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Marine Le Pen

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Domenica prossima sarà il giorno del ballottaggio per le elezioni presidenziali francesi. Il programma politico di Marine Le Pen, la leader di estrema destra del Rassemblement National comporterebbe – dall’economia alla politica sociale, all’immigrazione – la violazione delle regole dell’Unione europea.

Le Pen propone un referendum su “cittadinanza, identità e immigrazione” che modificherebbe la costituzione dando “priorità nazionale” ai cittadini francesi in materia di occupazione, prestazioni di sicurezza sociale ed edilizia popolare. Tutto ciò sarebbe incompatibile con i valori e con le norme sulla libera circolazione dell’Ue. Lo stesso referendum stabilirebbe “il primato del diritto nazionale sul diritto europeo” per consentire alla Francia “non solo di controllare l’immigrazione ma di conciliare, in ogni altro ambito, il suo impegno europeo con la salvaguardia della propria sovranità nazionale e la difesa dei propri interessi”.

Le Pen, inoltre, mira a ristabilire i controlli alle frontiere sulle importazioni e sulle persone, violando le regole comunitarie e gli accordi di Schengen. Vuole ridimensionare unilateralmente il contributo della Francia al bilancio comunitario, nonostante il quadro finanziario pluriennale 2021-2027 sia già fissato. Sogna di tagliare le tasse sui beni essenziali e sui carburanti violando le regole del libero mercato europeo.

Consentire alla Francia di beneficiare di una “Europa à la carte”, scegliere nella legislazione comunitaria solo quel che piace e respingere tutto il resto: questo sembra l’obiettivo, molto simile a quello di Viktor Orbán per l’Ungheria. Le Pen non parla mai di “Frexit” – ovvero dell’uscita della Francia dall’Europa – ma è come se fosse. Avversari e commentatori definiscono la sua strategia: “Frexit in tutto tranne che nel nome”. Una strategia che porterebbe l’Unione alla paralisi, distruggendo i legami di solidarietà tra i paesi membri. Infine, sul piano strategico, Le Pen potrebbe rispolverare la sua antica amicizia con Vladimir Putin, facendo dietrofront rispetto al sostegno all’Ucraina e alle sanzioni occidentali contro la Russia.

Secondo Pascal Lamy, già capo di gabinetto dell’ex presidente della Commissione europea Jacques Delors, una vittoria di Le Pen sarebbe uno shock enorme per l’Europa, molto più dell’elezione di Donald Trump per gli Stati Uniti o della Brexit per il Regno Unito.

Anche l’Italia guarda con trepidazione al ballottaggio francese. Il rischio di interrompere il sodalizio tra Mario Draghi ed Emmanuel Macron – che numerosi frutti sta dando alla crescita del progetto comune europeo – è molto alto.

Soprattutto, c’è la preoccupazione che una vittoria dell’agenda sovranista, protezionista e nazionalista di Le Pen possa alimentare le posizioni demagogiche, antieuropee e antiatlantiste di alcuni partiti italiani di maggioranza. La speranza è che i francesi, domenica prossima, rinnovino la loro scelta europeista confermando Macron. Agli italiani non resta che respingere le sirene dell’estremismo e sostenere l’interesse nazionale difeso dal governo Draghi. Le prime scadenze del Pnrr sono state rispettate. Ma la strada fino al 2026 è ancora lunga.


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