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BRATISLAVA (SLOVACCHIA) – No agli “steccati” innalzati “davanti a chi è diverso da noi”. Lo ammonisce il Papa parlando ai Vescovi e ai sacerdoti slovacchi. “L’unità, la comunione e il dialogo sono sempre fragili, specialmente quando alle spalle c’è una storia di dolore che ha lasciato delle cicatrici. Il ricordo delle ferite – mette in guardia Bergoglio – può far scivolare nel risentimento, nella sfiducia, perfino nel disprezzo, invogliando a innalzare steccati davanti a chi è diverso da noi. Le ferite, però, possono essere varchi, aperture che, imitando le piaghe del Signore, fanno passare la misericordia di Dio, la sua grazia che cambia la vita e ci trasforma in operatori di pace e di riconciliazione”.

Prima di entrare nella cattedrale di San Martino a Bratislava dove ha incontrato i Vescovi e i sacerdoti del Paese, Bergoglio ha risposto alle domande dei giornalisti sulle sue condizioni di salute, con una buona dose di autoironia: “Sono ancora vivo”.

Bergoglio ricorda un proverbio slovacco che dice ‘A chi ti tira un sasso, tu dona un pane’. “È molto evangelico questo! E l’invito di Gesù a spezzare il circolo vizioso e distruttivo della violenza, porgendo l’altra guancia a chi ci percuote, per vincere il male con il bene. Mi colpisce un particolare della storia del Cardinale Korec. Era un Cardinale gesuita, perseguitato dal regime, imprigionato, costretto a lavorare duramente finché si ammalò. Quando venne a Roma per il Giubileo del 2000, andò nelle catacombe e accese un lumino per i suoi persecutori, invocando per loro misericordia. Questo è Vangelo! Cresce nella vita e nella storia attraverso l’amore umile e paziente”, dice Francesco.

“Una Chiesa che non lascia spazio all’avventura della libertà, anche nella vita spirituale – avverte – rischia di diventare un luogo rigido e chiuso. Forse alcuni sono abituati a questo; ma tanti altri, soprattutto nelle nuove generazioni, non sono attratti da una proposta di fede che non lascia loro libertà interiore, da una Chiesa in cui bisogna pensare tutti allo stesso modo e obbedire ciecamente”.

Bergoglio sferza i Vescovi e i sacerdoti: “Non abbiate timore di formare le persone a un rapporto maturo e libero con Dio. Questo forse ci darà l’impressione di non poter controllare tutto, di perdere forza e autorità; ma la Chiesa di Cristo non vuole dominare le coscienze e occupare gli spazi, vuole essere una ‘fontana’ di speranza nella vita delle persone. Lo dico soprattutto ai Pastori: voi esercitate il ministero in un Paese nel quale tante cose sono rapidamente cambiate e sono stati avviati molti processi democratici, ma la libertà è ancora fragile. Lo è soprattutto nel cuore e nella mente delle persone”.

“Per questo – l ‘appello di Papa Francesco – vi incoraggio a farle crescere libere da una religiosità rigida. Nessuno si senta schiacciato. Ognuno possa scoprire la libertà del Vangelo, entrando gradualmente nel rapporto con Dio, con la fiducia di chi sa che, davanti a Lui, può portare la propria storia e le proprie ferite senza paura e senza finzioni, senza preoccuparsi di difendere la propria immagine. L’annuncio del Vangelo sia liberante, mai opprimente”.


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Fabio Grandinetti

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