X
<
>

Mattia Zaccagni

Share
3 minuti per la lettura

Dal miracolo Thomas dell’Arsenal alla favola americana di Yogi Berra fino al gol di Zaccagni: le reti che tutti sognano di segnare. E la filosofia dei calciatori italiani in terra tedesca

NICK Hornby ne aveva uno nel cuore e nella tastiera: “A destra i rossi, cioè il Liverpool (laggiù li chiamano Reds), a sinistra l’Arsenal, in giallo, ma è la seconda maglia, visto che il colore sociale è il rosso. I Reds sono avanti, in classifica, l’Arsenal ha dominato il campionato, ma poi si è smarrito, così, capita, mica ci sono tanti perché, succede. Ora: l’Arsenal insegue: deve vincere, mica qualsiasi risultato: 2-0. Impossibile, sulla carta, una roba da pazzi. Primo tempo, niente; secondo tempo, 1-0, affiorano speranze; 90’ ancora 1-0, un minuto dopo, invece, zac: luce. Michael Thomas: gol. Michael Thomas, un nero, uno anche abbastanza scarso a giocare a pallone, un gregario che all’improvviso, senza saperlo, lo vedi che sta nel posto giusto, meglio nell’attimo in cui qualcosa capita. Capita quello che tutti quelli che respirano pallone e che ci hanno pure provato a inseguirlo un pallone e sono milioni e stanno in cinque continenti e se glielo chiedi ti dicono proprio questo, vorrebbero: cioè segnare il gol che cambia i destini, quello che nel lessico del calcio si definisce il-gol-per-entrare-nella-storia-della-tua-squadra. Dell’Arsenal, stavolta, ma anche di tante altre, basta fare un giro e andarle a cercare storie e gol così, magari più piccole ma ci sono, su e giù per il mondo”.

Lo ha raccontato così, quel gol, in “Febbre a 90”, libro e poi film cult. Mattia Zaccagni quel gol l’ha fatto: “Febbre a 98”, il minuto che prima non c’era e adesso c’è, il gioco del calcio s’è allargato oltre la cabala, la smorfia, il gioco del lotto, la paura che fa 90 eccetera eccetera. E’ la vittoria, anche se è un pareggio, di chi ci crede, perché “non è finita finché non è finita” come diceva Quello. Quello era Yogi Berra, che non si chiamava Yogi ma Lawrence Peter, e che non prese il nome dal simpatico orso dei cartoon di Hanna e Barbera, ma anzi glielo dette. A lui quello di Yogi (senza l’acca) lo dette un amico d’infanzia vedendolo seduto a gambe incrociate e braccia conserte su di un diamante, non la pietra preziosa anche scomoda, nel caso) ma il campo da baseball. A quell’amico l’immagine richiamò un bramino indiano che aveva visto in posizione da yoga su di una rivista, e nacque Yogi. Berra era di origine italiana (migranti in America sia mamma che papà) e per questo la sua filosofia era quella del “non è finita, finché non è finita” anche se il motto lo diceva in inglese, “It ain’t over ‘til it’s over”, come figura in tutte le antologie delle frasi celebri dello sport. Lenny Kravitz ci ha intitolato una canzone.

Berra ha vinto più World Series di tutti (10), una più di Joe Di Maggio, che conquistò ogni diamante e pure la ragazza che cantava che “i diamanti sono i migliori amici delle ragazze”, Marilyn Monroe.

E’ la filosofia dei calciatori italiani in terra tedesca, fin dall’anno 2006: Totti segnò un rigore all’Australia e quello fu l’ultimo tiro di una partita che aveva già esaurito il tempo di gioco. Permise agli azzurri di non tornare a casa all’ottavo di finale. Fabio Grosso al 119, ribadito da Del Piero al 120, buttarono giù il Muro di Dortmund della Germania, e permisero il viaggio, poi mondiale, a Berlino. Ognuno ne tragga gli auspici che vuole. Sarebbe ingeneroso, però, per quel gol lasciare tutto l’onore a Mattia Zaccagni che l’ha messa dentro. Perché l’assist, perfetto come perfetto fu il suo aquilone, glielo ha fornito Riccardo Calafiori, che forse il vero Berra in campo era lui, il romano di Roma, che ha avuto la tigna del pischello impunito che deve essere stato appena qualche anno fa, giacché non ne ha che 22. Sfacciato come nella canzone “Arrivederci Roma”: “mentre l’inglesina s’allontana/ un regazzinetto s’avvicina/ va nella fontana, pesca er soldo e se ne va”.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE