2 minuti per la lettura
DICIAMOCELO francamente: un cinema difficilmente faceva tutti esauriti anche in epoca prepandemica. Il calo drastico al botteghino non può essere imputato alle restrizioni che obbligano il distanziamento di un metro da una famiglia all’altra. Piuttosto è da attribuirsi alla pandemia e all’esplosione dell’offerta su piattaforma.
Gli appassionati sono tornati, vedi anche i buoni incassi di Dune. Il lavoro va fatto sul pubblico generalista irretito dall’infinita offerta del cinema a casa, abbonato almeno a tre o quattro piattaforme che deve sfruttare quel servizio quanto più possibile, vedendo in “prima visione” una infinità di film che non ha mai visto, anche di vent’anni fa.
È vero che al cinema c’è l’ultimo film di Martone, ma se il nostro spettatore medio non ha visto nemmeno Il sindaco del Rione Sanità o Il giovane favoloso, perché dovrebbe scapicollarsi per vedere Qui rido io? È logico che avrà meno interesse a spendere 50-60 euro (snack e trasporti compresi) per vedere un film che vedrà molto presto in streaming da qualche parte o ne preferirà semplicemente altri, presenti a migliaia nei cataloghi online.
La battaglia del sistema si dovrebbe concentrare su altro. Tirare la giacchetta al ministro Franceschini che, a sua volta, la sta tirando a Draghi per allargare le maglie dei posti a sedere, liberalizzando le capienze, potrebbe non influire positivamente, generando paradossalmente un effetto boomerang.
Perché la gente farebbe ancora difficoltà a sedersi accanto ad uno sconosciuto, condividendo lo stesso bracciolo. Questa maledetta pandemia ha generato psicosi di questo tipo, che vanno prese in considerazione.
Mentre quel metro di “sicurezza” e la capienza al 50% serve proprio per rassicurare lo spettatore garantendogli una giusta distanza dallo sconosciuto, visto purtroppo come potenziale untore.
La vaccinazione – da quel che ci viene detto – non ci evita di contrarre né di attaccare il virus. Non siamo ancora pronti a questo passo, necessario ma al momento prematuro. Proviamo invece a riempire quel 50% disponibile che ha ancora enormi margini di sfruttamento.
La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA