Il ministero degli Esteri
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Lo scandalo spionistico capitato in Italia sembra l’involucro di una serie di messaggi neanche troppo criptati, che si possono riassumere così: l’Italia si è trovata nella necessità di prendere atteggiamenti che provassero il suo schieramento occidentale e atlantico, perfettamente corrispondente alla nuova politica del presidente Biden. La storia è nota e minima. Proprio la sua natura rivela l’importanza politica della vicenda, perché un banale scambio di soldi (pochi) per codici segreti di un radar ha infiammato almeno per un giorno la scena mondiale. In apparenza è una storia di povere spie, bassezze e miserie di pura manovalanza. Un ufficiale della Marina militare beccato in flagrante mentre passa a un ufficiale russo una pennetta con codici segreti. Per seimila ero.
LO SCHEMA CLASSICO
Prima anomalia. Nell’etiquette dello spionaggio, non si usa arrestare le spie. Quando un ufficiale infedele viene scoperto, dopo una strapazzata che ricorderà finché campa – in qualsiasi Paese del mondo avanzato – viene costretto a diventare un agente doppio: «Tu seguiterai a rifornire i russi (in questo caso) di carte segrete, che però ti forniremo noi». E con questo sistema si intossica la controparte con documenti parzialmente buoni e in parte artefatti, utili per depistare o danneggiare.
Le spie definitivamente bruciate vengono scambiate secondo vecchi protocolli. Quelle più pericolose vengono soppresse in incidenti stradali. Il mestiere di spia è proletario e artigiano. Le spie sono solo quelle persone che vendono materiale classificato. Classificato vuol dire che un ente statale ha apposto un timbro che va da riservato a segretissimo ed è quel timbro che fa diventare un reato la trasmissione del materiale classificato a uno Stato o un ente straniero o anche nazionale. Questo è il mestiere proletario della povera spia che rischia pelle e libertà per quattro soldi. Poi c’è l’altro mestiere che non è quello della spia che vende segreti, ma dell’agente di influenza che per conto di uno Stato estero compie azioni di natura diversa, politica economica mediatica militare diplomatica finanziaria, eseguendo le istruzioni di uno Stato estero che in genere ricompensa l’agente di influenza spianandogli la strada per una carriera politica, giornalistica, universitaria, aziendale, editoriale. Il sesso è sempre una forte merce di scambio insieme al denaro ma è usato in genere per creare situazioni in cui far valere il ricatto.
L’ANOMALIA
Nel caso venuto alla luce giovedì è accaduto qualcosa di inconsueto, per cui è necessaria una spiegazione. Una povera spia da quattro soldi non è stata doppiata ma arrestata e il suo arresto è diventato una notizia politica che ha messo in moto la diplomazia, il ministro degli esteri italiano – il filorusso Di Maio – il ministro Lavrov della Federazione, il Dipartimento di Stato americano, network delle numerose parti, big party. Perché? E qui si entra nel terreno delle interpretazioni. La mia interpretazione sta nelle conseguenze. In conseguenza di quel che è accaduto, il governo Draghi, che aveva già rassicurato l’amministrazione americana di nutrire sentimenti fortemente atlantici e dunque antirussi, ha dovuto compiere una serie di passi ufficiali, l’intero repertorio previsto, per dar prova di essere un membro fedele e non più sospettabile di capricci nell’Alleanza.
L’Italia dovrà rinunciare (e di fatto ci ha già messo una pietra sopra) alla via della Seta cinese e sarà chiamata come la Francia e il Regno Unito a schierarsi apertamente in estremo oriente nel Mar del Sud della Cina insieme ad Australia, Vietnam comunista (alleato degli americani) Stati Uniti, Bahrein e Indonesia, come hanno già fatto la Francia di Macron e il Regno Unito. La ricreazione trumpiana è finita, anche l’addio alle armi è un ricordo.
MOSSA OBBLIGATA
La Russia, d’altra parte, è in una situazione economica molto mortificante e deve affrontare una crisi rovente in Ucraina e una crisi latente con la Polonia. Dunque, non volano le colombe della pace anche se non sono venti di guerra. Sono venti di riallineamento. L’Italia ha voluto (o forse ha dovuto, o è stata nella condizione di non poter scegliere) agire come ha agito ammanettando un suo ufficiale infedele della Marina militare, procedere attraverso il ministero degli Esteri contro la Federazione Russa, mettendo alla porta la dose protocollare di diplomatici. Quindi sono stati convocati gli ambasciatori e le televisioni russe hanno subito trasmesso programmi di copertura che avevano già pronti con la loro versione dei fatti e per una campagna di disinformazione che va di pari passo con quella contro i vaccini americani, cui l’Europa sta reagendo con richieste di ispezione negli stabilimenti in cui produce il vaccino Sputnik, che la Russia non ha alcuna intenzione di concedere. È guerra di nuovo genere a bassa intensità e ad alto rischio. Si tratta di segnali in un campo in cui nulla, assolutamente nulla, è lasciato al caso.
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