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Pillole di molnupiravir

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Il primo giorno di ottobre potrebbe aver segnato una tappa importante della battaglia mondiale contro il Covid. Dopo i vaccini e gli anticorpi monoclonali, quest’ultimi poco utilizzati, da Oltreoceano potrebbe arrivare presto una nuova arma: una pillola.

L’azienda farmaceutica Merck ne chiederà «il prima possibile» l’autorizzazione di emergenza agli Usa. I test clinici hanno mostrato che il farmaco orale riduce il rischio di ricoveri e decessi quando somministrato a persone ad alto rischio nelle fasi iniziali dell’infezione.

La pillola va ingerita per cinque giorni, quattro compresse al dì. Secondo lo studio del colosso farmaceutico effettuato con il partner Ridgeback Biotherapeutics, il tasso di ospedalizzazione e morte nei pazienti che hanno utilizzato il molnupiravir – questo il nome del farmaco – si è ridotto della metà rispetto a quanto avvenuto tra i pazienti che hanno ricevuto un placebo. Dopo la pubblicazione della notizia, il titolo Merck è volato a Wall Street: +12%, il balzo maggiore dal 2009.

CURVA ITALIANA TRA LE PIÙ CONTENUTE

L’annuncio ha inevitabilmente assunto eco internazionale. Ne ha parlato ieri, nella conferenza stampa per presentare i dati del monitoraggio sul Covid, il direttore generale della prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza.

«I risultati della pillola antivirale di Merck sembrano promettenti, dobbiamo vedere i dati per valutarli con attenzione» ha detto, sottolineando che «c’è bisogno anche di farmaci antivirali», oltre ai vaccini e agli anticorpi monoclonali» Rezza ha spiegato che ci sono diversi farmaci allo studio in fase 3. Non resta dunque che aspettare guardando con fiducia al quadro epidemico italiano.

«Ancora una volta l’Italia si conferma con una curva fra le più contenute in termini di incidenza a livello europeo – ha detto in conferenza stampa il presidente dell’Iss (Istituto superiore di sanità), Silvio Brusaferro – E questo rende ragione del mix fatto da un forte investimento per la campagna vaccinale e, allo stesso tempo, da un’adozione di attenzione e precauzioni per contrastare con i comportamenti la circolazione del virus».

SICILIA BIANCA? ANCORA PRESTO

L’annuncio di Brusaferro fotografa una diminuzione dell’incidenza dei casi Covid, che passano dai 45 ogni 100mila abitanti della scorsa settimana ai 45 attuali.

Dati incoraggianti provengono comunque anche dagli ospedali: l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva scende al 5,1% (da 516 ricoverati il 21 settembre a 459 il 28 dello stesso mese), mentre quella dei reparti ordinari diminuisce da 3.937 a 3.418. Stabile l’indice di trasmissibilità Rt: da 0,82 a 0,83.

Migliora la situazione un po’ ovunque nel Paese, anche nell’unica Regione in zona gialla, la Sicilia. L’isola sperava nel passaggio in bianco già da lunedì prossimo o, in deroga, persino da questo fine settimana. E invece la cabina di regia non ha fatto sconti: la norma prevede che debbano passare 14 giorni con dati da zona bianca prima del passaggio nella fascia cromatica più chiara. La Sicilia dovrà dunque aspettare ancora una settimana: l’agognato ritorno in bianco avverrà lunedì 11 ottobre.

SANITARI: TERZA DOSE FACOLTATIVA

Ieri è stato fatto il punto sulle vaccinazioni. La categoria anagrafica più a rischio, quella degli over 80, ha superato la quota del 95% di vaccinati con almeno una dose. «Ma è importante segnalare che sta progredendo la vaccinazione degli over 50 – ha detto Brusaferro – È importante un’azione anche sulle fasce dai 50 in su, perché è vero che stanno raggiungendo l’85% i 50-59enni, e l’89% gli over 60, ma è anche vero che, essendo fasce numerose, queste cifre sono significative».

Sono 3,1milioni gli ultra50enni che ancora non si sono sottoposti neanche alla prima dose. A proposito di vaccini, Rezza ha detto che l’obbligo previsto per il ciclo primario per il personale sanitario non dovrebbe essere previsto per la terza dose.


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Fabio Grandinetti

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