Il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni
5 minuti per la letturaL’IMPENNATA dei prezzi energetici erode i risparmi delle famiglie e “spazza” la ripresa dei consumi. Mentre “promette” incassi record per l’industria globale dell’energia: l’anticipazione del bollettino economico sui prezzi energetici e sui consumi della Bce e le previsioni dell’agenzia di rating Moody’s – che ha alzato l’outlook da “positivo” a “stabile” per il settore – disegnano la doppia faccia della crisi energetica scatenata dall’aggressione della Russia all’Ucraina. L’Europa prepara contromisure per affrontare gli aumenti, oltre che per ridurre progressivamente la dipendenza dal gas e dal petrolio russo, anche in vista dell’escalation delle sanzioni (il prossimo pacchetto, il sesto, dovrebbe includere l’olio nero).
E intanto, con un lettera ai ministri delle Finanze dei 27, firmata dal commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, richiama i partner al coordinamento delle misure contro il caro-energia. “Una risposta coordinata della Ue” all’aumento dei prezzi dell’energia, scrive, “è essenziale per salvaguardare il mercato unico ed evitare ulteriori divergenze tra gli Stati membri”.
Il riferimento è agli strumenti di politica fiscale, “nel quadro del diritto Ue” cui questi possono fare ricorso per mitigare gli effetti degli aumenti. Quelle politiche fiscali che gli economisti della Bce “suggeriscono” per affrontare le “significative” implicazioni distributive del caro energia. L’aumento dei prezzi del gas e dell’energia sta mettendo a dura prova la “tenuta” finanziaria delle famiglie che, si rileva nel bollettino della Bce, “attingono dai loro risparmi per attutire l’impatto che i prezzi più elevati dell’energia hanno sui consumi”. Ad essere più esposti sono i nuclei con maggiori difficoltà economiche: per loro “l’impatto è 5/6 volte maggiore”. Dal momento che, si considera, la domanda di energia non è elastica nel breve termine, l’impennata dei prezzi energetica implica “un declino dei consumi delle famiglie che necessita di essere assorbito o tramite una riduzione dei consumi non energetici di prodotti e servizi, o attraverso una riduzione del risparmio, o tramite un aumento dei guadagni”. L’evidenza empirica mostra che l’opzione “risparmio”, almeno nel breve periodo, è preponderante. L’impatto non è uguale per tutti. “L’identificazione delle risposte del risparmio su diversi quintili di reddito – scrivono gli economisti della Bce – rivela che, a parità di aumento assoluto della spesa energetica, la riduzione del risparmio è inversamente correlata al reddito della famiglia e circa cinque o sei volte maggiore per le famiglie nel quintile più basso della distribuzione del reddito rispetto a quelli del quintile superiore”.
In pratica il 20% delle famiglie più povere riduce di molto il proprio risparmio. Ma i consumi non sono indenni di fronte al “ciclone” caro-energia: “Il recente aumento dei prezzi dell’energia è un chiaro vento contrario per la ripresa dei consumi”, scrivono, infatti, gli analisti. Dopo la stretta alle spese, determinata dalla pandemia – tra lockdown, restrizioni e deterioramento delle prospettive finanziarie – la ripartenza, dall’inizio del 2021, aveva rianimato i consumi e ricostituito i risparmi. Una “euforia” durata poco.
“L’aumento dei prezzi delle materie prime osservato dall’estate del 2021 – sottolineano gli esperti della Bce – è stato sempre più considerato come un soffocamento della situazione finanziaria prevista delle famiglie, pesando così sui loro piani di spesa”. Quando la spesa per l’energia aumenta, le famiglie riducono in piccola misura gli acquisti di beni e servizi essenziali. “L’elasticità media di sostituzione tra la spesa per l’energia e altri beni essenziali (ad es. generi alimentari, alloggio e servizi sanitari) è piuttosto bassa. Laddove i bisogni primari sono soddisfatti principalmente attraverso articoli a basso costo (come nel caso delle famiglie con i redditi più bassi), vi è un margine molto limitato per comprimere la spesa per altri beni essenziali in risposta all’aumento dei prezzi dell’energia (con tale ambito stimato allo 0,2% punti di spesa totale per ogni punto percentuale di aumento della spesa energetica)”.
Le famiglie più esposte, rispondono a tali shock riducendo i risparmi o ritardando i pagamenti. Solo il 20% della popolazione più ricca non adegua il proprio comportamento negli acquisti. Le implicazioni distributive sono evidenti, quindi, e significative, e, scrivono gli economisti della Bce, “richiedono misure di politica fiscale mirate”. Intanto, il commissario Gentiloni, nella sua lettera, ricorda la nuova direttiva sull’Iva che consente di abbassare le aliquote, con una soglia minima al 5%, sull’energia, le differenziazioni, riduzione o l’esenzioni delle accise per il consumo delle famiglie e per i carburanti.
“Eccezionalmente – scrive poi – il Consiglio Ue può anche autorizzare gli Stati membri ad abbassare la tassazione anche sotto l’aliquota minima, per considerazioni specifiche e temporaneamente”. Alcune di queste misure verranno riproposte dal governo italiano: il decreto, atteso per questa settimana sul tavolo del Consiglio dei ministri, dovrebbe prevedere la proroga per un altro mese del taglio delle accise sul carburante che riduce il prezzo al distributore dei 30,5 centesimi. Il provvedimento dovrebbe poi rinnovare gli interventi per calmierare le bollette, oltre a rifinanziare il fondo di garanzia sui prestiti e stanziare nuove risorse per l’accoglienza dei profughi e fronteggiare i caro-materiali che mette a rischio le opere pubbliche, molte delle quali sono previste nel Pnrr. Dal decreto arriverà poi una spinta sulle rinnovabili, con misure per accelerarne l’iter autorizzativo.
Lo sviluppo delle energie rinnovabili, poi, è stato ieri al centro dell’incontro, a Gerusalemme, tra il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, e la ministra delle Infrastrutture nazionali, Energia e Risorse idriche, Karine Elharrar. La ricerca sulla produzione e trasporto dell’idrogeno verde e può dare nuovo impulso a progetti infrastrutturali come il gasdotto Eastmed, sottolinea il ministro: il progetto, «molto discusso e poi abbandonato, potrebbe riprendere vigore se la pipeline che unisce Israele all’Italia, e quindi alla Ue fosse disponibile per trasportare non solo gas ma anche idrogeno verde».
«Bisogna coltivare queste relazioni sottolinea il ministro – perché nel momento in cui abbiamo scoperto quanto siamo vulnerabili sotto il punto di vista energetico da cui dipende in buona sostanza anche la nostra libertà, quante più fonti energetiche alternative sono disponibili e quante più sono le nazioni fornitrici, tanto meglio è».
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