Il parterre che ha affrontato il tema dell'hub energetico nel Mezzogiorno
INDICE DEI CONTENUTI
- 1 FEUROMED 2023, LA GEOPOLITICA, IL SUD COME HUB ENERGETICO
- 2 FEUROMED, TERNA E LO SVILUPPO DELL’HUB ENERGETICO AL SUD
- 3 FEUROMED, COME RENDERE IL PAESE (E IL SUD) HUB ENERGETICO DEL MEDITERRANEO
- 4 A2A: «ENERGIA COME GRANDE OCCASIONE PER IL SUD»
- 5 ENEL AL FEURUMED PER DISCUTERE DEL SUD COME HUB ENERGETICO
- 6 LE ISTITUZIONI NEL CONTESTO DELL’ENERGIA: IL PRESIDENTE DELLA BASILICATA VITO BARDI
- 7 IL CASO DELL’ACQUEDOTTO PUGLIESE E IL CONCETTO DI AVVICINARE CONSUMO E PRODUZIONE
- 8 ARMANI (IREN): «AL SUD UN IMPIANTO FOTOVOLTAICO HA IL DOPPIO DI ORE CHE AL NORD»
- 9 ENI: «IL NOSTRO DESTINO È QUELLO DELL’AFRICA»
- 10 TABARELLI: «GUARDIAMO AVANTI INTEGRANDO TUTTI I SISTEMI»
FEUROMED 2023 Il Sud piattaforma ideale per prospettiva euromediterranea e rapporto con l’Africa, ha un ruolo da hub energetico europeo
L’energia: una grande occasione per il Mezzogiorno d’Italia. È il messaggio che arriva dal Festival Euromediterraneo dell’Economia in corso nella Sala dei Baroni del Maschio Angioino e promosso dal Quotidiano del Sud. Lo spiega fin dalla mattina Paolo Gentiloni, commissario europeo per l’Economia: «Penso che ci siano due ragioni che ci spingono a dire che oggi questa occasione c’è per questa prospettiva Euromed. La prima è il tema della disponibilità di risorse. Abbiamo una quantità di risorse disponibili per il Mezzogiorno, 86 miliardi da qui al 2026 solo con il Pnrr».
«Il problema sarà spenderli, per tutti noi, per il sistema Italia e per le classi dirigenti del Mezzogiorno bisogna avere questa come bussola fondamentale, mentre molto spesso la bussola fondamentale è stata quella della richiesta di risorse. Oggi l’aspetto principale è: riusciamo ad assorbire questa straordinaria quantità di risorse capace di portare la quota di Pil del Sud Italia dal 22 al 23,5%? Serve uno sforzo straordinario, serve mettere in campo quella che Nitti chiamava la forza immensa del Sud e che in larga parte è collegata al capitale umano, alle risorse umane, alle nostre università, alla qualità delle nostre persone».
FEUROMED 2023, LA GEOPOLITICA, IL SUD COME HUB ENERGETICO
Ma poi c’è un’altra ragione che, per Gentiloni, è quella geopolitica: «Sappiamo che la guerra ha svelato la dipendenza europea dal gas russo, sappiamo che la risposta al disvelamento di questa dipendenza è stata straordinaria: in 10 mesi abbiamo ridotto le importazioni di gas russo dal 42 al 7%, una cosa incredibile dal punto di vista economico. Ora sappiamo bene che la strada non è in discesa e sappiamo che, sia sulla diversificazione che sulle rinnovabili, il Sud Italia ha un ruolo molto importante. Abbiamo la Tap in Puglia, Transmed e Greenstream che arrivano in Sicilia, abbiamo la possibilità del collegamento attraverso Terna dalla Tunisia all’Italia, abbiamo in sostanza una parte consistente dei collegamenti che arrivano nel Mediterraneo che fanno capo alle regioni del Mezzogiorno. Al tempo stesso abbiamo la consapevolezza che sulle rinnovabili già oggi il Mezzogiorno contribuisce per oltre il 50%».
Per queste ragioni, avverte il commissario europeo, «la storia di un’area dell’Europa con 20 milioni di abitanti, il Sud Italia, che ha problemi di ritardi, deve essere vissuta come una grande potenzialità, non solo italiana ma anche europea: il suo sviluppo è la piattaforma ideale per la prospettiva euromediterranea e per il rapporto con l’Africa». Proprio verso l’Africa, ammonisce Gentiloni, «non possiamo avere un atteggiamento “cinese” perché abbiamo bisogno di partnership per sviluppare anche in Africa la trasformazione, individuando obiettivi comuni. Oggi abbiamo le risorse per farlo».
FEUROMED, TERNA E LO SVILUPPO DELL’HUB ENERGETICO AL SUD
Su questo terreno si colloca l’apporto delle grandi aziende dell’energia. Sempre a Napoli, nel colloquio con il direttore del Quotidiano del Sud, Roberto Napoletano, l’amministratore delegato di Terna, Stefano Donnarumma, ricorda che il piano di sviluppo 2023 della società che gestisce le reti di trasmissione dell’energia elettrica «è il più ambizioso di sempre» con «investimenti per oltre 21 miliardi di euro nei prossimi 10 anni, più di 30 miliardi di euro se calcoliamo la vita intera delle opere anche oltre l’orizzonte decennale».
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La grande novità è «la rete Hypergrid, circa 11 miliardi di euro di investimenti per cinque dorsali elettriche che abbracceranno l’intera Penisola: un progetto innovativo, altamente tecnologico e strategico per il futuro del sistema elettrico nazionale, una soluzione efficace e competitiva anche nei costi. Il nostro obiettivo è quello di sviluppare una rete sicura, resiliente, sostenibile e digitalizzata».
In sostanza, la rete di Terna, regista del sistema elettrico, abilitante per le energie rinnovabili, è fondamentale per raggiungere gli obiettivi posti dal Fit for 55. Donnarumma ricorda che «degli oltre 21 miliardi di euro di investimenti previsti dal Piano, più del 35% riguardano il Sud. Le prime tre regioni in termini di investimenti sono la Sicilia, la Puglia e la Campania. Tra le nostre principali opere che coinvolgono il Sud ricordo il Tyrrhenian Link, il collegamento sottomarino dei record (oltre 2.100 metri di profondità) a 500 kV e 1000 MW di potenza che unirà la Sicilia alla Campania e alla Sardegna. Un intervento infrastrutturale strategico a vantaggio del sistema Paese, sul quale Terna investirà oltre 3,7 miliardi di euro».
FEUROMED, COME RENDERE IL PAESE (E IL SUD) HUB ENERGETICO DEL MEDITERRANEO
Di fondamentale importanza per rendere il Paese hub energetico del Mediterraneo, anche grazie alla sua posizione geografica, saranno poi le interconnessioni. «Nel nuovo Piano di Sviluppo – aggiunge l’ad di Terna – abbiamo previsto un investimento complessivo di circa 2 miliardi di euro. Una rete interconnessa contribuisce, infatti, alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento e garantisce maggiore resilienza all’intero sistema. Stiamo lavorando a un ponte energetico sottomarino tra la Sicilia e la Tunisia al raddoppio del collegamento dalla Puglia alla Grecia, e ad altri numerosi progetti di interconnessione».
In conclusione, secondo Donnarumma, «abbiamo bisogno di un significativo programma di investimenti in infrastrutture di rete, rinnovabili e sistemi di accumulo per affrontare il percorso di transizione energetica e, nello specifico, per renderci indipendenti dal gas. Serve, pertanto, uno sforzo coordinato in termini di pianificazione, semplificazioni autorizzative e realizzazione».
A2A: «ENERGIA COME GRANDE OCCASIONE PER IL SUD»
E sul concetto dell’energia come grande occasione per il Sud insiste anche Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A, la multiservizi italiana che opera nei settori ambiente, energia, calore, reti e tecnologie per le città intelligenti. «Nel Sud c’è un problema di ecosistema – dice Mazzoncini – Mancano qui il tessuto industriale e le infrastrutture. Ma la chiave è che se consumi dove produci, allora diventa tutto più efficiente, come è accaduto al nord quando le industrie sono cresciute appoggiandosi all’idroelettrico. Se il sud diventa la centrale rinnovabile italiana allora dovresti portarci anche le industrie: è l’occasione per ricostruire un tessuto industriale sull’energia».
«Noi operiamo in molte regioni – continua – e quello che vedo è che occorre più consapevolezza da parte delle regioni del Sud sul fatto che ora la partita è seria».
La chiave di volta del successo è solo una: fare rete. «Le regioni del Nord fanno più rete, anche nel Sud ogni singola regione è troppo piccola per diventare un sistema o un comparto», avverte l’ad di A2A.
ENEL AL FEURUMED PER DISCUTERE DEL SUD COME HUB ENERGETICO
Al Feuromed di Napoli partecipa anche Enel con Nicola Lanzetta. «Abbiamo imparato quanto fragile fosse il nostro sistema energetico e ora subentra il secondo step, ovvero svincolarsi anche dalla dipendenza tecnologica oltre che da quella energetica – dice il direttore Italia del Gruppo Enel – Come Enel abbiamo iniziato a risalire la filiera: lo dimostra la nuova gigafactory di Catania che nel tempo diventerà la prima fabbrica in Europa di pannelli fotovoltaici».
Ancora una volta, anche Lanzetta riconosce che per il Sud e per l’Italia «è un momento di grande opportunità» anche perché «gli investimenti sulla rete, da rendere più resiliente, avranno un grande focus proprio nel Sud».
A parlare con chiarezza sono i numeri: «Nei prossimi tre anni Enel investirà in Italia 17,7 miliardi di cui circa il 45% al Sud», ricorda Lanzetta, un investimento cha aiuta a comprendere che «si può fare industria in Italia e al Sud», grazie anche alle fabbriche aperte dall’Enel a Catania e a Brindisi.
LE ISTITUZIONI NEL CONTESTO DELL’ENERGIA: IL PRESIDENTE DELLA BASILICATA VITO BARDI
Qual è il ruolo delle istituzioni in questo contesto? Una testimonianza viene da Vito Bardi, presidente della Regione Basilicata. «Abbiamo un grande giacimento fossile nel nostro territorio e stiamo cercando di metterlo a valore – racconta Bardi – Abbiamo pensato di utilizzare parte delle compensazioni dovute dalle imprese per il danno ipotetico a salute e ambiente, impegnandole per dare ristoro diretto agli abitanti del territorio, azzerando il costo del gas per i residenti: già da cinque mesi i residenti hanno un risparmio di circa il 60% sulla bolletta del gas, al netto degli oneri di sistema, del trasporto e dell’Iva, che sono costi a cui non si può rinunciare».
La legge regionale che ha come obiettivo il risparmio energetico prevede il bonus gas come ristoro economico, ma – precisa Bardi – tramite questo bonus abbiamo favorito anche le persone che non hanno metano nelle case, dando loro la possibilità di ricevere un contributo a fondo perduto per installare dei pannelli e mettere in atto le procedure che portano a un risparmio energetico e a una transizione, spostandosi dal fossile alle energie alternative».
IL CASO DELL’ACQUEDOTTO PUGLIESE E IL CONCETTO DI AVVICINARE CONSUMO E PRODUZIONE
Importante anche la testimonianza di Domenico Laforgia, presidente di Acquedotto Pugliese, che rinnova l’impegno ad «avvicinare sempre di più il consumo alla produzione» anche per quel che riguarda risorse preziose come l’acqua e l’energia. «Il nostro piano di investimenti – aggiunge – prevede la produzione del 17 per cento di energia che ci serve e in otto anni arrivare all’autonomia, grazie a importanti investimenti per rendere gli impianti il più’ possibili autonomi».
ARMANI (IREN): «AL SUD UN IMPIANTO FOTOVOLTAICO HA IL DOPPIO DI ORE CHE AL NORD»
Sulle potenzialità del Sud ritorna poi Gianni Vittorio Armani, amministratore delegato di Iren, multiservizi, specializzata nella produzione e distribuzione di energia elettrica, nei servizi di teleriscaldamento, nella gestione dei servizi idrici integrati, dei servizi ambientali e tecnologici.
«Nel Mezzogiorno – dice Armani – un impianto fotovoltaico ha il doppio delle ore che in pianura Padana, a parità di investimento al Sud si produce il doppio e questo chiaramente fa costare l’energia potenzialmente molto meno. Un valore aggiunto che porta investimenti energetici al sud molto importanti. Ecco perché«il Sud è una grande piattaforma di crescita potenziale».
«Bisogna inoltre ricordare – aggiunge Armani – che le rotte energetiche passeranno per il Sud e le infrastrutture di rigassificazione sono una grandissima opportunità per le industrie collaterali, tipo quella agroalimentare, con la possibilità di disporre di piattaforme del freddo a bassissimo costo che consentono di esportare prodotti di questo territorio in giro per il mondo».
Ma resta da risolvere un problema. «Un’infrastruttura che manca al Sud è l’organizzazione: è necessario mettere a terra le iniziative», avverte Armani. L’ad di Iren è convinto poi che l’Europa debba farsi carico della vicinanza con l’Africa: «Invece di condannare le persone che vengono da lì a emigrare, si può creare lì uno sviluppo che sia anche funzionale alla ripartenza del nostro continente. Chiaramente questo va fatto cum grano salis, senza creare dipendenze come abbiamo fatto in passato, per esempio sulle filiere energetiche che poi diventano difficili da sciogliere quando c’è una crisi geopolitica”.
ENI: «IL NOSTRO DESTINO È QUELLO DELL’AFRICA»
L’ultimo intervento della mattinata è quello di Lapo Pistelli, direttore Public affairs di Eni: «Siamo contenti che il governo abbia evocato il Piano Mattei, che non è ancora un testo scritto ma l’esecutivo ha recepito quello che per Mattei era un metodo di lavoro», dice Pistelli rispondendo a una domanda di Roberto Napoletano.
Secondo Pistelli, «il nostro destino è quello dell’Africa». Il tutto partendo dal presupposto che tutto sta cambiando. Se prima le direzioni principali erano quelle da Est a Ovest (si pensi alle forniture di gas provenienti dalla Russia) e quelle da Nord a Sud, adesso, dice Pistelli, «l’energia ci può arrivare da Ovest verso Est, grazie ai rinnovati rapporti transatlantici, ma soprattutto da Sud verso Nord».
«E allora – continua Pistelli -quelle partneship che erano state immaginate negli 50-60 possono oggi diventare una regola in cui, certo, si parte dall’energia ma c’è il capitale umano, c’è l’idea dell’università, delle infrastrutture fisiche che legano il nostro Paese con la sponda sud».
L’invito finale di Eni è quello di sfruttare al meglio «il Pnrr, il RepowerEu, per fare sistema. Ci sono tre anni davanti per fare progetti, investimenti, reti, posti di lavoro, formazione e sviluppo e rafforzare le partnership con l’Africa, il destino nostro è il destino loro».
TABARELLI: «GUARDIAMO AVANTI INTEGRANDO TUTTI I SISTEMI»
Conclude il ciclo di interventi Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia: nei consumi del nostro Paese «le fonti fossili contano oggi come nel 1973 e dunque abbiamo ancora bisogno di molto petrolio e molto gas». E sulla strada della transizione, conclude, «abbiamo davanti grandi potenzialità e abbiamo tanto lavoro da fare, ma non possiamo dimenticare quanto fatto in tanti anni, come le vecchie centrali. Abbiamo bisogno di dimensione, innovazione e ricerca, facendo affidamento sul nostro grande patrimonio industriale. Guardiamo avanti integrando tutti i sistemi».
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