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I militari ucraini si arrendono all'Azovstal

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Prosegue la resa dei militari e dei miliziani ucraini asserragliati nella roccaforte di Azovstal, avvicinando le truppe russe alla vittoria nella città simbolo della guerra in Ucraina.

«Nelle ultime 24 ore, 771 militanti dell’unità nazionalista Azov si sono arresi presso l’acciaieria Azovstal di Mariupol – ha detto ieri il portavoce del ministero della Difesa russo Igor Konashenkov – Un totale di 1.730 militanti si sono arresi dal 16 maggio, di cui 80 feriti. Tutti coloro che necessitano di cure ospedaliere ricevono assistenza nelle istituzioni mediche della Repubblica popolare di Donetsk a Novoazovsk e Donetsk».

Tra i combattenti che hanno alzato bandiera bianca, secondo il quotidiano russo Komsomolskaya Pravda, anche il vicecomandante del battaglione Azov, Svyatoslav “Kalina” Palamar. Due leader della formazione nazionalista, intanto, sono stati inseriti dal ministero russo degli Interni nella lista dei ricercati. Si tratta di Sergei Velichko e Konstantin Nemichev.

«PRONTI A TRATTARE»

I continui assalti all’hub siderurgico, ormai assediato da settimane, e il completamento dell’evacuazione dei civili, dunque, sembrano aver indotto i difensori di Azovstal a fare un passo indietro. Tanto che nemmeno Kiev, che in passato aveva smentito voci di resa arrivate da Mosca, riesce a negare lo scenario. Le sue attenzioni, al momento, sono concentrate sul trattamento dei propri militari trasferiti nel territorio dell’autoproclamata repubblica di Donetsk.

La Russia ha assicurato che i prigionieri saranno trattati in conformità con il diritto internazionale. «Sappiamo che il nostro nemico è insidioso ma ci aspettiamo che mantenga la parola data» ha detto il generale Oleksii Gromov, alto funzionario militare ucraino. L’ufficiale ha inoltre confermato che le operazioni per l’evacuazione dei soldati ancora all’interno dell’impianto – sarebbero ancora decine di centinaia – proseguono.

Sarà forse il profilarsi di un successo a Mariupol a smuovere qualcosa, lato Russia, sul fronte dei colloqui con l’Ucraina. «Non siamo stati noi a interrompere il processo negoziale, ma sono stati i nostri partner ucraini a metterlo in pausa – ha detto il viceministro russo degli Esteri, Andrei Rudenko – Non appena si diranno disponibili a tornare al tavolo dei negoziati, ovviamente risponderemo affermativamente. La cosa principale è che ci sia qualcosa di cui discutere».

LA NATO: «GUERRA LUNGA»

Ma per la Nato la situazione nel Donbass è tutt’altro che favorevole a Mosca. «La Russia non è stata in grado di raggiungere i suoi obiettivi strategici in Ucraina – ha osservato il segretarkio generale Jens Stoltenberg in conferenza stampa – Il piano era di prendere Kiev, non sono stati in grado di farlo. Mosca è stata anche costretta a lasciare Kharkiv e i dintorni di Kharkiv, e l’offensiva nel Donbass si è bloccata. Tuttavia, non crediamo che la Russia abbia rinunciato ai suoi obiettivi strategici. Quindi dobbiamo essere preparati per il lungo periodo, al fatto che questa guerra possa continuare a lungo. E ciò significa anche che gli alleati della Nato devono essere preparati a cercare di sostenere l’Ucraina per molto tempo».

LO SCOGLIO ERDOGAN

L’altro dossier sul tavolo, per la Nato, è la richiesta di adesione di Svezia e Finlandia. Il segretario generale ha rassicurato che l’ok all’ingresso dei due Paesi nordeuropei nel Patto atlantico arriverà in tempi rapidi, nonostante il prevedibile veto turco.

«Ankara – ha sottolineato Stoltenberg – come importante alleato ha sollevato importanti temi di sicurezza, e l’unico modo per risolvere è sedersi e trovare un terreno comune e un accordo per andare avanti».

Ma Recep Tayyip Erdogan non sembra disposto a ripensamenti. «Abbiamo detto ai nostri importanti amici che avremmo detto “no” all’ingresso della Finlandia e della Svezia nella Nato, e continueremo sulla nostra strada» ha ribadito il presidente turco, che accusa Helsinki e Stoccolma di ospitare miliziani del Pkk, considerati terroristi da Ankara.

Proprio la Turchia, fra l’altro, sta giocando un ruolo di rilievo nei tentativi di avvicinamento fra Mosca e Kiev. «Stiamo perseguendo una politica equilibrata nelle relazioni sia con la Russia che con l’Ucraina – ha evidenziato Erdogan – Non ho intenzione di tagliare i legami né con Putin né con Zelensky».

UE: «TRIBUNALE SPECIALE»

L’Europarlamento ha intanto approvato una risoluzione con cui chiede l’istituzione di un tribunale speciale per i crimini di guerra in Ucraina. Casualità nel giorno in cui il pm di Kiev ha invocato l’ergastolo per Vadym Shishimarin, il 21enne soldato russo alla sbarra per la brutale esecuzione di un anziano a Sumy. Il giovane, di fronte alla vedova della vittima, ha ammesso le sue responsabilità, chiedendo perdono alla donna. Che però ha deciso di non fare sconti: «Merita l’ergastolo – ha detto – per aver ucciso mio marito». Il soldato potrebbe comunque essere liberato nell’ambito di un possibile scambio con militari ucraini prigionieri.


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