori dalla tradizione europea quando la crisi del Covid ha colpito tutti noi. Soprattutto, nasce per correggere quegli squilibri ulteriori che l’Europa avrebbe subito a causa della crisi. Nella consapevolezza che quando l’Europa cresce le differenze diminuiscono e c’è più convergenza nella produzione, nell’occupazione e nella crescita. C’era quindi il timore che il rallentamento indotto dalla crisi pandemica – e dalla crisi economica che ne è derivata – avrebbe ulteriormente accentuato le divergenze”.
PNRR, COME METTERE GAMBE ED ENERGIA AL MEZZOGIORNO
A dirlo con la massima chiarezza sabato scorso a Napoli, nel corso del Festival Euromediterraneo dell’Economia promosso dal Quotidiano del Sud, è stato Pier Carlo Padoan, oggi presidente di Unicredit, il colosso bancario italiano. Tutti ricordano che Padoan è stato, dal 2014 al 2018, il ministro dell’Economia dei governi Renzi e Gentiloni. In quegli anni aveva coniato l’espressione “sentiero stretto” per definire quella complicata conciliazione tra crescita e debito pubblico che l’Italia doveva realizzare in condizioni assai restrittive a causa della sorveglianza severa delle istituzioni europee. Oggi però quelle condizioni sono profondamente mutate. Certo, l’Italia deve continuare a fare i conti con un debito pubblico che è perfino cresciuto a causa degli interventi statali resi necessari dalla lotta contro la crisi pandemica ed economica.
Tuttavia, la nostra economia può contare in modo significativo sul sostegno economico proveniente dall’Europa. Un sostegno che, fino al 2020, appariva inconcepibile. Di conseguenza, come ha spiegato Padoan sabato scorso al Festival di Napoli, “il Pnrr è lo strumento principale di cui oggi l’Italia e l’Europa dispongono non solo per contrastare le diseguaglianze crescenti ma per rovesciare la logica del rapporto Nord-Sud, nella direzione indicata dal direttore Roberto Napoletano”.
Secondo il presidente di Unicredit, “il Pnrr può e deve essere un vero e proprio motore di sviluppo dell’Italia e dei paesi europei. L’Italia in particolare: non dimentichiamo che l’Europa ha destinato all’Italia l’ammontare più esteso delle risorse aggiuntive del Ngeu. Non ci sono scuse. Non si può dire che non ci sono soldi per fare questa operazione”.
LA LOGICA ALLA BASE DEL PNRR
Ma qual è la logica economica del Pnrr? “La logica economica del Pnrr si basa su un elemento importante: la base della crescita sono le idee. Trasformare queste idee in valore aggiunto e in occupazione è lo scopo”, risponde Padoan. Questa operazione, continua, “mette assieme il capitale umano (riprendendo la proposta fondamentale di Romano Prodi sulla carica dei 550 mila giovani dirigenti del Mediterraneo) ad altre classi di capitale: il capitale infrastrutturale, quello immateriale e quello sociale. Tutte queste cose che gli economisti hanno un po’ snobbato per un po’ di tempo sono invece fondamentali per tradurre le idee in crescita”.
Quali sono gli strumenti per tradurre in effettivi risultati questo concetto? “Gli investimenti pubblici, le riforme strutturali, ma anche e soprattutto la capacità di coinvolgimento della politica economica nei confronti del settore privato”, chiarisce Padoan. “Non dimentichiamoci che anche nelle crisi degli anni passati il settore privato ha risposto in modo molto positivo a quegli incentivi e a quelle misure di politica economica di tipo fiscale e di tipo normativo che hanno permesso al sistema italiano di andare avanti”, ricorda ancora il presidente di Unicredit.
Le esperienze sul campo di chi ha incontrato le imprese italiane parlano chiaro. “Visitando le aziende italiane in varie vesti in questi anni, ho avuto l’opportunità di scoprire che le eccellenze italiane sono veramente eccellenti”, ammette Padoan. Ma poi avverte: “Qual è il problema dell’eccellenza italiana? Non la sua qualità, ma la sua quantità. La struttura portante delle nostre piccole imprese è di grandissima qualità, ma, per un paese medio-grande come il nostro, non sufficiente per trainare in modo dinamico tutto il resto del paese. Bisogna dunque espandere la base. Ecco perché anche la proposta di Romano Prodi di creare la carica dei 500 mila giovani dirigenti diventa interessante per la sua fondamentale dimensione quantitativa”.
Per raggiungere questi obiettivi il Pnrr resta uno strumento fondamentale, purché le risorse che abbiamo siano usate bene. Viceversa, avvisa Padoan, “l’incertezza – legata a come si usano le risorse e ai risultati di quelle decisioni di spesa – frena questo processo”. Che fare dunque per abbattere le incertezze? Serve rispettare tre condizioni basilari. “La prima condizione – che ha che fare un po’ con l’economia, ma molto con la politica – è che l’orizzonte temporale delle scelte deve essere lungo.
PNRR, PER DARE ENERGIA AL MEZZOGIORNO SERVONO PROGETTI DI LUNGO TERMINE
È solo nel lungo termine che i vantaggi degli investimenti e delle riforme si percepiscono e trasmettono un messaggio condiviso nella società e non solo nei gruppi ristretti che le studiano”, spiega. In secondo luogo, il problema non si risolve con le singole misure: servono “pacchetti di misure inseriti in una prospettiva di crescita il più possibile sostenuta e sostenibile”. Non a caso, “le istituzioni europee devono tener conto della necessità di mantenere una crescita sostenibile”. La terza condizione è che “le misure devono essere specifiche e i pacchetti devono essere il frutto delle esigenze dei territori”. A dispetto delle critiche, Padoan spezza una lancia a favore del Pnrr: “è molto rispettoso delle esigenze territoriali: chiede ai paesi membri e, indirettamente, ai governi locali: cosa vi serve? Cosa volete fare delle risorse europee? Quindi i territori devono farsi trovare pronti a rispondere e ad attuare le misure”.
Per tutti questi motivi, il Pnrr può finalmente diventare un volano e un modello di crescita per tutto il Mezzogiorno. Certo, la sfida dell’implementazione del piano è ancora aperta. Ma per Padoan questa sfida non deve spaventare: “Non è detto che la capacità di tradurre in azioni le idee debba essere limitata in modo indefinito. Bisogna investire sul sistema economico-sociale che è fatto di imprese, famiglie e amministrazioni locali: tutti questi soggetti fanno parte del processo di costruzione”.
La conclusione è carica di speranza: “Il Pnrr dà gambe ed energia a molte delle idee per il rilancio del Mezzogiorno di cui spesso parliamo: ora dobbiamo tradurle in motore di crescita e di occupazioni e quindi anche di benessere”.
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